|
Mario Verati
|
E'
deceduto, dopo una lunga degenza, il lagunese Mario Verati, meglio
conosciuto come 'Mario dla Masca' (Mario della Mosca). Mosca è il
toponimo del fondo dove risiedeva quale coltivatore diretto. Aveva 96 anni.
Una vita
particolare la sua, istintiva, interamente dedicata alla famiglia e
al lavoro, basata sulla sua grande forza, maturata nel costante
sforzo di strappare il necessario a una terra severa e impegnativa
come quella dell'Appennino. E nessuno ormai crede, e lo ritiene una
frottola, al racconto della sfida di cui fu protagonista negli anni
'60, quando ancora la giovinezza lo assisteva: trasportò sulle
spalle un quintale di grano da Codivilla, il centro frazionario di
Lagune, fino a Sasso Marconi, scommettendo il grano di cui era
caricato.
Il tutto era nato in una serata di primavera all'osteria
di Codivilla, dove i racconti fiabeschi, annaffiati dal vino, non
mancavano. In una di queste narrazioni, Mario, figura esile, magra,
con la sua vocina flebile, dichiarò candidamente, indicando un sacco
di grano all'ingresso della cucina dell'osteria, “ quello io lo
porto da qui al Borgo se dopo è mio”.
I presenti accolsero la
sfida ed iniziò quindi un intenso lavoro di preparazione. Agli
increduli si aggiunsero anche i divertiti, poiché quell'affermazione
che si sparse rapidamente fino a raggiungere il centro di Sasso, non
poteva che essere stata pronunciata da un 'millantatore sbruffone'.
Così Mario, alla presenza di parecchi testimoni tra cui anche il
vicesindaco Attilio Mazzini, 'Titti', che seguiva il corteo in
macchina, si caricò il quintale sulle spalle e passo dopo passo
raggiunse il Borgo fermandosi una sola volta perchè scivolò sulla
ghiaia della comunale ( l'accordo concedeva tre soste).
Giunto a
Sasso Marconi, dopo 5 chilometri di camminata con un carico superiore
al suo peso e davanti ai presenti, basiti per quella impresa,
dichiarò: “ Adesso, per un altro quintale di grano sono pronto a
riportarlo a Lagune” . Nessuno a quel punto azzardò raccogliere
la seconda sfida.
Fra i testimoni dell'accaduto c'ero anch'io,
bambino lagunese, e ricordo perfettamente le luci lente che
percorrevano la comunale di fronte a casa mia. Chiesi il perchè di
quel procedere lento e mi fu spiegato che era l'auto degli
scommettitori che seguiva il lento procedere di Mario con il quintale
di grano addosso, per verificare che non avvenissero imbrogli.
Dovettero invece constatare a loro spese che quel piccolo uomo 'non
raccontava balle'.
Anni
più tardi, in una intervista, chiesi a Mario il perchè di tanta
fatica per un solo quintale di grano. E lui rispose. “ Allora un
quintale di grano costava 6.500 lire e io lavoravo da 'bur a bur' (
dall'alba al tramonto) per 1.000 lire”. Insomma quel quintale era
il lavoro di una settimana. Il tempo era passato ma il prezzo del
grano non era mutato nonostante la forte inflazione dell'epoca e ciò
rendeva ancora meno credibile il racconto.
Oggi,
accompagnando Mario nell'ultimo viaggio ripensavo a quel viaggio
d'altri tempi e a quella vita povera e piena di fatiche che ci
condusse ai successi economici degli anni seguenti.
Mario
è stato uno degli ultimi testimoni di una grande generazione.