giovedì 25 settembre 2014

L’Osservatorio Indipendente di Bologna 'morti sul lavoro' chiude per ‘INDIFFERENZA’. Lo sfogo del conduttore.



Di Carlo Soricelli
curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.com.

La tragedia di Adria fa capire quanto conta, anche sul piano della Sicurezza, l’articolo 18. Il povero autista di 28 anni  che ha scaricato l’acido solforico nella vasca, invece che a decantare dentro al silos,  lo ha fatto perché quella  era una prassi consolidata. Così si è appreso dal telegiornale LA 7. In questo modo  non  venivano rispettate le normative e le prescrizioni di sicurezza che regolano il  maneggiare sostanze così pericolose che, tra l’altro,  in presenza di forte vento,  possono uccidere anche fuori dallo stabilimento, come è avvenuto per  i lavoratori che sono morti.  Allora bisogna dire con la massima chiarezza che quei lavoratori sono stati uccisi dall’impossibilità di opporsi nell’eseguire lavori così pericolosi.  Chi sta cercando  di togliere ai lavoratori anche il diritto, pena il licenziamento, d’opporsi  al dover eseguire lavori pericolosi per se e per gli altri, diventerà  per me responsabile morale di queste morti. Anche con l’articolo 18 ci sono stati tantissimi tentativi di licenziare  lavoratori che si opponevano al mancato rispetto delle normative vigenti. Ma ci sono stati anche tanti reintegri perché i giudici potevano valutare se il licenziamento era giusto o ingiusto, se il licenziamento nascondeva la volontà di colpire chi chiedeva il rispetto delle normative sulla Sicurezza che ‘appesantivano’ il lavoro. Il caso di Adria non è isolato. Con la cancellazione dell’articolo 18 si sta  cercando di eliminare i sindacati e le  tutele sui posti di lavoro, come sta capitando ai precari che non si possono esporre e manifestare il loro dissenso anche attraverso l’iscrizione ad un sindacato, I morti sui luoghi di lavoro non sono mai calati da quando il 1° gennaio 2008 ho aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro. Anzi,  sono addirittura  aumentati del 5,9% rispetto al 24 settembre di quell’anno e dell’8,6% rispetto al 24 settembre del 2013.   L’INAIL non dice bugie quando dice che c’è stato un forte calo in questi anni, ma  dimentica di precisare  che monitora  solo tra i propri assicurati e che non inserisce nel numero dei  morti sul lavoro quello dei  non  iscritti a questo istituto  o che  lavorano in nero. Le partite iva individuali sono diventate milioni e non sono assicurate all’INAIL, tanto per fare un esempio.  Lo scrivo da anni,  i morti sui luoghi di lavoro non sono mai calati,  si sono solo ‘trasferiti’ tra i precari, partite iva, lavoratori in nero e agricoltori. Chi nel parlamento ha uno spirito libero e ha  a cuore la salute, il benessere psicofisico di chi lavora dovrebbe riflettere molto su quello che si appresta a votare, se è favorevole all’abolizione dell’articolo 18.
Esiste anche la libertà di coscienza che, anzi, dovrebbe essere un obbligo morale, soprattutto da parte di chi ha preso i voti dei lavoratori.
Dopo sei anni di monitoraggio e lavoro volontario e libero da ogni vincolo, sento una grande stanchezza.  Stanco di lavorare senza risultato tante ore al giorno per far comprendere  questo fenomeno terribile e n crescita delle morti sul lavoro. Chiuderò l’ osservatorio il prossimo 31 dicembre, quando si compiranno sei anni completi di monitoraggio. Chiuderò  l’Osservatorio per ‘Indifferenza’. E’impossibile  in questo paese avere una voce libera e battersi contro gli interessi  subdoli che sono all’origine della tragedia ‘morti sul lavoro’. E’ come scalare una montagna a piedi scalzi .  

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Aggiungo la mia testimonianza alle parole di questo grande uomo, Carlo Soricelli, che ha curato (nella speranza che continui) con grande onestà e tenacia “l’Osservatorio Indipendente sui morti sul lavoro”, strumento che avrebbe dovuto sollecitare la sensibilità delle Istituzioni e delle persone di buona volontà. Come risaputo, la disoccupazione giovanile - soprattutto di laureati e diplomati – è diventata una tragedia nazionale. Dall’inizio dell’anno è partita la propaganda sulla “Garanzia Giovani”. Grandi finanziamenti stanno arrivando e si stanno disperdendo. Finanziamenti europei pagati dai cittadini italiani. La maggior parte di essi finiranno nelle casse di enti e agenzie che dovrebbero promuovere l’occupazione giovanile. Ma se non cresce la Domanda di lavoro, cioè la richiesta di personale da parte delle aziende, la disoccupazione rimarrà ai livelli attuali. Per far crescere la Domanda occorrono politiche adeguate, come sgravi fiscali per le aziende che operano onestamente nel mercato, guerra feroce alla corruzione e all’evasione fiscale, investimenti da parte della Pubblica Amministrazione come proposti da Luciano Gallino, incentivazione delle idee nuove. E invece si discute di art. 18, norma che in maniera residuale riguarda il mercato del lavoro in quanto per la maggior parte delle imprese italiane questo articolo dello Statuto dei Lavoratori non si applica. Art. 18 che, in forza delle ripetute controriforme (vedi per ultima quella della Foriero), è stato già abbondantemente violentato. Con l’abolizione di questa norma si vuole eliminare la possibilità di dissentire. Con le “tutele crescenti” si vuole escludere sul nascere la libertà di pensiero. Ritornando alla “Garanzia Giovani”, si scopre che la regione Emilia-Romagna, per definizione virtuosa come ha dimostrato il dimissionario Errani, ha inserito tra i progetti da finanziare il Servizio Civile. In altre parole per far crescere l’occupazione giovanile si finanzia con fondi europei il volontariato. Ad un giovane tra i 18 e i 29 anni che accetta di fare servizio civile verrà corrisposta la bellezza di 360 euro mensili, per 25 ore settimanali. L’attività dura sei mesi e non c’è alcuna possibilità di inserimento lavorativo. A fronte di somme stratosferiche elargite a sedicenti manager vediamo offrire volontariato al futuro della nostra società! Anche questa è insensibilità e indifferenza. Caro Carlo resisti, purtroppo bisogna scendere ancora più in basso per risalire. Mi scuso se non posso rivelare le mie generalità, ma per continuare la mia battaglia nelle Istituzioni, per difendere il lavoro come fondamento della dignità umana sono costretto a rimanere anonimo.

Anonimo ha detto...

io ho partita iva e sono iscritto all'inail,come è prassi