di Marco Leoni
DIEGO
FUSARO : Eraclito
pensatore della Comunità
Desidero
presentarvi alcune riflessioni di Diego Fusaro sul pensiero
di
Eraclito. Queste riflessioni in parte discordano da quelle
già
Presentate
del prof. Matteo Saudino.
“ Parlare
del pensiero di Eraclito significa immergersi nella galassia dei
cosiddetti
pensatori dell’origine come li chiamava Heidegger, per
parlare
dei quali occorre innanzitutto congedarsi da un pregiudizio
duro
a morire, quello secondo il quale i cosiddetti pensatori dell’origine
Eraclito,
Parmenide, Talete, Democrito si sarebbero occupati della
natura
quasi come se fossero stati dei potenziali premi Nobel per la
Fisica
in camice, in verità non è così perché la physis di cui parlano
non
corrisponde alle scienze naturali a cui siamo abituati noi, ma
indica
piuttosto la natura del tutto e quindi la totalità in senso
filosofico.
Anche
Eraclito vissuto tra il 535 a.c. e il 475 a.c. rientra nel novero
di
questi autori che tramite
la nozione di physis si occupano della
totaltà
filosoficamente.
La
sua principale opera sulla physis sulla natura appunto deve essere
intesa
come un’opera sulla natura del tutto e non certo come un
manuale
di fisica o di biologia; in questo senso le opere dei cosiddetti
pensatori
dell’origine, Eraclito compreso,
fossero opere innanzitutto di
tipo
politico che a
partire dalla polis di riferimento, nel caso di Eraclito
Efeso,
si interrogavano sulla natura del tutto, la totalità cosmica,
utilizzando
e proiettando su scala cosmica categorie politiche operative
all’interno
della polis.
Ad
es. in Eraclito il FUOCO
sempre vivo non esprime altro se non il
conflitto
dinamico all’interno della polis elevato a principio universale
della
natura del tutto, l’immediatezza del POLEMOS,
il conflitto come
Padre
di tutte le cose è potremmo dire il conflitto sociale che ritma la
vita
della polis trasposto sul piano universale nella forma di un
conflitto
Cosmico.
Ora
il pensiero di Eraclito deve essere letto in questa chiave, già gli
antichi
erano perfettamente consapevoli del fatto che il pensiero di
Eraclito
fosse un PENSIERO
OSCURO
enigmatico,
scotoinos, l’oscuro
era
del resto l’attributo che spesso veniva riferito a Eraclito.
Lo
stesso Socrate dice nei dialoghi platonici che bisogna ricorrere
all’ausilio
di un palombaro per non affogare quando ci si immerge
dentro
l’opera di Eraclito perché appunto la sua opera è poi semantica
è
criptica è difficile da decifrare tanto più che non possediamo
l’intera
opera
di Eraclito ma possediamo solo alcuni frammenti dell’opera sulla
Natura
ed è interessante il fatto che già Diogene Laerzio ricordasse nelle
Vite
dei filosofi il fatto che l’opera di Eraclito non parla di natura
bensì di
Politica,
in particolare della vita politica efesina, in questo senso quando
Eraclito
schematizza in uno dei suoi frammenti più interessanti
IL
CONFLITTO E’ PADRE DI TUTTE LE COSE,
sta come prima
dicevo
assumendo
il polemos, il conflitto come fondamento dell’universo e lo
fa
proiettando sulla scala cosmica quella che è la vita sociale e
politica
all’interno
della polis efesina in cui appunto troviamo una polis sospesa
fra
una dialettica di illimitata espansione mercantile e di
colonizzazione
e
per un altro verso di tentativo sempre difficile di mantenere un
equilibrio
armonico fra le parti all’interno della polis stessa.
La
guerra di tutti contro tutti è di fatto il perenne rischio di
annichilimento
per la comunità basata sul metro,
sulla giusta misura,
la
comunità si regge su un ordine instabile, precario di mantenimento
dell’ordine
per un verso e di tentativo di illimitatezza di crescita
smisurata
per un altro verso e il compito fondamentale è quello di
garantire
questo equilibrio dinamico che Eraclito mette a tema tramite
IL
FUOCO SEMPRE VIVO, che
si accende e si spegne secondo misura,
cioè
il conflitto deve essere coessenziale alla vita politica, la quale
per
sua
natura è conflitto, contrapposizione, lotta.
In
questo senso Eraclito è ben prima di Hegel e di Marx, che lo
elogeranno
molto, UN
PENSATORE DEL CONFLITTO,
il conflitto fa
parte
della vita della polis, ma deve essere un conflitto SECONDO
MISURA,
non deve tradursi
in un’illimitatezza che porterebbe alla
dissoluzione
della polis stessa, deve essere un conflitto appunto che è
come
il fuoco che ha una sua stabilità nel divenire che si regge appunto
sulla
stabilità dinamica, che non sta fermo ma è divenendo senza che
questo
porti alla dissoluzione della polis e l’obiettivo della filosofia
appunto
secondo Eraclito è quello di mantenere quest’ordine dinamico.
C’è
un frammento giustamente noto che è esattamente il 22B30 in cui
Eraclito
dice : questo ordine che è identico per tutte le cose non lo fece
nessuno
degli Dei né degli uomini ma era sempre, è e sarà fuoco
eternamente
vivo che secondo misura si accende e secondo misura si
spegne.
