di Marino Longoni
I
paesi europei stanno edificando, passo dopo passo, un vero e proprio
stato di polizia tributaria. E l'Italia, a motivo della difficoltà
di gestire il suo enorme debito pubblico, è in prima linea nella
costruzione di un meccanismo sempre più occhiuto, sempre meno
liberale, sempre più incentrato sulle ragioni dell'erario e
dimentico dei diritti dei contribuenti.
Uno
degli ultimi passi in questa direzione è il decreto legislativo di
recepimento della direttiva Dac 6 (Directive on administrative
cooperation) approvato in prima lettura dal consiglio dei ministri
del 29 gennaio. Queste norme, quando entreranno in vigore,
obbligheranno i contribuenti e i loro consulenti (compresi
commercialisti e legali) a denunciare all'Agenzia delle entrate gli
schemi di pianificazione fiscale aggressiva attuati a partire dal
giugno 2018. Stiamo parlando quindi di obblighi particolarmente
invasivi e con efficacia addirittura retroattiva!
Soprattutto,
si consolida l'orientamento politico-legislativo che sta trasformando
i professionisti, da consulenti (a volte addirittura confessori) dei
contribuenti a spie del fisco, anche in danno dei propri clienti.
Obbligati a tutelare in primo luogo le ragioni dell'erario, anche a
costo di tradire la fiducia in loro riposta.
In
pratica, in parallelo con l'ampliamento dell'obbligo di delazione in
materia antiriciclaggio, il legislatore europeo e poi quello
nazionale hanno approfondito anche gli obblighi originariamente
introdotti dalla direttiva 2011/16 (la cosiddetta Dac1) sullo scambio
automatico di informazioni in materia tributaria: una serie
successiva di passaggi ha via via reso più stringenti questi
obblighi mediante scambio automatico di informazioni o accesso ai
dati da parte delle diverse autorità nazionali. Fino ad arrivare
alla Dac 6 (sesto giro di vite in meno di nove anni) che prevede
appunto l'obbligo di delazione o autodenuncia ogni volta che
l'operazione transfrontaliera posta in essere sia caratterizzata da
alcuni elementi distintivi previsti dalla norma, come la condizione
di riservatezza, la previsione di una commissione legata al vantaggio
fiscale, l'utilizzo di strutture standardizzate, l'acquisto
artificioso di società in perdita o altro.
Si
tratta di disposizioni che devono ancora essere approvate in via
definitiva e che richiedono comunque appositi provvedimenti
attuativi. Ma non c'è dubbio che la direzione verso la quale si
muove il legislatore europeo è tracciata e nei prossimi anni sarà
percorsa in modo sempre più deciso. Ce n'est qu'un début. Anche
perché la rincorsa al gettito e la conseguente lotta contro
l'evasione e l'elusione sono diventate esigenze comuni a tutti i
paesi occidentali, che non possono più permettersi di sottilizzare
più di tanto su diritti dei contribuenti, certezza del diritto,
rispetto della privacy e amenità simili.
Altri
giri di vite si renderanno certamente necessari, lo dimostra il fatto
che il meccanismo della Dac 6, così come è stato congegnato, non
può funzionare: è molto improbabile infatti che gli avvocati e
forse anche i commercialisti si pieghino a questo tipo di delazione,
tanto più che per la mancata segnalazione sono previste sanzioni
amministrative da 2 mila a 21 mila euro. Niente di terribile, per chi
ha compiuto operazioni elusive con le quali magari ha fatto
risparmiare al cliente milioni di imposte. Tanto più che è
difficile immaginare che l'Agenzia delle entrate riesca a trovare il
tempo per andare a verificare operazioni a volte estremamente
complesse, prima dello scadere del termine della prescrizione. È
quindi facile ipotizzare che l'efficacia di queste norme sarà pari a
quella delle grida di manzoniana memoria, utili per dare un
contentino all'opinione pubblica, sempre assetata del sangue degli
evasori, e soprattutto per valutarne l'effetto concreto e approntare
poi i necessari correttivi (non dimentichiamo che con questi obblighi
di introducono gravi violazioni della privacy dei contribuenti e del
principio di affidamento, e che si tratta di norme con effetto
retroattivo). Sicuramente, qualcuno starà già cominciando a pensare
alla Dac 7 e agli strumenti necessari per tutelare maggiormente le
ragioni dell'erario, cioè per trasformare l'Europa, passo dopo
passo, in un bellissimo carcere fiscale.
Segnalato
da Dubbio
3 commenti:
In un Paese di ladri far smettere di rubare è compito proprio dei commercialisti e dei legali che dovrebbero convincere i loro clienti a rubare di meno. E invece i poveri commercialisti e gli immacolati avvocati sono costretti a diventare "spie e delatori".
Da questo articolo traspare come certe persone la pensano relativamente al bene comune.
Parlare di "delatori", carcere fiscale, citare l'Erario come se fosse un qualcosa di perfido e malvagio fornisce il quadro di quelli che sono i pensieri di coloro che tentano (e a quanto pare, ci riescono...) di evadere le tasse.
Contrariamente a quanto scrive l'autore, in Italia non si è mai combattuta seriamente l'evasione fiscale; basti vedere le misure che adottano e riadattano relativamente al tetto dell'uso dei contanti. Così come la percentuale di detrazione per spese mediche; 19% contro il 20% dell'IVA prima del recente aumento (tra l'altro non hanno nemmeno avuto il coraggio di adeguare la percentuale di detrazione...).
Se invece del 19% facessero il 30%, vedi che ci sarebbe sempre convenienza a farsi fare la fattura...
Se poi estendessero la detrazione anche alle altre spese quotidiane (meccanici auto, idraulici, ecc...) si vedrebbe una drastica riduzione dell'evasione, sia IVA che IRPEF.
Perchè va ricordato che, pagare senza fattura, fa passare l'utente finale come evasore IVA e il libero professionista come evasore IRPEF...
Senza scomodare gli Stati Uniti (dove i "delatori" contribuiscono fattivamente a segnalare anomalie fiscali), basterebbe prendere ad esempio il Portogallo, dove introducendo la fatturazione elettronica, più altri provvedimenti, hanno dato una botta importante all'evasione.
Con un sistema analogo, qua in Italia in 2/3 anni si scoprirebbe almeno l'80% dell'evasore, soprattutto, emergerebbe il lavoro nero.
Purtroppo in Italia manca la volontà politica per attuare questi provvedimenti, perchè qualsiasi parte politica volesse adottarli, vedrebbe una levata di scudi da parte di una larga fetta dei propri elettori...
Nonostante l'Europa ci imponga (giustamente, secondo me) di dare un stretta seria all'evasione, credo che mai riusciremo ad ottenere qualcosa che non sia poco di più che una mancia.
questo articolo è un inno all'evasione fiscale, complimenti!
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