domenica 18 dicembre 2016

Interventi sei giorni su sette e incentivi Il piano per ridurre i tempi dei ricoveri. Le priorità per la Regione sono tumori e protesi d’anca. Stop alla libera professione nei casi critici.


Marco segnala:


Gestione centralizzata dei ricoveri programmati, con informazione in tempo reale ai pazienti e trasparenza dei dati. Sistema di allerta nel caso i tempi oltrepassino le soglie previste. Sale operatorie in funzione per sei giorni alla settimana. Stop della libera professione nel caso di sforamento delle attese nel pubblico. Investimenti ad hoc per aumentare le sedute chirurgiche e incentivi agli operatori sanitari per le prestazioni aggiuntive. Se necessario, acquisto di prestazioni chirurgiche dal privato accreditato per abbattere le attese nei casi più critici. Al via il piano della Regione per abbattere i tempi d’attesa nelle prestazioni di ricovero programmato.

La delibera è pronta, è al vaglio dei sindacati e a gennaio andrà in Giunta per il via libera. Come il 2016 è stato l’anno in cui sono rientrati nella norma i tempi d’attesa per visite ed esami, così il 2017 lo sarà per i ricoveri ospedalieri. È la sfida che viale Aldo Moro lancia alle aziende sanitarie emiliano-romagnole. I ricoveri programmati sono suddivisi in quattro classi: entro 30 giorni per i casi che possono aggravarsi rapidamente (tumori ad esempio),entro 60 gg per i casi gravi ma che non manifestano una tendenza ad evolvere negativamente in tempi rapidi, entro 180 giorni nei casi per i quali l’attesa non si trasforma in un’emergenza ed entro 12 mesi per i casi senza dolore, disfunzioni o disabilità.
Le attese medie, calcolate dalla Regione nel 2016, sono rispettate in tutte le classi eccetto nella seconda, dove i due mesi diventano invece 98 giorni( addirittura 113 in libera professione). Per la Regione i tempi devono essere rispettati non solo nella media, ma ovunque. E il cittadino deve sapere esattamente quanto deve aspettare, e nel caso deve ricevere un’alternativa se i tempi si allungano oltre la soglia. Da qui il piano d’attacco, partito già a metà di quest’anno ma che ora entra nel vivo delle azioni. Intanto ogni azienda sanitaria si deve dotare di un responsabile unico che, come per le liste d’attesa delle prestazioni, controlla costantemente la situazione e interviene nei casi critici. Il monitoraggio avviene attraverso uno strumento centralizzato informatico, Sigla (Sistema integrato gestione liste d’attesa), che ogni azienda deve alimentare con i propri dati. Nel corso dell’anno il 90% dei ricoveri per tumore deve avvenire entro i 30 giorni, il 90% delle protesi d’anca entro 180 giorni e il 90% delle prestazioni oggetto di monitoraggio (ricovero diurno: chemioterapia, coronarografia, biopsia percutanea del fegato, emorroidectomia, riparazione di ernia inguinale; ricovero ordinario: by pass aortocoronarico, angioplastica carotidea, endoarterectomia carotidea, tonsillectomia) entro i tempi previsti dalla classe di urgenza.
Con quali strumenti? Intanto le sale operatorie saranno programmate in funzione della consistenza e criticità delle liste d’attesa e su sei giorni (e non cinque) alla settimana. Se il maggior utilizzo delle sale non è sufficiente, le aziende potranno ricorrere ad accordi con il privato accreditato. Si lavorerà anche sull’appropriatezza dei ricoveri, e in particolare nei centri oncologici l’indicazione chirurgica deve essere valutata dall’intero team multidisciplinare.
Per aumentare le prestazioni di ricovero, la Regione è pronta a convogliare il cosiddetto fondo ex 5% (860 mila euro) e almeno il 30% degli importi dedicati ad riconoscimento di attività aggiuntiva per reclutare medici e infermieri nelle aree più critiche. Se ancora tutto ciò non bastasse è previsto il blocco della libera professione, tendo conto che questa incide per l’1,5% (3.024 ricoveri su 197 mila nel 2015). La speranza in viale Aldo Moro è di vincere la battaglia, come è avvenuto per visite ed esami.


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