La
Soprintendenza per i Beni Archeologici dellEmilia-Romagna
informa:
Una teca del XVII secolo, un vetro paleocristiano decorato a foglia d’oro e
un mucchietto di ossa vetuste che un cartiglio attribuisce al Corpus Sanctae Deodatae
in un volume che racconta gli studi sulla preziosa
coppa che ha accompagnato in un viaggio avventuroso le reliquie di una martire
decollata, tuttora dall’incerta identità.
Domani, sabato 12 aprile alle 17, nell’Auditorium Primo Maggio di Crevalcore, verrà presentati il volume ‘UN TESORO DI FEDE AL CASTELLO DEI RONCHI. Il vetro dorato paleocristiano e la reliquia di
Santa Deodata’
a cura di Paola Desantis, Marco Marchesini, Silvia Marvelli
Saranno presenti gli autori.
In occasione della presentazione sarà eccezionalmente esposto il vetro, la
reliquia e la teca che li conteneva e saranno disponibili copie del volume
Interverranno il senatore Claudio Broglia, il Presidente
della Provincia di Bologna
Beatrice Draghetti, la consigliera regionale Paola
Marani, la direttora Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici Carla
Di Francesco, il Soprintendente Marco Edoardo Minoja, Fiamma
Lenzi, del Servizio Musei e Beni Culturali, Rita Baraldi, Vice
Sindaco di Crevalcore, Silvia Marvelli, Direttore del Museo Archeologico
Ambientale
Poco più di 8 centimetri. Tanto misura il vetro dorato di IV secolo
rinvenuto nell’agosto 2007 nel Castello dei Ronchi, a Crevalcore. Di splendida fattura,
era in origine il fondo di una coppa e ha avuto una vita avventurosa.
Il volume che racconta la sua storia. Il vetro ritrae due figure maschili,
i santi Pietro e Paolo, in tunica e pallio. Fra le due teste campeggia il
monogramma di Cristo mentre nella cornice cè uniscrizione benaugurale [DI] GNI [TAS
AM]ICORUM PIE ZESE[S] (vanto degli amici, bevi e vivi!), espressa in lingua
greca latinizzata.
Scampato anche al terribile terremoto del maggio 2012, quella scritta
sembra oggi, più che un augurio, una profezia.
Il volume racconta le vicende di un ritrovamento straordinario che trae
origine dal IV secolo ma che attraversa più di 17 secoli di storia
arricchendosi di un portato di eventi, messaggi e sfumati percorsi.
Una storia tornata in vita sette anni fa quando da una teca semidistrutta,
tra un groviglio di stoffe sgualcite, passamanerie e ossa spezzate, vicino a un
teschio con la scritta Corpus Sanctae Deodatae, affiorano i frammenti di un vetro dorato con due
figure togate e uniscrizione circolare. Un classico fondo d’oro come se ne
trovano tanti nelle catacombe romane, murati all’esterno dei loculi per distinguere
le sepolture; all’inizio coppe o bicchieri, poi trasformati in medaglioni.
Come ha fatto un vetro paleocristiano a finire in una teca settecentesca,
assieme alle ossa di unimprecisata Santa Deodata, nella chiesa di una residenza patrizia
crevalcorese di proprietà, fin dal XV secolo, della potente famiglia bolognese
dei Caprara? Quelle reliquie sono vere o fasulle, chi è Santa Deodata, o
meglio qual è, chi e perchè ha trasportato le sue ossa prima a Bologna e poi a
Crevalcore?
Per far luce su questi misteri la Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Emilia-Romagna, il Comune di Crevalcore, l’Istituto per i Beni Artistici
Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna e il Museo Archeologico
Ambientale di San Giovanni in Persiceto hanno coinvolto le più svariate
professionalità, messo a confronto conoscenze e competenze, analizzato dati e
connessioni.
Il volume ripercorre le vicende che hanno portato dal ritrovamento del
reperto al suo restauro, dalla definizione cronologica ai riscontri
iconografici; ricostruisce il percorso storico di Santa Deodata e dà conto dei
risultati delle indagini al radiocarbonio e delle analisi antropometriche e
paleobotaniche. E se alla fine resta incerta lidentità della martire (impossibile
sapere a quale delle tante sante Deodata possano riferirsi quelle ossa), rimane
la piacevole lettura di un accurato lavoro interdisciplinare che va dallo
studio prettamente archeologico del vetro (Cinzia Cavallari) al culto della
Santa e alla traslazione della sua reliquia (Pierangelo Pancaldi), dalla
composizione dei materiali e dal restauro (Rosanna Moradei) allo studio dei
resti scheletrici (Maria Giovanna Belcastro, Greta Bocchini), dalle analisi dei
residui vegetali contenuti nella teca (Marco Marchesini e Silvia Marvelli) alle
vicende del Castello dei Ronchi che ospitò la teca dal 1729 (Alberto
Tampellini).
Dopo il racconto dellispezione subacquea dei pozzi del Castello alla ricerca di depositi antichi
(Gruppo Ravennate Archeologico), il volume si chiude fotografando la realtà
archeologica del territorio, nella speranza dichiarata di poter presto dare
vita a un nuovo polo del Museo Archeologico Ambientale anche a Crevalcore
UN TESORO DI FEDE AL
CASTELLO DEI RONCHI
Il vetro dorato
paleocristiano e la reliquia di Santa Deodata
a cura di Paola
Desantis, Marco Marchesini, Silvia Marvelli
testi di Maria
Giovanna Belcastro, Greta Bocchini, Cinzia Cavallari, Samantha Cortesi, Paola
Desantis, Fabio Lambertini, Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Rosanna Moradei,
Laura Pancaldi, Pierangelo Pancaldi, Elisabetta Rizzoli, Alberto Tampellini,
Carlo Zucchini
Per info sul volume, edito dal Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna,
rivolgersi al Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto
(Bologna), tel. 051 6871757, www.museoarcheologicoambientale.it
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