E’
su Facebook il servizio delle Biblioteche di Monzuno “Lo studio
dell'artista e l'atelier du peintre” a cura di Sandro Malossini,
Biblioteca Marri, Monzuno .
La
mostra via Facebook raccoglie 4 foto dello studio e 10 righe di
testo del curatore per ogni artista.
Il
link sottostante è quello dello studio d’artista del sassese
Maurizio Osti, uno degli espositori:
Questa
la nota di presentazione di MAURIZIO
OSTI a
cura di Sandro Malossini
Dopo aver lasciato lo studio di Maurizio Osti, una delle ultime volte che lo sono andato a trovare, pensavo a quale possibile immagine nella mia memoria poteva rappresentare la sintesi della visita al suo studio. Cosa rimaneva in me, come conoscenza visiva, del luogo dove Maurizio Osti ha allestito lo studio. E, forse complice il rapporto esistenziale che Maurizio Osti ha con la scrittura, con il segno grafico, mi è venuto spontaneo pensare al suo studio come ad un libro. Entrando, aprendo lo sguardo su tutto il grande ambiente si ha la sensazione di leggere il titolo di un libro, (indicazione sommaria del contenuto o suggerimento senza svelamento), su di una copertina che partecipa alla titolazione ma che prudentemente non svela nulla, si nasconde dietro il sommario, l'indice. L'ordine con il quale sono disposte ed archiviate le opere ,le grafiche e i materiali, sono capitoli che l'indice associa alle pagine, sono lo specchio di un percorso narrativo fatto di input legati tra loro, sono l'archivio visivo di più di quarant'anni di ricerca e sperimentazione. Ma un libro non può avere solo il titolo e l'indice, allora ecco che la presenza dell'artista e il suo operato diventano la scrittura sulle pagine che accolgono giorno dopo giorno le riflessioni, le sperimentazioni, le composizioni, gli elaborati, di un artista visivo. Adesso mi pare di capire, uscendo dallo studio di Maurizio Osti non ho fatto altro che chiudere il libro, pronto a riprenderlo ogni qual volta ritorno e leggerne sempre qualche pagina nuova.
Dopo aver lasciato lo studio di Maurizio Osti, una delle ultime volte che lo sono andato a trovare, pensavo a quale possibile immagine nella mia memoria poteva rappresentare la sintesi della visita al suo studio. Cosa rimaneva in me, come conoscenza visiva, del luogo dove Maurizio Osti ha allestito lo studio. E, forse complice il rapporto esistenziale che Maurizio Osti ha con la scrittura, con il segno grafico, mi è venuto spontaneo pensare al suo studio come ad un libro. Entrando, aprendo lo sguardo su tutto il grande ambiente si ha la sensazione di leggere il titolo di un libro, (indicazione sommaria del contenuto o suggerimento senza svelamento), su di una copertina che partecipa alla titolazione ma che prudentemente non svela nulla, si nasconde dietro il sommario, l'indice. L'ordine con il quale sono disposte ed archiviate le opere ,le grafiche e i materiali, sono capitoli che l'indice associa alle pagine, sono lo specchio di un percorso narrativo fatto di input legati tra loro, sono l'archivio visivo di più di quarant'anni di ricerca e sperimentazione. Ma un libro non può avere solo il titolo e l'indice, allora ecco che la presenza dell'artista e il suo operato diventano la scrittura sulle pagine che accolgono giorno dopo giorno le riflessioni, le sperimentazioni, le composizioni, gli elaborati, di un artista visivo. Adesso mi pare di capire, uscendo dallo studio di Maurizio Osti non ho fatto altro che chiudere il libro, pronto a riprenderlo ogni qual volta ritorno e leggerne sempre qualche pagina nuova.
Dichiarazione dell'artista,
"Parlare del mio nuovo studio di via San Pier Tommaso significa entrare inevitabilmente nel ‘trauma del trasloco’ che il cambiamento di spazio ha prodotto. Decidere ciò che doveva essere abbandonato e gettato, dal caos in cui mi trovavo precedentemente in via Mascarella e ciò che era bene conservare (facendo inevitabilmente errori), è stato il primo atto. Il secondo, quello di attraversare il lutto di questa separazione ed essere costretto a riguardare minuziosamente il passato ed obbligatoriamente essere risucchiato da questa archeologia del ri-scoprire anche le opere giovanili mai esposte. Rivedere una miriade di disegni, opere di grafica applicata, di grafica editoriale ed artistica e del travaglio quasi panico dell’immaginazione che ne conseguiva, per cercare di riordinarle in nuove scaffalature, cassettiere e scatole di camicie che si prestavano perfettamente per conservare la corrispondenza e comunicati stampa in formato A4, è stata una impresa titanica come ha detto il mio amico storico Pietro.
Il mio onnivoro desiderio espressivo ma anche conoscitivo espressione di un anelito utopico di un’arte totale, visionaria, dionisiaca, una sorta di misticismo laico che apriva la coscienza ad un sentimento oceanico mi ha portato a conservare una quantità enorme di materiali, costituendo di fatto una sorta di Studio Archivio.
Lo studio dunque mostra il trapasso verso ‘l’ordine di un nuovo inizio’. "
"Parlare del mio nuovo studio di via San Pier Tommaso significa entrare inevitabilmente nel ‘trauma del trasloco’ che il cambiamento di spazio ha prodotto. Decidere ciò che doveva essere abbandonato e gettato, dal caos in cui mi trovavo precedentemente in via Mascarella e ciò che era bene conservare (facendo inevitabilmente errori), è stato il primo atto. Il secondo, quello di attraversare il lutto di questa separazione ed essere costretto a riguardare minuziosamente il passato ed obbligatoriamente essere risucchiato da questa archeologia del ri-scoprire anche le opere giovanili mai esposte. Rivedere una miriade di disegni, opere di grafica applicata, di grafica editoriale ed artistica e del travaglio quasi panico dell’immaginazione che ne conseguiva, per cercare di riordinarle in nuove scaffalature, cassettiere e scatole di camicie che si prestavano perfettamente per conservare la corrispondenza e comunicati stampa in formato A4, è stata una impresa titanica come ha detto il mio amico storico Pietro.
Il mio onnivoro desiderio espressivo ma anche conoscitivo espressione di un anelito utopico di un’arte totale, visionaria, dionisiaca, una sorta di misticismo laico che apriva la coscienza ad un sentimento oceanico mi ha portato a conservare una quantità enorme di materiali, costituendo di fatto una sorta di Studio Archivio.
Lo studio dunque mostra il trapasso verso ‘l’ordine di un nuovo inizio’. "
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