lunedì 13 aprile 2020

FINESTRE SULLA FILOSOFIA



di Marco Leoni

 
DIEGO FUSARO : Eraclito 

pensatore della  Comunità


 
Desidero presentarvi alcune riflessioni di Diego Fusaro sul pensiero
di Eraclito. Queste riflessioni in parte discordano da quelle già
Presentate del prof. Matteo Saudino.

Parlare del pensiero di Eraclito significa immergersi nella galassia dei
cosiddetti pensatori dell’origine come li chiamava Heidegger, per
parlare dei quali occorre innanzitutto congedarsi da un pregiudizio
duro a morire, quello secondo il quale i cosiddetti pensatori dell’origine
Eraclito, Parmenide, Talete, Democrito si sarebbero occupati della
natura quasi come se fossero stati dei potenziali premi Nobel per la
Fisica in camice, in verità non è così perché la physis di cui parlano
non corrisponde alle scienze naturali a cui siamo abituati noi, ma
indica piuttosto la natura del tutto e quindi la totalità in senso
filosofico.
Anche Eraclito vissuto tra il 535 a.c. e il 475 a.c. rientra nel novero
di questi autori che tramite la nozione di physis si occupano della
totaltà filosoficamente.
La sua principale opera sulla physis sulla natura appunto deve essere
intesa come un’opera sulla natura del tutto e non certo come un
manuale di fisica o di biologia; in questo senso le opere dei cosiddetti
pensatori dell’origine, Eraclito compreso, fossero opere innanzitutto di
tipo politico che a partire dalla polis di riferimento, nel caso di Eraclito
Efeso, si interrogavano sulla natura del tutto, la totalità cosmica,
utilizzando e proiettando su scala cosmica categorie politiche operative
all’interno della polis.
Ad es. in Eraclito il FUOCO sempre vivo non esprime altro se non il
conflitto dinamico all’interno della polis elevato a principio universale
della natura del tutto, l’immediatezza del POLEMOS, il conflitto come
Padre di tutte le cose è potremmo dire il conflitto sociale che ritma la
vita della polis trasposto sul piano universale nella forma di un
conflitto Cosmico.
Ora il pensiero di Eraclito deve essere letto in questa chiave, già gli
antichi erano perfettamente consapevoli del fatto che il pensiero di
Eraclito fosse un PENSIERO OSCURO enigmatico, scotoinos, l’oscuro
era del resto l’attributo che spesso veniva riferito a Eraclito.
Lo stesso Socrate dice nei dialoghi platonici che bisogna ricorrere
all’ausilio di un palombaro per non affogare quando ci si immerge
dentro l’opera di Eraclito perché appunto la sua opera è poi semantica
è criptica è difficile da decifrare tanto più che non possediamo l’intera
opera di Eraclito ma possediamo solo alcuni frammenti dell’opera sulla
Natura ed è interessante il fatto che già Diogene Laerzio ricordasse nelle
Vite dei filosofi il fatto che l’opera di Eraclito non parla di natura bensì di
Politica, in particolare della vita politica efesina, in questo senso quando
Eraclito schematizza in uno dei suoi frammenti più interessanti
IL CONFLITTO E’ PADRE DI TUTTE LE COSE, sta come prima dicevo
assumendo il polemos, il conflitto come fondamento dell’universo e lo
fa proiettando sulla scala cosmica quella che è la vita sociale e politica
all’interno della polis efesina in cui appunto troviamo una polis sospesa
fra una dialettica di illimitata espansione mercantile e di colonizzazione
e per un altro verso di tentativo sempre difficile di mantenere un
equilibrio armonico fra le parti all’interno della polis stessa.
La guerra di tutti contro tutti è di fatto il perenne rischio di
annichilimento per la comunità basata sul metro, sulla giusta misura,
la comunità si regge su un ordine instabile, precario di mantenimento
dell’ordine per un verso e di tentativo di illimitatezza di crescita
smisurata per un altro verso e il compito fondamentale è quello di
garantire questo equilibrio dinamico che Eraclito mette a tema tramite
IL FUOCO SEMPRE VIVO, che si accende e si spegne secondo misura,
cioè il conflitto deve essere coessenziale alla vita politica, la quale per
sua natura è conflitto, contrapposizione, lotta.
In questo senso Eraclito è ben prima di Hegel e di Marx, che lo
elogeranno molto, UN PENSATORE DEL CONFLITTO, il conflitto fa
parte della vita della polis, ma deve essere un conflitto SECONDO
MISURA, non deve tradursi in un’illimitatezza che porterebbe alla
dissoluzione della polis stessa, deve essere un conflitto appunto che è
come il fuoco che ha una sua stabilità nel divenire che si regge appunto
sulla stabilità dinamica, che non sta fermo ma è divenendo senza che
questo porti alla dissoluzione della polis e l’obiettivo della filosofia
appunto secondo Eraclito è quello di mantenere quest’ordine dinamico.
C’è un frammento giustamente noto che è esattamente il 22B30 in cui
Eraclito dice : questo ordine che è identico per tutte le cose non lo fece
nessuno degli Dei né degli uomini ma era sempre, è e sarà fuoco
eternamente vivo che secondo misura si accende e secondo misura si
spegne.
Il fuoco è l’elemento dinamico per antonomasia e in ogni momento
diverso e insieme sempre uguale a sé stesso, simboleggia un ordine
che si regge sul dinamismo sul divenire dove appunto l’idea
