venerdì 13 aprile 2012

Defranceschi: le ‘cave’ sono un affare solo per i cavatori. La Regione perde 20 milioni all’anno.



I consiglieri regionali Andrea Defranceschi e Giovanni Favia, dopo aver rimarcato che gli adeguamenti dei prezzi a carico dei cavatori non possono più essere rinviati, precisano : “E’ un tema silenzioso ma importantissimo, in gioco ci sono interessi enormi, per questo abbiamo presentato un progetto di legge che regola le attività estrattive, e un nuovo video: youtu.be/u43cRtlnIHk” e aggiungono:

“Da quando siamo entrati in Consiglio stiamo proponendo di aggiornare le tariffe di cava: sono ferme dal 1992 e i cavatori guadagnano uno sproposito con quelli che sono beni comuni, i materiali inerti. Fra Aula e commissioni discutiamo di come aggiornare le tariffe sulle attività estrattive, ma ancora nessuna decisione. Quest’immobilismo è ingiustificabile. Solo negli ultimi dieci anni i cittadini emiliano-romagnoli si sono visti scippare delle risorse naturali per quattro soldi, perdendoci circa 200 milioni di euro. Nella nostra Proposta Di Legge, oltre ad una revisione delle tariffe al rialzo, ci sono una serie di limitazioni spazio-temporali alle cave: solo 5 anni di attività, ad esempio, senza proroghe. E controlli stringenti sul materiale estratto e trasportato. Adesso non possiamo più aspettare, sono passati vent’anni dall’ultimo adeguamento e continuiamo a temporeggiare, senza alcuna giustificazione se non quella di proteggere gli interessi dei cavatori, che sono esorbitanti. La nostra ultima proposta, presentata in sede di bilancio,” sostiene Giovanni Favia, “prevede un aggiornamento delle tariffe sulla scorta di quelle applicate nel Regno Unito già dal 2002, con un aumento compreso fra le 4 e le 6 volte rispetto alle cifre attualmente in vigore. Perché proprio il Regno Unito? Perché hanno fatto un lavoro organico, che considera anche i costi sociali e ambientali di una cava, che sono molto alti per la comunità. Applicando la nostra proposta agli ultimi dati disponibili, quelli del 2009, la Regione otterrebbe un gettito di circa 20 milioni di € all’anno, per non parlare dei ritorni per i singoli comuni. Gli interessi in gioco sono enormi. ”

Nel 2009 in Regione erano attive 133 cave: 56 in provincia di Parma, 30 a Bologna, 29 a Reggio Emilia, 7 a Rimini, 6 a Ferrara, 1 a Modena e una nella provincia di Forlì-Cesena. Inoltre ci sono 28 cave inattive, 6 sospese, 58 esaurite e in corso di sistemazione, 2 esaurite e non sistemate (entrambe nel bolognese) e 9 esaurite e sistemate. Totale: 236 cave.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Nessun problema per i cavatori, caricheranno gli ulteriori costi sul prodotto, calcolando il ricarico tenendo conto anche di questa quota. Alla fine della favola a pagare sarà sempre il consumatore.