Dal
1 luglio convenzione triennale tra Azienda USL di Bologna e Azienda
USL di Imola che disciplina la UOC interaziendale di Urologia,
guidata dal Dottor Emilio Emili, ed avvia la prima fase di un
progetto articolato per la creazione di una rete clinica integrata
metropolitana.
L'Azienda
USL di Bologna informa:
Dal
1 luglio, con l’avvio del progetto riorganizzativo della rete
urologica metropolitana, già approvato dalla Conferenza territoriale
sociale e sanitaria (CTSS) metropolitana, si realizza la conduzione
unificata in forma inter-aziendale delle attività di Urologia nelle
sedi di Imola-Ospedale Santa Maria della Scaletta, Bologna-Ospedale
Maggiore e Ospedale di San Giovani in Persiceto, Porretta Terme e
Bazzano riconoscendo all’Urologia di Imola valenza inter-aziendale
e al suo direttore, dottor Emilio Emili, la responsabilità di
gestione dei 21 dirigenti medici ad essa assegnati.
L’evoluzione dei processi clinici verso la complessità porta con sé la necessità di integrare e condividere conoscenze, competenze, tecnologie e percorsi di assistenza ed alimenta il bisogno di interscambio e connessione tra professionisti, sia per rafforzare il loro bagaglio di competenze che per metterle al meglio a disposizione dei cittadini, garantendo percorsi non frammentati e ad alta qualità prestazionale.
Questa la ratio del progetto presentato oggi ad Imola dalle direzioni delle due aziende sanitarie di Imola e Bologna, in coerenza al mandato generale di rivedere l’assetto delle strutture assistenziali dell’Area Metropolitana, in un’ottica di sviluppo organizzativo per reti cliniche integrate.
“Si tratta di realizzare una collaborazione forte, stabile e ben organizzata, in grado di fornire ai cittadini della Città Metropolitana servizi coordinati, integrati e completi su scala sovra-aziendale, promuovendo innovazione e continuità delle cure attraverso lo sviluppo di percorsi interaziendali basati sulla libera circolazione di professionisti o dei pazienti – ha spiegato il direttore generale dell’Ausl di Imola Andrea Rossi – A questa qualificazione dell’offerta si affianca il miglioramento dell’efficienza. Il progetto dovrà garantire economie di scala e di rete, riduzione della frammentazione e delle ridondanze, la costruzione di equipe integrate e il comune utilizzo delle risorse trasversali. Per quanto riguarda Imola, siamo fiduciosi che l'esperienza che sta per essere avviata possa rappresentare un arricchimento anche per le funzioni e attività urologiche già presenti, in termini di disponibilità di ulteriori tecnologie e competenze. Il dottor Emili saprà garantire l'adeguato governo delle attività dell'intera rete senza sottrarre il necessario impegno per la gestione dell'UO e del Dipartimento chirurgico della nostra Ausl, come avviene oggi”.
3385 gli interventi effettuati dalle tre strutture nel 2016, che si aggiungono ai 3284 interventi eseguiti presso la Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna.
Sono invece circa 400 i cittadini dell’area metropolitana che ogni anno scelgono di farsi curare in strutture sanitarie pubbliche o private accreditate extra provinciali, un numero che, seppur in calo negli ultimi anni, può essere ulteriormente ridotto grazie alla riorganizzazione.
Ecco allora gli obiettivi di questa prima fase del progetto:
- Qualificazione dell’offerta, attraverso il miglioramento dei percorsi (programmati e urgenti) di presa in carico.
- Miglioramento dell’efficienza, attraverso economie di scala e di rete ed il coordinamento degli interventi, in maniera da superare in forma aggregata le soglie critiche che rendono sostenibili gli investimenti, ridurre le frammentazioni dell’offerta e la ridondanza dei servizi, sviluppare processi orientati all’utilizzo comune di risorse trasversali e alla costruzione di équipe integrate;
- Promozione dell’appropriatezza dal punto di vista organizzativo, professionale, tecnologico e temporale, massimizzando il ricorso alle evidenze cliniche, l’adozione di linee guida e l’implementazione di percorsi diagnostico-terapeutici condivisi;
- Ridefinizione delle vocazioni di ciascuna struttura, tenendo conto della diffusione e della disponibilità delle competenze cliniche e delle tecnologie, in moda da rideterminare i bacini d’utenza e le relazioni fra i nodi della rete, e sviluppare le condizioni di prossimità, di autosufficienza e di integrazione fra ospedali e territori di riferimento.
“Siamo di fronte ad un’importante sfida, con l’obiettivo di creare una vera rete clinica urologica per le esigenze di un territorio metropolitano e di una popolazione molto vasta ed eterogenea – ha commentato il dottor Emilio Emili – Un progetto ambizioso, che auspico ci porterà ad un moderno modello di gestione delle attività sanitarie, certamente al momento senza uguali in Italia. Sono onorato di aver partecipato alla definizione del progetto e di avere l’opportunità di coordinarne la realizzazione, rendendo protagonisti le alte professionalità che le nostre strutture già esprimono”.
