mercoledì 29 luglio 2020

Maria di pesci nel fiume Reno

Con una nota dal titolo 'IL BACINO DI PAVANA ED I PESCI DEL FIUME RENO' Marta Evangelisti e Stefano Petroni denunciano lo scempio ambientale dovuto alla apertura della diga di Pavana. Tonnellate di liquami si sono riversate nel Reno e questo ha devastato tutta la fauna che viveva nel fiume. Alle 18 di ieri le acque erano ancora nere e la Polizia locale, intervenuta, ha paventato l'ipotesi che possa protrarsi per altri giorni.

Una volta c'era la commissione ittica di zona che tramite i volontari spostava il pesce più vicino alla diga e poi monitorava assieme all’Enel che ciò che usciva dalla paratia fosse per più del 50% acqua.
Attualmente la commissione ittica è regionale, per cui non si occupa delle “bazzecole” come queste, il Comune invece pare dovrebbe essere il gestore, oppure pare potrebbe assegnare la gestione, cosa che nessun comune ha fatto.
Bisognerebbe rileggere bene la legge, bisognerebbe lo facessero i sindaci interessati, visto che appunto - pare - non abbiano voluto assegnare la gestione del fiume alle Società di pesca della Zona. 

Di chi è la responsabilità di tutto ciò? Oltre al fatto che animali sono morti in questo modo - carpe, cavedani, barbi in grande numero - cosa comporterà ciò in termini igienico-sanitari? 


I sindaci dell'Unione dei comuni dell'Appennino bolognese chiedono alla Regione Emilia-Romagna di attivarsi per verificare la situazione delle acque del Reno e del Limentra, a seguito delle operazioni sulla diga di Pavana, che hanno comportato problemi nei fiumi con la conseguente morte di un'enorme parte della fauna ittica presente.

« L'Appennino è una riserva naturale unica, e ciò che è avvenuto ci preoccupa non poco» spiega il presidente dell'Unione dell'Appennino bolognese Maurizio Fabbri « nel territorio appenninico ci sono altre dighe e certe operazioni hanno creato problemi anche in passato. Recentemente siamo riusciti, grazie anche alle associazioni di pescatori, a gestire meglio le operazioni sulle dighe, salvaguardando la fauna. Ci chiediamo perché non sia avvenuto lo stesso in questo caso. La Regione di competenza della diga di Pavana è la Toscana, ma i danni principali di questa operazione ricadono sul versante emiliano. Chiediamo conto quindi alla nostra Regione di ciò che è successo e di rilevare eventuali precise responsabilità di quello che pare un danno ambientale importante»

3 commenti:

Unknown ha detto...

È come al solito nessun colpevole.

Anonimo ha detto...

Perchè i liquami nell'acqua della diga?

Anonimo ha detto...

Da quando le competenze sulla pesca sono passate dalla Provincia alla Regione le cose sono peggiorate tantissimo. Parlo per quello che riguarda l’Emilia Romagna ma non credo che in Toscana le cose siano molto diverse. Solo un esempio, le guardie volontarie GEV e quelle della FIPSAS hanno gli storditori per il recupero del pesce per metterlo in salvo o per fare i censimenti in modo da monitorare l’effetto delle immissioni e quello delle misure prese a difesa della fauna ittica, questi hanno anche elementi abilitati all’uso degli storditori, gente che ha fatto un apposito corso, bene, quando le competenze erano della Provincia le guardie volontarie abilitate erano autorizzate all’uso di queste apparecchiature, da quando le competenze sono passate alla Regione nessuno vuole assumersi la responsabilità di autorizzare l’uso degli storditori, questi apparati rimangono inutilizzati nei magazzini e per il recupero del pesce occorre rivolgersi a dite specializzate che non lo fanno certo gratis.