Questa mattina, lunedì 24 settembre, presso la
cappella della caserma ‘Manara’, sede del Comando Legione Carabinieri Emilia
Romagna, ha avuto luogo la celebrazione del ‘69° anniversario della morte del
V. BRIG. M.O.V.M. Salvo D’acquisto’, occorsa il 23 settembre 1943.
Dopo la cerimonia religiosa, officiata dal Cappellano
militare Don Giuseppe Grigolon, il Generale Antonio Paparella, Comandante della
Legione Carabinieri Emilia Romagna ed una folta rappresentanza di Carabinieri
in servizio ed in congedo hanno reso gli onori al monumento del militare,
ubicato nella piazza a lui dedicata, dove è stata deposta una corona di fiori.
D'ACQUISTO SALVO
Vice brigadiere dei
Carabinieri (Napoli, 17 ottobre 1920 - Torre di
Palidoro, Roma, 23 settembre 1943) Medaglia d'Oro al V.M. - Arruolatosi
volontario nell'Arma dei Carabinieri il 15 agosto 1939, divenne carabiniere il
15 gennaio 1940. Il 28 ottobre dello stesso anno venne mobilitato con la 608a
Sezione Carabinieri e sbarcò a Tripoli il 23 novembre successivo. Tornato in
Patria, dal 13 settembre 1942 fu aggregato alla Scuola Centrale Carabinieri di
Firenze per frequentarvi il corso accelerato per la promozione a vice
brigadiere, grado che conseguì il 15 dicembre successivo. Una settimana dopo
venne destinato alla stazione di Torrimpietra, una borgata a 30 km. da Roma.
Il 23 settembre 1943, è scritto nel suo
foglio matricolare, venne fucilato dai tedeschi in località Torre di Palidoro.
Tale nuda annotazione va riferita ad uno degli episodi più eroici offerti da un
carabiniere nel corso della storia dell'Arma.
Dopo l'8 settembre 1943, a seguito dei
combattimenti alle porte della Capitale, un reparto di SS tedesco si era
installato nel territorio della Stazione di Torrimpietra, occupando una caserma
abbandonata della Guardia di Finanza e sita nella "Torre di Palidoro"
borgata limitrofa a Torrimpietra. In tale caserma, la sera del 22 settembre di
quello stesso anno, alcuni soldati tedeschi, rovistando in una cassa
abbandonata, provocarono lo scoppio di una bomba a mano: uno dei militari
rimase ucciso ed altri due furono gravemente feriti. Il fortuito episodio fu
interpretato dai tedeschi come un attentato.
Il mattino successivo, il comandante del
reparto si diresse alla Stazione di Torrimpietra per ricercarvi il comandante.
Vi trovò, in assenza del maresciallo titolare della stazione, il vice
brigadiere D'Acquisto, al quale chiese perentoriamente di individuare i responsabili
dell'accaduto. Alle argomentazioni del giovane sottufficiale, che cercò
inutilmente di convincerlo sulla casualità del tragico episodio, l'ufficiale
tedesco decise la rappresaglia. Poco dopo, Torrimpietra fu tutta accerchiata e
22 inermi ed innocenti cittadini furono rastrellati, caricati su di un
autocarro e trasportati ai piedi della Torre di Palidoro.
Il vice brigadiere Salvo D'Acquisto,
consapevole della tragica situazione incombente sugli ostaggi, ancora una volta
affrontò il comandante delle SS per rinnovare il tentativo di portarlo ad una
obiettiva valutazione dei fatti. Nuovamente al giovane sottufficiale venne
richiesto di indicare i responsabili del presunto attentato, ma la sua risoluta
risposta negativa comportò una irragionevole e spietata reazione. Gli ostaggi
vennero obbligati a scavarsi una fossa comune, chi con le pale portate dagli
stessi militari germanici, chi con le mani. A questo punto, Salvo D'Acquisto si
autoaccusò responsabile dell'attentato e chiese la liberazione degli ostaggi,
che ebbe luogo precedendo di poco l'istante in cui egli offrì il petto alla
scarica del plotone d'esecuzione nazista. Ai piedi della Torre di Palidoro il
ventitreenne vice brigadiere si affiancò così, idealmente, a tutti coloro che
nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione avevano fatto dono di sé stessi
a un ideale di giustizia e di libertà.
