L'angolo di MARCO LEONI:
Meraviglie dell'architettura: Villa Savoye
Charles Edouard Jeanneret, meglio conosciuto come Le Corbusier è sicuramente uno dei massimi esponenti del Movimento Moderno della prima metà del secolo scorso.
Cresciuto in un ambiente, la Svizzera, dove il rigore e l'ordine sono una caratteristica dominante, sicuramente ne viene influenzato a livello culturale e questa influenza verrà trasferita anche nel suo lavoro.
La sua filosofia vede l'uomo al centro di ogni progetto, ne ricerca la felicità costruendo uno dei migliori mondi possibili, fatto di case, città ideali e assolute.
Nel 1923 viene pubblicato "Verso un' Architettura ", rivoluzionario manifesto in cui esplicita il nuovo linguaggio e il nuovo modo di
fare architettura.
Lo fa in cinque punti: PILOTIS, TETTI A GIARDINO, LA FINESTRA A NASTRO,LA PIANTA LIBERA E LA FACCIATA LIBERA.
Sicuramente un esempio significativo del nuovo modo di fare architettura è rappresentato da "Villa Savoye"(1929), capolavoro di matematica armonia, esaltazione del fascino della luce e del rigore.
Certamente non è possibile non constatare che questo nuovo codice nelle mani di progettisti poco capaci e con pochi scrupoli ha prodotto dei veri disastri.
Orribili palazzoni che hanno caratterizzato quelle periferie dormitorio che ora rappresentano uno dei principali problemi a cui l'architettura contemporanea dovrà dare risposta.
Altra importante ricerca di Le
Corbusier è rappresentata dal MODULOR, misurazione dell'uomo di vitruviana memoria, che gli
consente di progettare oggetti di arredo calibrati sull'anatomia umana (es. la chaise longue, prima
poltrona ergonomica progettata nella storia, tuttora dotata di grande fascino e attualità,
classico oggetto di design di una bellezza senza tempo) e in architettura l'Unitè d'habitation
(1952), modulo che potrebbe essere ripetuto, in teoria, all'infinito.
In effetti su questa teoria
concepisce la costruzione di case a tempo di record, a livello industriale,
costruite allo stesso modo di un'auto in una catena di montaggio.
Concepisce queste abitazioni come
"macchine per abitare".
Tra il 1945 e il1952 vede la luce la
prima delle sue "Unitè d'habitation" a Marsiglia.
Si tratta di un vero e proprio
edificio-città (che lui chiama villaggio verticale) alto 17 piani con più di trecento appartamenti di diverse
dimensioni, inoltre al suo interno è presente un Hotel-ristorante, un supermercato, alcuni negozi di
vicinato e un asilo nido.
Sulla sommità dell'edificio si trova
un'immensa piazza-terrazza dove viene restituito il verde tolto dal cemento e una piscina per bambini
Questo è anche uno degli esempi che
vede l'utilizzo del cemento a vista che non a caso prende il nome di
"Brutalisme" da "Beton-Brut"(cemento a vista"),
sicuramente difficile da digerire, in quanto il cemento invecchia decisamente
male rispetto ad altri materiali naturali e col tempo dà agli edifici un aspetto lugubre e degradato.
Un'altra sua importante ricerca è
L'UTOPIA URBANISTICA, progetto per la città del futuro (La Ville Radieuse -
1935), un nuovo ambiente costruito che sia totalmente a misura d'uomo, (Lui
dice).
Città ideale per tre milioni di
abitanti, esempio di estremo funzionalismo e razionalismo, dove secondo Le
Corbusier viene ristabilito il rapporto UOMO - NATURA (Sole, Spazio, Verde) Questa
città del domani dovrebbe essere organizzata in ZONE distinte dove le persone vivrebbero
in grandi TORRI immerse nel verde e lavorerebbero in altre zone separate le une
dalle altre, collegate da una viabilità pubblica e privata separate dalle zone residenziali
e pedonali.
Mi sento di dire che questa eccessiva
semplificazione rischia di creare, se non attentamente valutata, un ambiente perfetto sulla
carta ma invivibile nella realtà.
Io credo che sicuramente
funzionalità, praticità, razionalità, ordine siano aspetti importanti, ma l'uomo ha bisogno anche di altro.
L'ambiente in cui vive deve possedere
anche quelle caratteristiche capaci di dare emozioni.
Come la varietà, il colore, la
diversità, occasioni in grado di produrre sorprese, a volte addirittura anche di disordine, per cui non credo che
un'unica mano possa progettare tutto questo.
La cosa sorprendente è che anche lo
stesso Le Corbusier sembra essersene reso conto nel
GESTO DI RONCHAMP
IL
MISTERO DELLA BELLEZZA CEMENTIFICATA
In questo caso comprende come l'uomo
non sia fatto solo di logica, ma possieda una parte più complessa che non può essere
racchiusa in rigidi schemi matematici.
Manifesta una componente poetica che
sembra contraddire quel codice razionalista da Lui stesso messo a punto in precedenza.
Disse il giorno dell'inaugurazione
avvenuta il 20 giugno 1955: " Ho voluto creare un luogo di silenzio, di preghiera, di pace
". Credo che, in questo caso, le aspettative siano state assolutamente confermate.
Le Corbusier, architetto,urbanista,
pittore e designer rappresenta una figura di intellettuale molto interessante e complesso col
quale non è possibile non confrontarsi e col quale bisogna sicuramente fare i conti.
Mi piace concludere sottolineando che
Le Corbusier, come tanti altri grandi architetti, ha trovato nell'Italia una grande fonte di
ispirazione, studia dal passato per imparare, non per copiare.
Studia Michelangelo poi fa Le
Corbusier. Digerisce la storia e la restituisce in forme nuove.
Per il video ' l'Italia e Lecorbusier vedi:
Per il video ' l'Italia e Lecorbusier vedi:
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