di
Marco Leoni
PLATONE
:
Analisi del mito della caverna
Riporto una lezione sempre di Matteo Saudino,
fantastico prof. di
filosofia.
“ Affronteremo l' interpretazione del mito della caverna, l’impresa ardua dell’interpretazione.
Il
mito della caverna è il mito più celebre di Platone, è di fatto il
mito che sintetizza la filosofia del Platone della maturità.
Il
Platone della maturità infatti lo possiamo ricostruire quasi
integralmente a partire dal mito della caverna.
E’
un mito con delle immagini talmente evocative, forti, che ha
attraversato i millenni influenzando la letteratura e il cinema.
Nel
mito si affronta la distinzione fra una realtà illusoria e una
realtà reale, dunque la classica distinzione tra vero e verosimile,
tra verità, illusione e apparenza.
Il
mito della caverna è ovviamente una allegoria, è una grande
metafora del percorso formativo del sapiente
Iniziamo
col dire che la Repubblica è l’opera in cui appunto il filosofo
ateniese descrive lo stato giusto lo stato ideale, lo stato perfetto,
lo stato che un tempo c’è stato e che gli uomini vogliono provare
a riedificare, questo stato si regge sul buongoverno degli uomini
sapienti, dei filosofi.
Illustrato
lo Stato, Platone si interroga su come questo stato possa essere
effettivamente retto dai filosofi cioè su come si possa diventare
filosofi. Percorso arduo, faticoso perché deve avvenire all’interno
di una società tendenzialmente corrotta, degradata qual’è secondo
Platone la società che ha ucciso Socrate, il giusto fra i giusti.
Il
mito della caverna è dunque il mito della formazione dell’uomo che
da schiavo diventa uomo filosofo libero, un uomo che però va
incontro a una tragica fatalità, a un tragico destino, alla morte
come è appunto accaduto a Socrate.
Cosa
rappresenta la caverna? la caverna rappresenta il mondo delle cose e
cosa rappresenta il mondo fuori dalla caverna? il mondo reale, cioè
il mondo delle idee fatto di fiumi, di montagne, di natura di cielo,
di stelle di sole. E' il mondo delle idee contrapposto al mondo delle
cose, mondo iperuranico delle idee, dunque, e mondo delle cose,
dicotomia, contrapposizione: mondo apparente caverna, mondo reale il
mondo fuori della caverna.
Gli
uomini, incatenati dalla nascita collo, braccia, piedi sono posti di
fronte a una parete su cui si proiettano delle ombre. Ciò
rappresenta la condizione di ignoranza dell’umanità: gli uomini
vivono una condizione di ignoranza, sono incatenati, sono costretti a
guardare sin dalla nascita le ombre.
Alle
loro spalle vi è un muro, vi sono degli uomini vi è un fuoco che
proietta le ombre degli oggetti portati da questi uomini. Ma gli
schiavi costretti, incatenati a guardare sin dalla nascita soltanto
la parete che hanno di fronte pensano che quelle ombre siano la
realtà perché è l’unica realtà che hanno fino ad ora visto.
Pertanto
se non vi è un’apertura ad un’altra visione, quello che
ti
appare ritieni che sia reale e questa è la condizione di minorità,
di schiavitù, di ignoranza in cui vivono gli uomini.
Cosa
sono gli oggetti proiettati sulla parete?, chi sono gli uomini che
proiettano questi oggetti? Questi uomini sono sofisti, imbonitori,
sono quei filosofi finti, quei sapienti falsi che camminano dietro il
muro, che
vedono che c’è quel muro, che sanno che al di là del muro ci sono
delle persone incatenate, che sanno che portano degli oggetti di cui
il fuoco proietterà le ombre, ma nella consapevolezza decidono di
ingannare gli altri uomini, molti di questi falsi sapienti che
possono anche essere convinti di aver raggiunto la verità. Ma
altrettanti sanno che quella verità è un’illusione, si sono
accontentati di risposte parziali e su quelle risposte parziali hanno
costruito il loro dominio.
Dunque
gli uomini con gli oggetti sono i sofisti, gli imbonitori, gli
ingannatori, sono i portatori di statuette, il muricciolo è la falsa
conoscenza che dopo vedremo essere appunto la credenza, la pistis.
Essi dunque sono a un grado di conoscenza superiore alla conoscenza
delle ombre percepita dalla maggioranza degli uomini che in
condizione di schiavitù, rimangono pur sempre all’interno della
caverna e dunque all’ interno di un mondo appunto di doxa, di
opinione di falsità.
Alle
spalle di questi uomini che portano gli oggetti cosa vi è, vi è il
fuoco.
Il fuoco cosa può simboleggiare? Può simboleggiare l’ archè o i
principi filosofici elaborati sino a Socrate,
sono le prime grandi risposte filosofiche. L'archè potrebbe essere
l’acqua di Talete, l’aperon di Anassimandro, l’acqua di
Erassimane, la teoria di Eraclito.
Il
fuoco è il simbolo delle conoscenze ancora opinabili, illusorie
che
guidano gli uomini nel mondo delle cose, il fuoco infatti illumina
la
caverna, quel fuoco è una forma di conoscenza che gli uomini
adottano
e accettano, ma è una forma di conoscenza limitata,
per
cui il fuoco è pur sempre una luce parziale rispetto a quello
che
vi è fuori.
Chi
è l’uomo che si libera?
L’uomo
si libera o non si libera in seguito a una rivoluzione, perché nel
mito Platone ci dice: “immaginiamo che un uomo un giorno si
accorga che le proprie catene siano sciolte, immaginiamo un uomo che
si accorga che le proprie catene alle braccia, ai piedi, al collo
siano aperte: questo uomo è l’uomo che ha avuto la fortuna, la
bravura, la capacità, la caparbia di abbandonare l’immagine delle
ombre, abbandonare quella parete e alzarsi dall’essere
inginocchiato. Questo è l’uomo che decide di andare al di là
della fantasia, della immaginazione e di guardare cosa c’è alle
proprie spalle. Ebbene quell’uomo è l’uomo che sta per diventare
filosofo, è l’uomo che inizia a fare un lungo percorso. Potremmo
dire che è un ragazzo che inizia a meravigliarsi, che è incuriosito
e a un certo punto decide di girarsi e vede che alle sue spalle c’è
un muro; è curioso, osserva
dietro
al muro e vede altri uomini ma osservando questi uomini rimane
colpito dalla luce del sole e quel barbaglio lo infastidisce. Allora,
la prima reazione sarebbe quella di tornare a inginocchiarsi, la
prima reazione sarebbe quella di tornare alle certezze delle ombre,
ma la curiosità ha innescato in lui il viaggio, il cammino: la
filosofia è come un viaggio, come un cammino sulla strada verso la
verità. Allora decide di abbassare lo sguardo perché non regge il
fuoco ma inizia lentamente ad abituarsi a quella nuova luminosità;
dallo sguardo basso allo sguardo sempre più alto e una volta presa
dimestichezza con la luce del fuoco comincia a guardare, ad
osservare e sente il chiacchericcio dei sofisti, di questi portatori
di statuette, si avvicina al fuoco per capire cosa esso sia.
FINE
1° PARTE
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