domenica 29 luglio 2018

Usa, niente passaporto agli evasori. Il piano inizia a produrre risultati


Richiesto da Marco:

220 contribuenti hanno versato al Fisco Usa 11,5 mln di dollari, mentre 1.400 hanno concordato la riduzione del debito

passaporto usa

Non paghi le tasse? Niente viaggi all’estero. È, in sintesi, la politica che gli Stati Uniti hanno deciso di adottare da qualche anno per spingere i contribuenti con debiti fiscali importanti a regolarizzare la propria posizione con l’Irs, l’Agenzia delle Entrate a stelle e strisce. A distanza di due anni dall’introduzione di uno specifico provvedimento all’interno del Fast Act, che permette al dipartimento di Giustizia Usa di negare il passaporto a questi contribuenti morosi, i risultati iniziano finalmente ad arrivare. L’Internal Revenue Agency ha, infatti, cominciato a segnalare ai dipartimenti i profili dei contribuenti con debiti fiscali superiori a 51.000 dollari (che, si stima, superino quota 360mila), in modo tale che possano procedere con la revoca o il blocco del passaporto.
 
Cosa prevede il Fast Act in tema di espatrio
Nel dicembre 2016 negli Stati Uniti è stata introdotta una norma che limitava le concessioni e i rinnovi dei passaporti per gli evasori fiscali che avessero accumulato un debito consistente con il fisco americano. La cifra in questione si aggira oggi sui 51mila dollari (comprensivi di sanzioni e interessi): il provvedimento stabilisce, infatti, che venga aggiornata ogni anno, in modo da tenere conto dell’andamento dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita.
In base alle disposizioni contenute nel
Fixing America’s Surface Transportation Act, l’Agenzia delle Entrate americana segnala al Dipartimento di Stato il contribuente moroso: il Dipartimento, a questo punto, può procedere al blocco o alla revoca del passaporto, oppure porre altre importanti limitazioni. A ricadere in questa categoria oggi sarebbero circa 362mila statunitensi, che sono stati avvisati dall’Irs tramite una comunicazione scritta all’ultimo indirizzo conosciuto dall’Amministrazione.
In caso di rinnovo, oggi, la pratica del debitore resterà sospesa per 90 giorni, tempo in cui il contribuente potrà regolarizzare la sua posizione fiscale.
La legge prevede comunque delle eccezioni che interessano, per esempio, i cittadini americani che hanno subìto dei furti di identità, quelli che vivono in alcune aree per le quali è stato dichiarato lo stato di calamità naturale o i cittadini che si trovano in bancarotta.
Qualche mese fa l’Irs ha annunciato nuove funzionalità che implementeranno la procedura, andando a rafforzare quanto già previsto dalla legge varata nel dicembre 2015.
 
I risultati del provvedimento
Il Dipartimento di Stato americano ha confermato al Wall Street Journal che alcuni passaporti sono stati già negati, anche se fino a questo momento ci si è limitati a negare le nuove emissioni o i rinnovi, ma non sono stati ancora revocati i passaporti non scaduti. Gli effetti del provvedimento, comunque, non si sono fatti attendere: a fine giugno, 220 contribuenti hanno versato al Fisco 11,5 milioni di dollari per ripagare il loro debito, mentre 1.400 cittadini hanno concordato con l’Amministrazione fiscale un piano per la sua progressiva riduzione.
Per evitare la revoca o il non rinnovo del passaporto, infatti, il contribuente può pagare il proprio debito, concordare un piano di rateazione oppure proporre un’offerta che dovrà essere accettata dall’Irs o dal Dipartimento di Giustizia a titolo di compromesso (nel caso in cui si versi in condizioni finanziarie particolarmente critiche).
Per mantenere il passaporto non è necessario comunque estinguere interamente il proprio debito, ma è indispensabile quantomeno ridurlo, in modo da non rientrare all’interno della categoria di contribuenti “gravemente delinquenti”.
Tra i tanti casi di cittadini americani che hanno risolto i problemi con il fisco per ottenere il via libera ai viaggi, un caso esemplare riguarda un contribuente che, per evitare che gli venisse negato il passaporto, ha versato nelle casse dello Stato circa un milione di dollari: quando è proprio il caso di dire che la libertà non ha prezzo.


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