Il
fuoco è l’elemento dinamico per antonomasia e in ogni momento
diverso
e insieme sempre uguale a sé stesso, simboleggia un ordine
che
si regge sul dinamismo sul divenire dove appunto l’idea
fondamentale
è quella del mantenimento di un limite pur all’interno
del
conflitto, di un mantenimento di una misura pur all’interno della
dinamica
conflittuale che regola la vita della polis.
Eraclito
in termini metaforici scrive in un altro frammento in questo
Caso
è il 22B40 e 22B94 scrive : il sole non potrà mai oltrepassare i
giusti
limiti, metro, altrimenti le ministre di Dike lo troveranno, appunto
l’idea
che il giusto limite non deve essere varcato, altrimenti Dike, la
Giustizia,
punirà, la giustizia pretende che il giusto limite venga sempre
rispettato.
Eraclito
è passato alla storia ingiustamente come un pensatore
aristocratico
e nemico del popolo e della democrazia, là dove invece
se
si legge con attenzione la sua filosofia e si leggono con attenzione
i
frammenti superstiti del suo pensiero ci si accorge che siamo al
cospetto
di un pensatore ultrademocratico, un pensatore comunitario
che
legge la filosofia stessa nella sua funzione comunitaria, di
mantenimento
dell’ordine della polis.
In
un frammento anche questo molto noto, dice :
COMUNE E’ A
TUTTI
IL
PENSARE,
tutti gli uomini possono pensare e altrove dice che
a
ogni uomo è concesso divenire saggio e conoscere sé stesso, infatti
dice
poi Eraclito bisogna seguire ciò che è uguale per tutti ossia ciò
che è
comune
infatti ciò che è uguale per tutti coincide con ciò che è comune,
ma
anche se il logos è uguale per tutti la maggior parte degli uomini
vive
come
se avesse un proprio intendimento.
Appunto
Eraclito instaura un noto paragone fra
il mondo della veglia e
quello
del sonno,
nel mondo della
veglia c’è un mondo comune per
tutti,
la comunità è la stessa per tutti, tutti fanno parte della
comunità,
là
dove nel mondo dei sogni ciascuno vive in un mondo suo in cui c’è
solo
lui e tutti gli altri non ci sono.
Ora
la maggior parte dei cittadini di Efeso, dice Eraclito è come se
vivessero
da stolti in un mondo di sogni in cui abbandonano la
dimensione
comunitaria e pensano privatisticamente in nome del loro
interesse
egoistico e del loro tornaconto personale, per questo appunto
continuamente
viene varcato il metro, la giusta misura perché nel
mondo
della veglia che è unico e comune a tutti, bisogna lottare per
difendere
la comunità, ciascuno deve riconoscersi come parte della
comunità
e quindi salvaguardare la polis dalla spinta centrifuga che la
porterebbe
alla sua negazione qualora prevalesse la logica del conflitto
illimitato
dell’arricchimento smisurato di pochi a danno dei molti. Del
resto
Eraclito più che un aristocratico deve essere inteso come un
Ultrademocratico
comunitario e per ciò stesso compie una secessione
personale
rispetto alla propria città Efeso che aveva storicamente
preferito
la sottomissione alla Persia piuttosto che al rispetto delle
leggi
del metro.
C’è
un frammento molto bello e molto noto anch’esso ed è il
frammento
in questo caso B125 in cui scrive Eraclito : luto agisce da
cieco
in quanto è causa non di virtù ma di vizio, perciò anche Eraclito
di
Efeso inveisce contro gli efesini e non rende loro grazia dicendo :
efesini
non venga mai meno a voi la ricchezza in modo che si manifesti
in
maniera più chiara il vostro operare da malvagi.
Dunque
gli efesini hanno scelto la ricchezza illimitata a deprimento del
metro
e della polis ed Eraclito compie una secessione personale rispetto
a
loro, si stacca da questa comunità in dissoluzione dove appunto il
vero
obiettivo
della comunità e della filosofia è quello di combattere in
difesa
delle leggi della polis come per le mura della città, dice Eraclito.
Appunto
una filosofia ultracomunitaria che ha indotto alcuni interpreti
fra
cui Capizzi a sostenere che i frammenti di Eraclito del perifusios
non
fossero
altro che un commento critico alla costituzione di Efeso.
dunque
un testo ultrapolitico che cercava di fare chiarezza filosofica
sui
principi stessi della polis in modo ripeto di preservarne l’intima
unità
mettendola al riparo dalle contraddizioni e dal rischio di una
illimitatezza
in grado di dissolvere lo spirito comunitario.
2 commenti:
Ho sempre pensato che la filosofia parta dal pensiero di un individuo e siccome ogni persona è a sé (fortunatamente) è naturale che scaturiscano tesi filosofiche diverse. Il giovane filosofo FUSARO si confronta con il filosofo dalla lunga barba SAUDINO su ERACLITO e nascono così divergenze di opinioni.
Mi risulta, d'altronde, che la scienza filosofica non è altro che percezione.Si legge che lo stesso Socrate ebbe problemi a comprendere gli aforismi di Eraclito.
Tenere la finestra "APERTA" sulla filosofia è molto coinvolgente e in questo tempo particolare i momenti che dedico a questa pagina lo considero TEMPO BUONO.
Carissima nonna gege^ ti considero la mia lettrice ideale, sei FANTASTICA .
Hai la capacità di arrivare sempre al cuore delle cose, condivido totalmente quello che
dici a proposito del fatto che la filosofia parte dal pensiero di un individuo pertanto
considerando che , fortunatamente , ogni persona è a sè non deve stupire che nascano tesi
filosofiche diverse.
Anche leggere i tuoi commenti è TEMPO BUONO .
Grazie ancora , Marco :
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