Sollecitato da Dubbio
Mappare
le criticità dell’offerta, ricollocare nel pubblico i posti letti
mancanti all’ospedale Sant’Orsola e prevedere un limitato e
temporaneo spostamento sul privato. Sono i tre capisaldi che
supporteranno un documento con le linee di indirizzo strategico per
governare la questione dei posti letto nell’area metropolitana di
Bologna,
dopo i tagli annunciati nei giorni scorsi per via delle condizioni di
sicurezza legate alla pandemia Covid-19. Queste linee di indirizzo,
che si pongono l’obiettivo principale di mantenere l’offerta in
ambito pubblico, sono state individuate al termine di un incontro che
si è svolto ieri tra le organizzazioni sindacali e l’assessore
regionale alla Sanità Raffaele
Donini. Il
documento sarà redatto da un gruppo di lavoro con lo stesso Donini,
il rettore dell’Università di Bologna Francesco
Ubertini, il
presidente della Conferenza socio-sanitaria metropolitana
Giuliano Barigazzi
e i direttori generali delle Aziende USL di Bologna e Imola
Chiara Gibertoni e
Andrea Rossi.
La
prima linea di indirizzo riguarderà una mappatura completa delle
criticità, tale da consentire interventi rapidi sulle situazioni più
difficili così da permettere una diminuzione contenuta dei posti
letto. La seconda, fortemente voluta dai sindacati, riguarda la
ricollocazione dei posti letto mancanti al Sant’Orsola nelle
strutture pubbliche, a partire dall’ospedale Maggiore e dal
Bellaria. La terza definisce il carattere transitorio e temporaneo
dello spostamento dell’offerta al privato (che contiamo essere
molto inferiore rispetto ai numeri prospettati in questi giorni). Le
altre direttrici sono finalizzate ad una maggiore integrazione della
rete ospedaliera e alla necessaria rimodulazione dei piani di
investimento per creare la condizione della riapertura dei posti in
ambito pubblico.
«Apprezziamo
l’impegno e la volontà della Regione di aprire una discussione per
governare questa transizione, con al centro la gestione del pubblico
e il ruolo dei professionisti delle Aziende del SSR che hanno
permesso ai cittadini dell’Emilia-Romagna di uscire da questa crisi
sanitaria», ha dichiarato Marco Blanzieri della
FP CGIL Emilia-Romagna e Gaetano
Alessi della FP
CGIL Bologna. «Il nostro è un modello assai distante da quello
lombardo, che fa della gestione privata il proprio modus operandi,
naufragato nelle settimane più critiche della pandemia e che ancora
oggi nuota in acque agitate», concludono Blanzieri e
Alessi.
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