Marco
segnala:
Gestione
centralizzata dei ricoveri programmati, con informazione in tempo
reale ai pazienti e trasparenza dei dati. Sistema di allerta nel caso
i tempi oltrepassino le soglie previste. Sale operatorie in funzione
per sei giorni alla settimana. Stop della libera professione nel caso
di sforamento delle attese nel pubblico. Investimenti ad hoc per
aumentare le sedute chirurgiche e incentivi agli operatori sanitari
per le prestazioni aggiuntive. Se necessario, acquisto di prestazioni
chirurgiche dal privato accreditato per abbattere le attese nei casi
più critici. Al via il piano della Regione per abbattere i tempi
d’attesa nelle prestazioni di ricovero programmato.
La
delibera è pronta, è al vaglio dei sindacati e a gennaio andrà
in Giunta per il via libera. Come il 2016 è stato l’anno in cui
sono rientrati nella norma i tempi d’attesa per visite ed esami,
così il 2017 lo sarà per i ricoveri ospedalieri. È la sfida che
viale Aldo Moro lancia alle aziende sanitarie emiliano-romagnole. I
ricoveri programmati sono suddivisi in quattro classi: entro 30
giorni per i casi che possono aggravarsi rapidamente (tumori ad
esempio),entro 60 gg per i casi gravi ma che non manifestano una
tendenza ad evolvere negativamente in tempi rapidi, entro 180 giorni
nei casi per i quali l’attesa non si trasforma in un’emergenza ed
entro 12 mesi per i casi senza dolore, disfunzioni o disabilità.
Le
attese medie, calcolate dalla Regione nel 2016, sono rispettate
in tutte le classi eccetto nella seconda, dove i due mesi diventano
invece 98 giorni( addirittura 113 in libera professione). Per la
Regione i tempi devono essere rispettati non solo nella media, ma
ovunque. E il cittadino deve sapere esattamente quanto deve
aspettare, e nel caso deve ricevere un’alternativa se i tempi si
allungano oltre la soglia. Da qui il piano d’attacco, partito già
a metà di quest’anno ma che ora entra nel vivo delle azioni.
Intanto ogni azienda sanitaria si deve dotare di un responsabile
unico che, come per le liste d’attesa delle prestazioni, controlla
costantemente la situazione e interviene nei casi critici. Il
monitoraggio avviene attraverso uno strumento centralizzato
informatico, Sigla (Sistema integrato gestione liste d’attesa), che
ogni azienda deve alimentare con i propri dati. Nel corso dell’anno
il 90% dei ricoveri per tumore deve avvenire entro i 30 giorni, il
90% delle protesi d’anca entro 180 giorni e il 90% delle
prestazioni oggetto di monitoraggio (ricovero diurno: chemioterapia,
coronarografia, biopsia percutanea del fegato, emorroidectomia,
riparazione di ernia inguinale; ricovero ordinario: by pass
aortocoronarico, angioplastica carotidea, endoarterectomia carotidea,
tonsillectomia) entro i tempi previsti dalla classe di urgenza.
Con
quali strumenti? Intanto le sale operatorie saranno programmate
in funzione della consistenza e criticità delle liste d’attesa e
su sei giorni (e non cinque) alla settimana. Se il maggior utilizzo
delle sale non è sufficiente, le aziende potranno ricorrere ad
accordi con il privato accreditato. Si lavorerà anche
sull’appropriatezza dei ricoveri, e in particolare nei centri
oncologici l’indicazione chirurgica deve essere valutata
dall’intero team multidisciplinare.
Per
aumentare le prestazioni di ricovero, la Regione è pronta a
convogliare il cosiddetto fondo ex 5% (860 mila euro) e almeno il 30%
degli importi dedicati ad riconoscimento di attività aggiuntiva per
reclutare medici e infermieri nelle aree più critiche. Se ancora
tutto ciò non bastasse è previsto il blocco della libera
professione, tendo conto che questa incide per l’1,5% (3.024
ricoveri su 197 mila nel 2015). La speranza in viale Aldo Moro è di
vincere la battaglia, come è avvenuto per visite ed esami.
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