domenica 26 aprile 2020

Strage di anziani, choc in Emilia: 'Lì dentro si muore, qual è il problema?'

Dubbio sollecita la pubblicazione dell'articolo di Giuseppe De Lorenzo pubblicato da Il Giornale, di cui riportiamo una parte
Foto La Presse

"Il direttore sanitario aveva verificato patologie di difficile interpretazione e alcuni decessi che iniziavano ad emergere. Ha segnalato tutto all'Ausl, chiedendo tamponi, ma ha avuto risposte incomplete e non immediate". Sasso Marconi, piccolo paese alle porte di Bologna. A parlare al Giornale.it è una fonte di alto livello vicina alla direzione di Villa Teresa, casa di cura per anziani falcidiata dal coronavirus.

Su circa ottanta ospiti, il bollettino riporta trenta decessi negli ultimi due mesi, di cui almeno 15 con sintomi influenzali o infetti. Molti sono stati trasferiti, i positivi non mancano. Una strage simile a quelle registrate in Lombardia, Toscana, Veneto, Lazio e ovviamente in altre zone dell’Emilia. Ma mentre in quasi tutta Italia si punta il dito contro le direzioni delle strutture, nella città dove aveva la sua residenza Guglielmo Marconi c'è chi sposta l'attenzione più a monte. Cioè verso la gestione dell'emergenza da parte dell'Azienda ospedaliera emiliana. "Non c'è stata una solerte reazione dell'Ausl", riporta la fonte secondo cui i tamponi sarebbero arrivati tardi e non a sufficienza. "Un intervento tempestivo poteva forse arginare in parte lo sviluppo del problema".

Tutto inizia un mese esatto fa, il 25 marzo, quando il direttore sanitario di Villa Teresa invia una e-mail all'Ausl per informare la presenza di "ospiti sospetti per Covid-19" all’interno della struttura. L’epidemia in Italia è già esplosa da qualche giorno, ma in pochi ancora guardano alle case per anziani come a bombe epidemiologiche pronte ad esplodere. A Villa Teresa c'è però chi teme un focolaio. In quel momento, secondo quanto risulta al Giornale.it, almeno 13 ospiti mostrano linee di febbre, di cui 4 con difficoltà respiratorie. "I tamponi sono stati fatti il 28 marzo su un cluster di pazienti segnalati", dice il dottor Vittorio Zatti, direttore sanitario della Villa. Bene, ma quanto era ampio il cluster? Sono stati inclusi tutti e 13 i sospetti? "Dopo tale data - aggiunge - ho richiesto i tamponi a tutti gli ospiti presenti in struttura compresi gli asintomatici". Ed è proprio qui che sorge il dubbio: i test sui casi dubbi sono stati fatti? "Villa Teresa - spiega la fonte - ha sempre segnalato i diversi sviluppi, richiedendo in continuazione di fare uno screening preventivo completo della situazione, ma c'è stata difficoltà di risposta da parte dell'azienda Usl". Almeno fino a Pasqua, quando si sono "palesati casi conclamati, è uscita la notizia" e allora "sono partiti gli screening a tappeto".A Sasso Marconi forse nessuno se l'aspettava, o almeno non così devastante. La struttura gode di buona fama ed è attiva dal 1972, ospita anche anziani non autosufficienti e 60 posti sono in convenzione con l'Ausl. L'amministrazione comunale sostiene di aver scoperto i contagi "intorno al 10 aprile", quando la situazione era ormai "già orientata all'epidemia". In quei giorni almeno 10 ospiti sono stati trasferiti in ospedale e ora si sta lavorando per portarne altri 18 in nosocomi della provincia. La situazione è critica: gli operatori sono ridotti all'osso e tra quarantene e malattie ne sono rimasti solo una quindicina su 65. Il Comune assicura che all’interno tutte le misure preventive sono state messe in atto, dalla consegna dell'uso dei Dpi "sin dai primi giorni dell’emergenza" fino alla creazione di aree separate per sani e infetti. Anche la Cgil lo conferma: "I lavoratori ci hanno detto che le mascherine sono state date tempestivamente - ha spiegato il sindacalista Manuel Mesoraca a Repubblica - E so che nelle ultime settimane sono state anche implementate le pulizie". Ma se la struttura ha sempre rispettato "tutte le indicazioni operative per prevenire la diffusione dell’infezione", come si spiega l'ecatombe?

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