lunedì 20 aprile 2020

L'Appennino, tanto amato e tanto trascurato

Dubbio segnala un pezzo, uscito su VergatoNews, che propone interessanti considerazioni sull'Appennino. Riteniamo utile sottoporlo all'attenzione dei lettori, in quanto l'argomento, particolarmente sentito nelle nostre zone, è stato oggetto anche di alcuni recenti interventi su questo blog. .


Prof. Dario Mingarelli : Alcune riflessioni come contributo per lo sviluppo futuro e diverso del nostro amatissimo Appennino. 

 

LE EMERGENZE


Lo squilibrio economico e sociale delle nostre montagne rispetto allo sviluppo avanzato che  caratterizza la nostra  Regione, è sotto gli occhi di tutti, o meglio dovrebbe, anche per coloro che godono di un osservatorio privilegiato dagli scranni di comando della nostra Regione.
 Lo sviluppo economico ha favorito i centri maggiori dotati ampiamente di servizi e infrastrutture, mettendo in ombra, da sempre, le aree appenniniche
Gli indicatori statistici, basta leggerli, evidenziano, in modo chiaro, il ritmo e l’intensità degli squilibri territoriali.    
La progressiva concentrazione dei servizi, del capitale e delle infrastrutture sociali e civili che si è realizzata nelle zone urbane è conseguenza anche della mancanza di una politica programmata dell’intervento pubblico che ha quasi sempre finito col rispondere ad una logica che non prevedeva una politica di DISTRIBUZIONE EQUILIBRATA e legata alle esigenze del territorio, delle risorse pubbliche disponibili.

Faccio presente come nelle zone lungo la via Emilia e in quelle di concentrazione urbana si verificano fenomeni di congestione, di disgregazione sociale, di deculturazione a dimostrazione che lo sviluppo di tali aree non ha favorito nè l’ambiente nè l’armonia delle comunità.
Le aree collinari e montane rappresentano il 50% del territorio regionale e le statistiche ci dicono che la popolazione appenninica ha avuto un decremento del 40% rispetto al censimento del  '51 con un lieve e non rimarcabile recente piccolo incremento. 
Lo spopolamento di un area così vasta ha moltiplicato l’esistenza di problemi economici, sociali e disastri geologici.
Il nostro Appennino è un vecchio con i piedi di argilla. I problemi geologici, stante l’attuale politica, porteranno la nostra zona a disastri irreparabili.
Nei comuni della media e alta valle del Reno, esistono oltre 400 movimenti franosi e il rischio idrogeologico coinvolge ormai il 95% della nostra montagna.

Alla crisi demografica si aggiunge LA CRISI NEI DIVERSI SETTORI PRODUTTIVI.
In particolare è preoccupante LA CRISI DELL’AGRICOLTURA caratterizzata da cause, direi, evidenti:
  • invecchiamento della popolazione
  • l’esodo della popolazione attiva
  • una occupazione monosettoriale
  • la presenza di infrastrutture insufficienti e strutture aziendali sfavorevoli (parcellizzazione dei terreni)  
  • scarso associazionismo.

Anche se l’Europa prevede specifici provvedimenti per la montagna, tali provvedimenti sono limitati, limitate le risorse ad essi destinati e in vari casi (vedi i GAL) non hanno avuto una applicazione tempestiva e appropriata. L’industria, essenziale per uno sviluppo equilibrato, presenta insofferenze per mancanza di viabilità adeguata.
VANNO AIUTATE E SUBITO LE IMPRESE DI TIPO ARTIGIANALE sul piano dell'organizzazione tecnologica e della competitività. Per il comparto TURISMO, non si è riusciti ancora a sfruttare pienamente il ricco potenziale delle risorse attrattive dell’ambiente montano sia per i beni culturali presenti che per le bellezze naturali (parchi  e loro funzionalità).

Prof. Dario Mingarelli –
Presidente del Consorzio Produttori della mela Rosa Romana dell’Appennino 




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