Dubbio sollecita la pubblicazione dell'articolo di Giuseppe De Lorenzo pubblicato da Il Giornale, di cui riportiamo una parte
Foto La Presse |
"Il
direttore sanitario aveva verificato patologie di difficile
interpretazione e alcuni decessi che iniziavano ad emergere. Ha
segnalato tutto all'Ausl,
chiedendo tamponi, ma ha avuto risposte incomplete e non immediate".
Sasso Marconi, piccolo paese alle porte di Bologna. A parlare al
Giornale.it è
una fonte di alto livello vicina alla direzione di Villa
Teresa, casa di
cura per anziani falcidiata dal coronavirus.
Su
circa ottanta ospiti, il bollettino
riporta trenta decessi negli ultimi due mesi, di cui almeno 15
con sintomi influenzali o infetti. Molti sono stati trasferiti, i
positivi non mancano. Una strage simile a quelle registrate in
Lombardia, Toscana, Veneto, Lazio e ovviamente in altre zone
dell’Emilia. Ma mentre in quasi tutta Italia si punta il dito
contro le direzioni delle strutture, nella città dove aveva la sua
residenza Guglielmo Marconi c'è chi sposta l'attenzione più a
monte. Cioè verso la gestione dell'emergenza da parte dell'Azienda
ospedaliera emiliana.
"Non c'è stata una solerte reazione dell'Ausl", riporta la
fonte secondo cui i tamponi sarebbero arrivati tardi e non a
sufficienza. "Un intervento tempestivo poteva forse arginare in
parte lo sviluppo del problema".
Tutto
inizia un mese esatto fa, il 25 marzo, quando il direttore sanitario
di Villa Teresa
invia una e-mail all'Ausl per informare la presenza di "ospiti
sospetti per Covid-19"
all’interno della struttura. L’epidemia in Italia è già esplosa
da qualche giorno, ma in pochi ancora guardano alle case per anziani
come a bombe epidemiologiche pronte ad esplodere. A Villa Teresa c'è
però chi teme un focolaio. In quel momento, secondo quanto risulta
al Giornale.it,
almeno 13 ospiti mostrano linee di febbre, di cui 4 con difficoltà
respiratorie. "I tamponi sono stati fatti il 28 marzo su un
cluster
di pazienti segnalati", dice il dottor Vittorio
Zatti, direttore
sanitario della Villa. Bene, ma quanto era ampio il cluster?
Sono stati inclusi tutti e 13 i sospetti? "Dopo tale data -
aggiunge - ho richiesto i tamponi a tutti gli ospiti presenti in
struttura compresi gli asintomatici". Ed è proprio qui che
sorge il dubbio: i test sui casi dubbi sono stati fatti? "Villa
Teresa - spiega la fonte - ha sempre segnalato i diversi sviluppi,
richiedendo in continuazione di fare uno screening preventivo
completo della situazione, ma c'è stata difficoltà di risposta da
parte dell'azienda Usl". Almeno fino a Pasqua, quando si sono
"palesati casi conclamati, è uscita la notizia" e allora
"sono partiti gli screening
a tappeto".A Sasso Marconi forse nessuno se l'aspettava, o
almeno non così devastante. La struttura gode di buona fama ed è
attiva dal 1972,
ospita anche anziani non autosufficienti e 60 posti sono in
convenzione con l'Ausl. L'amministrazione comunale sostiene di aver
scoperto i contagi "intorno al 10 aprile", quando la
situazione era ormai "già orientata all'epidemia". In quei
giorni almeno
10 ospiti sono stati trasferiti in ospedale e ora si sta
lavorando per portarne altri 18 in nosocomi della provincia. La
situazione è critica: gli operatori sono ridotti all'osso e tra
quarantene e malattie ne sono rimasti solo una quindicina su 65. Il
Comune assicura che all’interno tutte le misure preventive sono
state messe in atto, dalla consegna dell'uso dei Dpi
"sin dai primi giorni dell’emergenza" fino alla creazione
di aree separate per sani e infetti. Anche la Cgil lo conferma: "I
lavoratori ci hanno detto che le mascherine sono state date
tempestivamente - ha spiegato il sindacalista Manuel
Mesoraca a
Repubblica
- E so che nelle ultime settimane sono state anche implementate le
pulizie". Ma se la struttura ha sempre rispettato "tutte le
indicazioni operative per prevenire la diffusione dell’infezione",
come si spiega l'ecatombe?
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