La moglie e le sorelle : “Ci sentivamo in dovere di dare voce a chi
purtroppo non ne ha più”.
Alessandra
Bonazzi, Silvana e Paola Tarabusi, rispettivamente moglie e sorelle
di Marco Tarabusi, deceduto mentre era impegnato in un intervento
manutentivo a un impianto di Hera,
non accettano la valutazione sul loro congiunto uscita dalle
conclusioni dibattimentali.
Alla
morte di Marco è seguito un lungo processo che vedeva imputati tre
dirigenti dell'azienda. Alla prima assoluzione dei tre imputati è
seguito il ricorso in appello, conclusosi recentemente con la
riconferma del primo giudizio. Ma nella motivazione della sentenza
c'è un passo che indica il comportamento della vittima come
'imprevedibilmente colposo ed esorbitante le funzione ad esso
assegnate'. E' proprio questo passo che i congiunti di Marco non
accettano e chiedono ora che l'agire di Marco sia rivalutato . In un
comunicato esprimono tutta la loro amarezza:
Il
2 dicembre 2010 un operaio di soli 40 anni morì durante lo
svolgimento del suo lavoro di manutentore degli impianti di Fea (
Hera ), di cui era dipendente da oltre 17 anni.
A
distanza di quasi 10 anni, dopo un processo di primo grado ed uno in
appello, si è arrivati alla medesima sentenza: il fatto non
costituisce reato.
Quello
che fa ancora più male però sono state le parole usate per
descrivere la sua presunta condotta in quella maledetta mattina,
ossia: “comportamento imprevedibilmente colposo … esorbitante le
funzioni allo stesso assegnate”.
Questo non era Marco Tarabusi. Chi lo ha conosciuto non può che prendere le distanze da affermazioni del genere che non lo rappresentano minimamente, che suppongono un’arroganza o un comportamento irrispettoso delle regole che non gli appartenevano.
Questo non era Marco Tarabusi. Chi lo ha conosciuto non può che prendere le distanze da affermazioni del genere che non lo rappresentano minimamente, che suppongono un’arroganza o un comportamento irrispettoso delle regole che non gli appartenevano.
Possibile
che sul lavoro fosse così diverso? Quello che è effettivamente
accaduto quella mattina è stato ricostruito senza poter chiedere
anche a lui la versione dei fatti. Purtroppo è facile dare etichette
e colpe a chi non può più difendersi, a chi ora tace per sempre. Tra
le numerose pagine che costituiscono il fascicolo di questa vicenda,
ci sono però elementi che hanno portato la Procura stessa a chiedere
l’Appello…
Marco
è morto una seconda volta. Oltre ad aver perso la vita, è stato
gettato fango anche sulla sua figura di lavoratore e di persona.
Marco
Tarabusi amava la vita, amava la moglie ed i suoi tre figli. Era una
persona solare, piena di energia, amava lo sport e adorava i ragazzi
che allenava a pallavolo. Metteva molto impegno in tutto quello
che faceva, applicandosi con entusiasmo, competenza e determinazione. Amava il suo lavoro, voleva vivere e di certo non si sarebbe
messo in situazioni di rischio.
Ci sentivamo in dovere di dare voce a chi purtroppo non ne ha più.
2 commenti:
Ringrazio Fabbriani per lo spazio concesso.
Silvana Tarabusi
Chi come me ha conosciuto Marco Tarabusi non può credere a queste parole della sentenza perché se c'era una persona meticolosa, seria e precisa quella era Marco. Continuate a lottare. Avete tutta la nostra solidarietà...
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