Nel rapporto del 25 gennaio 1945 n.
20/7-11 di protocollo riservato, inviato dal comandante della Legione di Roma
al Comando Generale dell'Arma, si legge che la sera del giorno dell'esecuzione
di Salvo D'Acquisto alcuni militari tedeschi, parlando con una giovane del
luogo, affermarono che il sottufficiale era "morto da eroe, impassibile
di fronte alla morte".
Alla Memoria del vice brigadiere Salvo D'Acquisto il Luogotenente Generale del Regno, con Decreto "Motu Proprio" del 25 febbraio 1945, conferì la Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: "Esempio luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pur essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile d'un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così, da solo, impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell'Arma".
Non pochi comuni italiani hanno dedicato al suo nome strade o piazze, così come sono a lui intitolate numerose caserme dell'Arma nel cui culto era cresciuto Salvo D'Acquisto, nipote per parte materna di tre persone che avevano in essa militato.
Il 23 settembre 1983, 40° anniversario della morte di Salvo D'Acquisto, l'Ordinario Militare mons. Gaetano Bonicelli, nella omelia celebrativa del suo sacrificio, ebbe a dire tra l'altro:
"Salvo D'Acquisto ha fatto il suo dovere in grado eroico, ben oltre quello che il regolamento gli chiedeva.
Ma perché lo ha fatto- Forse, in quel momento tragico, gli sono risuonate nel cuore le parole di Cristo. "non c'è amore più grande che dare la vita per chi si ama". Ma anche se la memoria del testo evangelico non l'ha aiutato, la forte educazione cristiana ricevuta in famiglia e nella scuola gli ha fatto cogliere l'essenziale del Vangelo che non è declamazione di parole, pur belle e sublimi, ma testimonianza di vita.
Alla Memoria del vice brigadiere Salvo D'Acquisto il Luogotenente Generale del Regno, con Decreto "Motu Proprio" del 25 febbraio 1945, conferì la Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: "Esempio luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pur essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile d'un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così, da solo, impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell'Arma".
Non pochi comuni italiani hanno dedicato al suo nome strade o piazze, così come sono a lui intitolate numerose caserme dell'Arma nel cui culto era cresciuto Salvo D'Acquisto, nipote per parte materna di tre persone che avevano in essa militato.
Il 23 settembre 1983, 40° anniversario della morte di Salvo D'Acquisto, l'Ordinario Militare mons. Gaetano Bonicelli, nella omelia celebrativa del suo sacrificio, ebbe a dire tra l'altro:
"Salvo D'Acquisto ha fatto il suo dovere in grado eroico, ben oltre quello che il regolamento gli chiedeva.
Ma perché lo ha fatto- Forse, in quel momento tragico, gli sono risuonate nel cuore le parole di Cristo. "non c'è amore più grande che dare la vita per chi si ama". Ma anche se la memoria del testo evangelico non l'ha aiutato, la forte educazione cristiana ricevuta in famiglia e nella scuola gli ha fatto cogliere l'essenziale del Vangelo che non è declamazione di parole, pur belle e sublimi, ma testimonianza di vita.
Da
tempo, e da ogni parte d'Italia, sono giunti al Santo Padre, al Comando dei
Carabinieri e a me come Vescovo militare, documenti e petizioni perché a Salvo
D'Acquisto venga riconosciuto questo titolo di suprema nobiltà che è la
santità. Dopo matura riflessione, dopo aver invocata la luce dello Spirito
Santo, dopo aver consultato esperti e testimoni, nella mia qualità di
responsabile primo della nostra Chiesa, ho la gioia di dichiarare che, secondo
le forme previste dalla disciplina della Chiesa, intendo avviare la causa di
canonizzazione del vice brigadiere Salvo D'Acquisto". Il 4 novembre 1983, nella sede
dell'Ordinariato Militare, è stato insediato il Tribunale ecclesiastico
chiamato a decidere nella causa di canonizzazione del vice brigadiere dei
Carabinieri Salvo D'Acquisto.
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