Il processo di integrazione interaziendale prevede che si individuino le strutture di riferimento per l'alta e media complessità, dotate di terapia intensiva, e strutture sulle quali far convergere le patologie di media e bassa complessità, riuscendo così a sviluppare modalità operative efficienti in termini di produzione e di riduzione dei tempi di attesa. Le stesse strutture saranno coinvolte anche come sedi ospedaliere della rete formativa per la scuola di specializzazione in Urologia.
La seconda fase del progetto, che interesserà anche l’AOSP di Bologna, avrà poi come obiettivo il riordino delle attività di terzo livello e la concentrazione della casistica più complessa nelle sedi a maggior dotazione tecnologica.
L’evoluzione dei processi clinici verso la complessità porta con sé la necessità di integrare e condividere conoscenze, competenze, tecnologie e percorsi di assistenza ed alimenta il bisogno di interscambio e connessione tra professionisti, sia per rafforzare il loro bagaglio di competenze che per metterle al meglio a disposizione dei cittadini, garantendo percorsi non frammentati e ad alta qualità prestazionale.
Questa la ratio del progetto presentato oggi ad Imola dalle direzioni delle due aziende sanitarie di Imola e Bologna, in coerenza al mandato generale di rivedere l’assetto delle strutture assistenziali dell’Area Metropolitana, in un’ottica di sviluppo organizzativo per reti cliniche integrate.
“Si tratta di realizzare una collaborazione forte, stabile e ben organizzata, in grado di fornire ai cittadini della Città Metropolitana servizi coordinati, integrati e completi su scala sovra-aziendale, promuovendo innovazione e continuità delle cure attraverso lo sviluppo di percorsi interaziendali basati sulla libera circolazione di professionisti o dei pazienti – ha spiegato il direttore generale dell’Ausl di Imola Andrea Rossi – A questa qualificazione dell’offerta si affianca il miglioramento dell’efficienza. Il progetto dovrà garantire economie di scala e di rete, riduzione della frammentazione e delle ridondanze, la costruzione di equipe integrate e il comune utilizzo delle risorse trasversali. Per quanto riguarda Imola, siamo fiduciosi che l'esperienza che sta per essere avviata possa rappresentare un arricchimento anche per le funzioni e attività urologiche già presenti, in termini di disponibilità di ulteriori tecnologie e competenze. Il dottor Emili saprà garantire l'adeguato governo delle attività dell'intera rete senza sottrarre il necessario impegno per la gestione dell'UO e del Dipartimento chirurgico della nostra Ausl, come avviene oggi”.
3385 gli interventi effettuati dalle tre strutture nel 2016, che si aggiungono ai 3284 interventi eseguiti presso la Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna.
Sono invece circa 400 i cittadini dell’area metropolitana che ogni anno scelgono di farsi curare in strutture sanitarie pubbliche o private accreditate extra provinciali, un numero che, seppur in calo negli ultimi anni, può essere ulteriormente ridotto grazie alla riorganizzazione.
Ecco allora gli obiettivi di questa prima fase del progetto:
- Qualificazione dell’offerta, attraverso il miglioramento dei percorsi (programmati e urgenti) di presa in carico.
- Miglioramento dell’efficienza, attraverso economie di scala e di rete ed il coordinamento degli interventi, in maniera da superare in forma aggregata le soglie critiche che rendono sostenibili gli investimenti, ridurre le frammentazioni dell’offerta e la ridondanza dei servizi, sviluppare processi orientati all’utilizzo comune di risorse trasversali e alla costruzione di équipe integrate;
- Promozione dell’appropriatezza dal punto di vista organizzativo, professionale, tecnologico e temporale, massimizzando il ricorso alle evidenze cliniche, l’adozione di linee guida e l’implementazione di percorsi diagnostico-terapeutici condivisi;
- Ridefinizione delle vocazioni di ciascuna struttura, tenendo conto della diffusione e della disponibilità delle competenze cliniche e delle tecnologie, in moda da rideterminare i bacini d’utenza e le relazioni fra i nodi della rete, e sviluppare le condizioni di prossimità, di autosufficienza e di integrazione fra ospedali e territori di riferimento.
“Siamo di fronte ad un’importante sfida, con l’obiettivo di creare una vera rete clinica urologica per le esigenze di un territorio metropolitano e di una popolazione molto vasta ed eterogenea – ha commentato il dottor Emilio Emili – Un progetto ambizioso, che auspico ci porterà ad un moderno modello di gestione delle attività sanitarie, certamente al momento senza uguali in Italia. Sono onorato di aver partecipato alla definizione del progetto e di avere l’opportunità di coordinarne la realizzazione, rendendo protagonisti le alte professionalità che le nostre strutture già esprimono”.
Il processo di integrazione interaziendale prevede che si individuino le strutture di riferimento per l'alta e media complessità, dotate di terapia intensiva, e strutture sulle quali far convergere le patologie di media e bassa complessità, riuscendo così a sviluppare modalità operative efficienti in termini di produzione e di riduzione dei tempi di attesa. Le stesse strutture saranno coinvolte anche come sedi ospedaliere della rete formativa per la scuola di specializzazione in Urologia.
La seconda fase del progetto, che interesserà anche l’AOSP di Bologna, avrà poi come obiettivo il riordino delle attività di terzo livello e la concentrazione della casistica più complessa nelle sedi a maggior dotazione tecnologica.
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