mercoledì 3 agosto 2011

Una scultura per Carlino.



Sulla tomba di Carlein, ora c’è una scultura lignea che lo riproduce, con accanto l’immancabile cane ‘da tartufi’ e, appoggiato alla parete, ‘al zapatt’ lo strumento per estrarre dal terreno il prezioso tubero.

L’opera identifica ora il luogo, al cimitero di San Lorenzo a Sasso Marconi, dove è sepolto ‘Carlino’, all’anagrafe Carlo Nobili , ma per tutti bastava dire ‘Carlein ‘ e , più di tanti scritti, dà forma al suo ricordo, che non può essere disgiunto dal suo cane e del suo zappetto.

La scultura è opera del nipote Gabriele Bettini, degno erede di Carlino. Da autodidatta è divenuto infatti un esperto liutaio, un individuo che quando si avvia per una impresa l’affronta senza ripensamenti, così come aveva fatto Carlino nella ricerca dei tartufi.

Perfettamente integrato nel suo ambiente naturale come fosse stato un ‘tasso’ o una ‘volpe’ alla cerca, Carlino aveva affinato una tale conoscenza dei luoghi e una tale capacità di ‘scovare’ il tartufo da averlo fatto divenire un ‘mito’. Suo compagno di avventure e amico era Ottorino Vivarelli, un altro mitico tartufaio. I due erano inseparabili e rivali. Ogni uscita partiva con un intenso lavoro di ricerca che portava sempre a una tappa all’osteria, alla verifica dei piacere del cibo e delle chiacchiere intorno alla tavola. Il bel vivere di un tempo diviso fra impegno e svago.

Ottorino se ne è andato prima di lui e per Carlino il divertimento della cerca non è più stato lo stesso. Ora certamente si sono ritrovati.

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