fondamentale è quella del mantenimento di un limite pur all’interno
del conflitto, di un mantenimento di una misura pur all’interno della
dinamica conflittuale che regola la vita della polis.
Eraclito in termini metaforici scrive in un altro frammento in questo
Caso è il 22B40 e 22B94 scrive : il sole non potrà mai oltrepassare i
giusti limiti, metro, altrimenti le ministre di Dike lo troveranno, appunto
l’idea che il giusto limite non deve essere varcato, altrimenti Dike, la
Giustizia, punirà, la giustizia pretende che il giusto limite venga sempre
rispettato.
Eraclito è passato alla storia ingiustamente come un pensatore
aristocratico e nemico del popolo e della democrazia, là dove invece
se si legge con attenzione la sua filosofia e si leggono con attenzione
i frammenti superstiti del suo pensiero ci si accorge che siamo al
cospetto di un pensatore ultrademocratico, un pensatore comunitario
che legge la filosofia stessa nella sua funzione comunitaria, di
mantenimento dell’ordine della polis.
In un frammento anche questo molto noto, dice : COMUNE E’ A
TUTTI IL PENSARE, tutti gli uomini possono pensare e altrove dice che
a ogni uomo è concesso divenire saggio e conoscere sé stesso, infatti
dice poi Eraclito bisogna seguire ciò che è uguale per tutti ossia ciò che è
comune infatti ciò che è uguale per tutti coincide con ciò che è comune,
ma anche se il logos è uguale per tutti la maggior parte degli uomini vive
come se avesse un proprio intendimento.
Appunto Eraclito instaura un noto paragone fra il mondo della veglia e
quello del sonno, nel mondo della veglia c’è un mondo comune per
tutti, la comunità è la stessa per tutti, tutti fanno parte della comunità,
là dove nel mondo dei sogni ciascuno vive in un mondo suo in cui c’è
solo lui e tutti gli altri non ci sono.
Ora la maggior parte dei cittadini di Efeso, dice Eraclito è come se
vivessero da stolti in un mondo di sogni in cui abbandonano la
dimensione comunitaria e pensano privatisticamente in nome del loro
interesse egoistico e del loro tornaconto personale, per questo appunto
continuamente viene varcato il metro, la giusta misura perché nel
mondo della veglia che è unico e comune a tutti, bisogna lottare per
difendere la comunità, ciascuno deve riconoscersi come parte della
comunità e quindi salvaguardare la polis dalla spinta centrifuga che la
porterebbe alla sua negazione qualora prevalesse la logica del conflitto
illimitato dell’arricchimento smisurato di pochi a danno dei molti. Del
resto Eraclito più che un aristocratico deve essere inteso come un
Ultrademocratico comunitario e per ciò stesso compie una secessione
personale rispetto alla propria città Efeso che aveva storicamente
preferito la sottomissione alla Persia piuttosto che al rispetto delle
leggi del metro.
C’è un frammento molto bello e molto noto anch’esso ed è il
frammento in questo caso B125 in cui scrive Eraclito : luto agisce da
cieco in quanto è causa non di virtù ma di vizio, perciò anche Eraclito
di Efeso inveisce contro gli efesini e non rende loro grazia dicendo :
efesini non venga mai meno a voi la ricchezza in modo che si manifesti
in maniera più chiara il vostro operare da malvagi.
Dunque gli efesini hanno scelto la ricchezza illimitata a deprimento del
metro e della polis ed Eraclito compie una secessione personale rispetto
a loro, si stacca da questa comunità in dissoluzione dove appunto il vero
obiettivo della comunità e della filosofia è quello di combattere in
difesa delle leggi della polis come per le mura della città, dice Eraclito.
Appunto una filosofia ultracomunitaria che ha indotto alcuni interpreti
fra cui Capizzi a sostenere che i frammenti di Eraclito del perifusios non
fossero altro che un commento critico alla costituzione di Efeso.
dunque un testo ultrapolitico che cercava di fare chiarezza filosofica
sui principi stessi della polis in modo ripeto di preservarne l’intima
unità mettendola al riparo dalle contraddizioni e dal rischio di una
illimitatezza in grado di dissolvere lo spirito comunitario.

2 commenti:

nonna gege^ ha detto...

Ho sempre pensato che la filosofia parta dal pensiero di un individuo e siccome ogni persona è a sé (fortunatamente) è naturale che scaturiscano tesi filosofiche diverse. Il giovane filosofo FUSARO si confronta con il filosofo dalla lunga barba SAUDINO su ERACLITO e nascono così divergenze di opinioni.
Mi risulta, d'altronde, che la scienza filosofica non è altro che percezione.Si legge che lo stesso Socrate ebbe problemi a comprendere gli aforismi di Eraclito.
Tenere la finestra "APERTA" sulla filosofia è molto coinvolgente e in questo tempo particolare i momenti che dedico a questa pagina lo considero TEMPO BUONO.

MARCO LEONI ha detto...

Carissima nonna gege^ ti considero la mia lettrice ideale, sei FANTASTICA .
Hai la capacità di arrivare sempre al cuore delle cose, condivido totalmente quello che
dici a proposito del fatto che la filosofia parte dal pensiero di un individuo pertanto
considerando che , fortunatamente , ogni persona è a sè non deve stupire che nascano tesi
filosofiche diverse.
Anche leggere i tuoi commenti è TEMPO BUONO .
Grazie ancora , Marco :