venerdì 21 febbraio 2025

Cinque anni dopo il Covid: medici da eroi a dimenticati. Il dossier Cimo-Fesmed: "Per il 58% il lavoro è peggiorato"



A cinque anni dall'inizio dell'emergenza Covid-19, la disillusione ha preso il posto della speranza tra i medici ospedalieri italiani. Il 76% ritiene che il Servizio sanitario nazionale sia peggiorato e il 58% giudica negativamente l'evoluzione della propria professione.

È quanto emerge dal dossier "Dimenticati - Ritratto dei medici ospedalieri a cinque anni dall'inizio dell'emergenza Covid-19", pubblicato dalla Federazione Cimo-Fesmed sulla base di un sondaggio che ha coinvolto 2.168 camici bianchi. I dati delineano un quadro critico: il 72% dei medici lavora oltre le 38 ore settimanali, il 38% ha accumulato più di 50 giorni di ferie non godute, mentre le aspettative di crescita professionale e salariale maturate durante la pandemia si sono drasticamente ridimensionate.

Turni massacranti e carenza di personale

L'indagine fotografa un sistema sanitario sotto pressione, con organici ridotti all'osso: il 76% degli intervistati lavora in reparti con personale insufficiente. Per garantire la copertura dei turni, il 52% supera abitualmente le 48 ore settimanali e il 20% lavora oltre questo limite. Anche le ferie restano un miraggio: il 45% ha tra 11 e 50 giorni di ferie arretrate, il 23% tra 51 e 100 giorni, mentre il 15% ne ha accumulati più di 100.

Stress e rischio di errore in aumento

Le condizioni di lavoro pesano sul benessere psicofisico dei medici: il 57% si sente molto stressato e solo il 2% riesce a conciliare adeguatamente vita privata e professionale. Il 38% valuta pessima la propria qualità della vita e il 57% denuncia un rapporto eccessivo tra carico di lavoro e rischio di errore.

Fuga dal pubblico: cresce la tentazione di emigrare

Il malcontento spinge molti a guardare altrove: il 33% ritiene che all'estero il lavoro medico sia più valorizzato, il 18% vede nella libera professione una via d'uscita, il 10% guarda al settore privato e il 7% si orienta verso il lavoro a gettone. Solo il 32% considera l'ospedale pubblico il luogo più gratificante per esercitare la professione.

L'allarme di Cimo-Fesmed: "Senza medici, non c'è salute"

"Quel che emerge dall'indagine è disarmante" commenta Guido Quici, presidente di Cimo-Fesmed. "Speravamo che la pandemia avesse fatto comprendere l'importanza del ruolo del medico e del SSN, ma a soli cinque anni di distanza ci sentiamo dimenticati. I medici sono sempre più stremati e delusi, e temiamo che le nuove generazioni si allontanino sempre più dal pubblico. Occorre rendere nuovamente attrattivo il lavoro negli ospedali, altrimenti ben presto non ci saranno più medici e senza medici non c'è salute".

·         Fonte: quotidianosanita.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

A parlarne è il noto medico legale spagnolo Manuel J. Rodriguez che sconfessa totalmente la narrazione raccontando il dramma delle reazioni avverse da vaccino nei bambini.
'Dalle autopsie non è stato trovato nulla di quello che attribuiscono al Covid. Nulla di nulla. Prima trovavamo coaguli di 5 o 6 cm al massimo, adesso i coaguli sono di 1 metro'
'Nei bambini patologie mai viste, fegati distrutti, patologie intracerebrali' GRAZIE MEDICIEROI.