La
pera del Brasimone, un altro tassello che arricchisce la biodiversità
dell'Appennino bolognese o un frutto selvatico che si è moltiplicato
sulle rive del bacino montano nel recente periodo di abbandono della
agricoltura ?
A
dare una risposta all'interrogativo è già all'opera del professor
Silviero Sansavini che, insieme al professor Vincenzo Ancarani e al
biologo Luca Dondini, arriverà in Appennino, accompagnato dal una
troupe televisiva per documentare questo e altri ritrovamenti molto
interessanti.
Intanto,
un effetto la pera del Brasimone, la cui scoperta la si deve alla
piccola Noemi, l'ha già fatto: il professor Sansavini ha sospeso la
distribuzione e la presentazione del suo corposo volume che riporta i
risultati di tutte la sue lunghe e fruttifere indagini sulle
produzioni storiche dell'Appennino Bolognese, per potevi inserire
queste ultime scoperte a dare così una importante informazione,
possibilmente completa, sulle tante biodiversità che fanno
dell'Appennino bolognese uno scrigno unico di tesori ambientali.
Racconta
Antonio Contini di Riola che la figlia Noemi, anche se scettica sulle
ricerche del padre, attento collaboratore di Sansavini, ha
individuato passeggiando lungo le sponde del bacino, la foglia della
pianta di pera sfuggita persino al padre. Contini, resosi conto della
bella scoperta, ha poi allargato la perlustrazione individuando in
un'area, nemmeno tanto grande, oltre 200 piante, e ciò fa ritenere
che fosse una piantagione di una pera di cui si era persa la
conoscenza.
Contini chiederà poi che, se la scoperte si rivelerà
importante, che la pera sia intitolata alla figlioletta e che la si
chiami quindi 'Pera Noemi'.
Foto d'archivio
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