venerdì 17 ottobre 2014

La Seconda Guerra Mondiale in mostra a Monzuno.



Un passato recente che è già storia e trova testimonianza in una sorprendente mostra allestita da Luca Morini e Giancarlo Rivelli nella sala della Biblioteca Comunale di Monzuno,  organizzata dal Gruppo di Studi Savena Setta Sambro e  dall'associazione Linea Gotica, con il patrocinio del Comune di Monzuno.
Nella mostra è esposta una notevolissima quantità di materiale bellico in uso negli eserciti che si confrontarono sull’Appennino al termine del secondo conflitto mondiale e un altrettanto ricca dotazione di immagini scattate all’epoca dai corrispondenti di guerra. Ne esce un quadro completo del periodo bellico che immerge il visitatore nel clima pesante di una storia ormai abbastanza lontana da essere sconosciuta ai più.
Luca Morini
Altrettanto interessante è poi dialogare con i due curatori, ognuno specialista in un settore: il primo nella ricerca di materiali, per lo più ritrovati nei luoghi che furono teatro degli scontri, il secondo nel rintracciare immagini e testimonianze dirette strappate a coloro che subirono il peso della guerra e seppero superare il momento tragico. Nella presentazione della mostra hanno spiegato la loro singolare, ma non troppo, attrazione per la materia.
Morini, mentre si addentrava nei boschi per cercar funghi ebbe modo di imbattersi nei materiali rimasti sui luoghi di battaglia, nello spostarsi delle linee del fronte e ciò lo ha talmente incuriosito da trasformarlo in ‘cercatore di materiale bellico’. La sua ricerca è stata più che proficua, lo testimonia la mostra.
Giancarlo Rivelli
Rivelli si incuriosì alla materia poiché la madre, ancora bambina,  ebbe la tristissima di trovarsi in un rifugio nella ‘terra di nessuno’ durante un durissimo scontro militare.  Presi tra due fuochi, anche se in rifugio, morirono 9 di coloro che con lei si erano trovati in quella difficile situazione. La madre però non parlava di quei fatti, lo evitava con decisione. Per questo Rivelli cercò di saperne di più da coloro che allora vissero il passaggio della guerra e la ricerca lo portò a contatto con  personaggi e racconti piuttosto singolari. Si appassionò e continuò, e continua tutt’ora, la sua indagine storica, finendo per avere una conoscenza reale e ricchissima del ‘dramma guerra’ in Appennino.
Le due esperienze rende i due ricercatori complementari e soprattutto ascoltandoli si ha il piacere di apprendere come vissero gli abitanti dei paesi attanagliati dalla guerra il passaggio degli eserciti in conflitto. Ne esce una quadro completo, semplice nella sua durezza e coinvolgente per la narrazione appassionata e non cattedratica.
Dialogare con loro è molto piacevole oltre che interessante e, per chi lo ha vissuto, è un po’ tornare ai racconti di storia vera che animavano un tempo le soste notturne davanti ai camini accesi.
Provare per credere.  

La mostra sarà aperta domani, sabato 18 e  domenica 19 ottobre e il fine settimana successivo  25 e 26 ottobre, dalle orari 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.

     L’ingresso è libero. 


    La Mostra
     Il visitatore non si limiterà a trovarsi di fronte a straordinarie divise militari, strumenti dell'epoca e fotografie: sarà letteralmente immerso in un patrimonio unico di storie e vicende che sono appartenuti ai nostri genitori, ai nostri nonni.
Oggetti che raccontano tante “storie” personali di combattenti, civili, uomini e donne: tra di loro per esempio la storia di un orologio ritrovato in Val di Setta e conservato gelosamente da una signora che, residente a Bologna, in fin di vita ha voluto lasciarlo ad una amica di Monghidoro con una promessa: fare di tutto per riconsegnarlo al proprietario, o ai suoi eredi. E quella promessa è stata mantenuta, perché attraverso il numero di matricola si è risaliti al soldato americano a cui quell'orologio appartenne. Non solo: il nipote è venuto in Italia, ha visitato i luoghi dove lo zio ha combattuto e perso la vita, ha potuto riavere l'orologio dai sindaci di Monzuno e Monghidoro ed esclamare commosso ai cittadini che l'hanno accolto “Adesso che vi conosco so che mio zio non è morto invano”. Oppure l'amara storia della fotografia di un soldato, pubblicata sulla rivista americana Life nei giorni stessi in cui egli perdeva la vita nelle battaglie di Monterumici, vicino a Monzuno: anche in questo caso, grazie all'impegno degli appassionati ricercatori, è stato possibile risalire al soldato, entrare in contatto con gli eredi, raccontare la sua vicenda.

Domani,  18 ottobre alle 20,30, è previsto un incontro su “Eserciti e popolazione: come si sposta un esercito e le ricadute sulla popolazione civile”, mentre  domani 19, alle 17 sarà proiettato il film drammatico sulla vita dei reduci “Teresa”, di Fred Zinnemann, del 1951. Ultimo appuntamento la sera del 25 ottobre alle 20,30 con la conferenza “La Liberazione: Lo sfondamento finale degli alleati e le battaglie di Furcoli e Monterumici”. 












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