venerdì 13 novembre 2020

Dighe in Emilia Romagna, il piatto piange e l'economia ne risente.

Marco Mastacchi e Fabio Rainieri rilevano in una risoluzione i molteplici vantaggi socio economici nel fare tesoro e uso oculato della potenzialità 'invasi idrici' presente in Appennino. I progetti e le possibilità sono numerosi, fra cui la diga di Castrola nella valle del Reno 

 


Nella risoluzione si rileva:

In Emilia-Romagna ci sono solo 9 invasi di grandi dimensioni, a fronte dei 31 della Lombardia, i 32 del Trentino Alto Adige (solo due Province), i 24 del Piemonte, i 20 della Toscana e i 15 del Veneto.

Una differenza che non è certo dovuta a una geografia che non consenta una maggiore presenza di grandi dighe nella nostra Regione. E nemmeno si può asserire che in passato non ci siano state proposte o progetti per la realizzazione di invasi. Nelle province di Parma e Reggio Emilia sono due le ipotesi progettuali di invasi montani di dimensioni medio grandi (Armorano e Vetto), già oggetto di studi e valutazioni di fattibilità ma si potrebbero aggiungere l’invaso della Castrola nella Valle del Reno e la diga di Valnure nel piacentino. Senza parlare di alcune più piccole ma inattive perché in dismissione e quindi abbandonate e bisognose di ristrutturazione quali le dighe di Lago Verde e di Lago Ballano, ancora nell’Appenino parmense.

A oggi diverse di queste infrastrutture sono rimaste incompiute, con blocchi di cemento armato con i fili di ferro in bella vista, a testimoniare l’avvio della loro costruzione fermato dalla burocrazia oltre che da ripensamenti politici. Ma l’allarme sull’inquinamento e sul cambiamento climatico ha prodotto una più marcata sensibilità per le problematiche ambientali. Le conseguenze dei fenomeni estremi dovuti al cambiamento climatico riguardano non solo l’assetto idrogeologico del territorio ma anche i loro effetti sul tessuto economico e sociale, soprattutto quello legato al settore primario dell’agricoltura, uno dei punti di forza della Regione. Gli effetti di tali emergenze renderanno necessaria nel prossimo futuro una gestione più oculata della risorsa idrica e le dighe ne consentirebbero un migliore sfruttamento a vantaggio sia dei cittadini che dell’impresa, agricola e non. La realizzazione delle dighe metterebbe in sicurezza la pianura, evitando prelievi di acqua dal Po e riducendo quelli da falda in pianura, con tutti i benefici geologici e ambientali connessi.

La risoluzione intende impegnare il Presidente e la Giunta a proseguire senza indugi verso una decisa conversione ecologica della nostra Regione. Lo scopo è un rilancio economico e sociale,

all’insegna della sostenibilità ambientale e all’impiego delle fonti di energia rinnovabili quali appunto anche l’energia idroelettrica attraverso la realizzazione di invasi medio grandi nelle zone montane del territorio regionale che ancora non ne sono dotate, per preservare la risorsa idrica e far fronte adeguatamente a eventuali, oltre che probabili, future emergenze idriche.

Chiede inoltre che si riprenda al più presto l’idea della realizzazione della Diga di Vetto e se ne avvii finalmente l’iter esecutivo così come la sospensione dei termini riguardanti la dismissione delle dighe di Lago Verde e di Lago Ballano.


Letizia Rostagno

 

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