domenica 6 ottobre 2019

FINESTRE SULLA FILOSOFIA





di Marco Leoni





            PLATONE : 

Analisi del mito della caverna

Riporto una lezione sempre di Matteo Saudino,
fantastico prof. di filosofia.


Affronteremo l' interpretazione del mito della caverna, l’impresa ardua dell’interpretazione.
Il mito della caverna è il mito più celebre di Platone, è di fatto il mito che sintetizza la filosofia del Platone della maturità.
Il Platone della maturità infatti lo possiamo ricostruire quasi integralmente a partire dal mito della caverna.
E’ un mito con delle immagini talmente evocative, forti, che ha attraversato i millenni influenzando la letteratura e il cinema.
Nel mito si affronta la distinzione fra una realtà illusoria e una realtà reale, dunque la classica distinzione tra vero e verosimile, tra verità, illusione e apparenza.
Il mito della caverna è ovviamente una allegoria, è una grande metafora del percorso formativo del sapiente
Iniziamo col dire che la Repubblica è l’opera in cui appunto il filosofo ateniese descrive lo stato giusto lo stato ideale, lo stato perfetto, lo stato che un tempo c’è stato e che gli uomini vogliono provare a riedificare, questo stato si regge sul buongoverno degli uomini sapienti, dei filosofi.
Illustrato lo Stato, Platone si interroga su come questo stato possa essere effettivamente retto dai filosofi cioè su come si possa diventare filosofi. Percorso arduo, faticoso perché deve avvenire all’interno di una società tendenzialmente corrotta, degradata qual’è secondo Platone la società che ha ucciso Socrate, il giusto fra i giusti.
Il mito della caverna è dunque il mito della formazione dell’uomo che da schiavo diventa uomo filosofo libero, un uomo che però va incontro a una tragica fatalità, a un tragico destino, alla morte come è appunto accaduto a Socrate.
Cosa rappresenta la caverna? la caverna rappresenta il mondo delle cose e cosa rappresenta il mondo fuori dalla caverna? il mondo reale, cioè il mondo delle idee fatto di fiumi, di montagne, di natura di cielo, di stelle di sole. E' il mondo delle idee contrapposto al mondo delle cose, mondo iperuranico delle idee, dunque, e mondo delle cose, dicotomia, contrapposizione: mondo apparente caverna, mondo reale il mondo fuori della caverna.
Gli uomini, incatenati dalla nascita collo, braccia, piedi sono posti di fronte a una parete su cui si proiettano delle ombre. Ciò rappresenta la condizione di ignoranza dell’umanità: gli uomini vivono una condizione di ignoranza, sono incatenati, sono costretti a guardare sin dalla nascita le ombre.
Alle loro spalle vi è un muro, vi sono degli uomini vi è un fuoco che proietta le ombre degli oggetti portati da questi uomini. Ma gli schiavi costretti, incatenati a guardare sin dalla nascita soltanto la parete che hanno di fronte pensano che quelle ombre siano la realtà perché è l’unica realtà che hanno fino ad ora visto.
Pertanto se non vi è un’apertura ad un’altra visione, quello che
ti appare ritieni che sia reale e questa è la condizione di minorità, di schiavitù, di ignoranza in cui vivono gli uomini.
Cosa sono gli oggetti proiettati sulla parete?, chi sono gli uomini che proiettano questi oggetti? Questi uomini sono sofisti, imbonitori, sono quei filosofi finti, quei sapienti falsi che camminano dietro il muro, che vedono che c’è quel muro, che sanno che al di là del muro ci sono delle persone incatenate, che sanno che portano degli oggetti di cui il fuoco proietterà le ombre, ma nella consapevolezza decidono di ingannare gli altri uomini, molti di questi falsi sapienti che possono anche essere convinti di aver raggiunto la verità. Ma altrettanti sanno che quella verità è un’illusione, si sono accontentati di risposte parziali e su quelle risposte parziali hanno costruito il loro dominio.
Dunque gli uomini con gli oggetti sono i sofisti, gli imbonitori, gli ingannatori, sono i portatori di statuette, il muricciolo è la falsa conoscenza che dopo vedremo essere appunto la credenza, la pistis. Essi dunque sono a un grado di conoscenza superiore alla conoscenza delle ombre percepita dalla maggioranza degli uomini che in condizione di schiavitù, rimangono pur sempre all’interno della caverna e dunque all’ interno di un mondo appunto di doxa, di opinione di falsità.
Alle spalle di questi uomini che portano gli oggetti cosa vi è, vi è il fuoco. Il fuoco cosa può simboleggiare? Può simboleggiare l’ archè o i principi filosofici elaborati sino a Socrate, sono le prime grandi risposte filosofiche. L'archè potrebbe essere l’acqua di Talete, l’aperon di Anassimandro, l’acqua di Erassimane, la teoria di Eraclito.
Il fuoco è il simbolo delle conoscenze ancora opinabili, illusorie
che guidano gli uomini nel mondo delle cose, il fuoco infatti illumina
la caverna, quel fuoco è una forma di conoscenza che gli uomini
adottano e accettano, ma è una forma di conoscenza limitata,
per cui il fuoco è pur sempre una luce parziale rispetto a quello
che vi è fuori.
Chi è l’uomo che si libera?
L’uomo si libera o non si libera in seguito a una rivoluzione, perché nel mito Platone ci dice: “immaginiamo che un uomo un giorno si accorga che le proprie catene siano sciolte, immaginiamo un uomo che si accorga che le proprie catene alle braccia, ai piedi, al collo siano aperte: questo uomo è l’uomo che ha avuto la fortuna, la bravura, la capacità, la caparbia di abbandonare l’immagine delle ombre, abbandonare quella parete e alzarsi dall’essere inginocchiato. Questo è l’uomo che decide di andare al di là della fantasia, della immaginazione e di guardare cosa c’è alle proprie spalle. Ebbene quell’uomo è l’uomo che sta per diventare filosofo, è l’uomo che inizia a fare un lungo percorso. Potremmo dire che è un ragazzo che inizia a meravigliarsi, che è incuriosito e a un certo punto decide di girarsi e vede che alle sue spalle c’è un muro; è curioso, osserva
dietro al muro e vede altri uomini ma osservando questi uomini rimane colpito dalla luce del sole e quel barbaglio lo infastidisce. Allora, la prima reazione sarebbe quella di tornare a inginocchiarsi, la prima reazione sarebbe quella di tornare alle certezze delle ombre, ma la curiosità ha innescato in lui il viaggio, il cammino: la filosofia è come un viaggio, come un cammino sulla strada verso la verità. Allora decide di abbassare lo sguardo perché non regge il fuoco ma inizia lentamente ad abituarsi a quella nuova luminosità; dallo sguardo basso allo sguardo sempre più alto e una volta presa dimestichezza con la luce del fuoco comincia a guardare, ad osservare e sente il chiacchericcio dei sofisti, di questi portatori di statuette, si avvicina al fuoco per capire cosa esso sia.

FINE 1° PARTE

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