Da
sin, Maggiore Diego Polio, Comandante
del
Nucleo Investigativo Carabinieri di
Bologna
e Maggiore Sabato Simonetti,
Comandante
della Compagnia Carabinieri di Vergato;
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Sono
234 i denunciati con l'accusa di falsità ideologica messa in atto al
fine di ottenere il permesso di soggiorno. Inoltre questa mattina i
Carabinieri di Vado hanno eseguito una misura cautelare in carcere a
carico di un italiano, ritenuto responsabile di uso di atto falso
e utilizzo di documenti contraffatti necessari per il
rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno.
L’indagine, condotta dai Carabinieri di Vado e dagli
altri reparti della Compagnia di Vergato, si è conclusa appunto con 234 persone denunciate, per lo più extracomunitari, perché ritenuti
responsabili di falsità ideologica commessa dal privato in atti
pubblici, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato,
favoreggiamento alla permanenza nello Stato Italiano dello straniero
clandestino, utilizzo di documenti contraffatti necessari per il
rilascio/ rinnovo del permesso di soggiorno.
L’indagine
ha avuto spunto da un’attività informativa e ha permesso di
individuare un cittadino italiano che svolgendo l’attività di
“consulente sindacale” per il disbrigo di pratiche attinenti
rapporti col Fisco e con l’INPS, aveva, in alcuni casi con la
connivenza di suoi clienti, comunicato fraudolentemente, a mezzo di
sistemi informatici, l’avvenuta instaurazione di numerosi rapporti
di lavoro subordinati, di fatto mai venuti ad esistere. Il sistema
utilizzato e la condotta posta in essere si è rilevata di disarmante
semplicità e nel contempo subdola e di non facile individuazione
perché messa in atto, da remoto, utilizzando canali di comunicazione
informatica. Come è noto, l’Istituto Nazionale di Previdenza
Sociale, nell’ambito dei progetti di facilitazione e trasparenza
dei rapporti con l’utenza, dal 2011 ha predisposto e attuato una
piattaforma informatizzata con la quale concede la possibilità ad
ogni cittadino di poter ottenere le credenziali di autenticazioni
informatiche e un PIN (Personal Identification Number) col quale,
senza presentarsi presso gli sportelli, può accedere ai servizi
offerti, avanzare richieste o effettuare comunicazioni obbligatorie o
non; tra queste vi è anche la possibilità, in qualità di datore di
lavoro, di denunciare/dichiarare l’assunzione di lavoratori
dipendenti per l’attivazione della posizione contributiva ed altro.
E’ proprio sfruttando indebitamente l’innovativa e vantaggiosa
piattaforma messa a disposizione dall’INPS che gli autori dei reati
accertati hanno operato. Il principale indagato, al fine di trattare
le pratiche di molti dei suoi clienti, ha avuto da loro il codice PIN
e utilizzandolo fraudolentemente ha formalizzato le assunzioni
di centinaia di soggetti (quali collaboratori domestici/badanti), in
maggioranza stranieri, in alcuni casi con la complicità del fittizio
datore di lavoro, nella stragrande maggioranza comunicando
l’assunzione dei lavoratori a carico di soggetti ignari. La messa
in scena dei contratti di lavori, poi, non era fine a se stessa, ma
era fatta a scopo di:
-
consentire ai soggetti extracomunitari di poter ottenere il rilascio
o il rinnovo del permesso/carta di soggiorno, ovvero domandare
l’ottenimento della cittadinanza;
-
richiedere e ottenere un’ingiusta indennità di disoccupazione a
cittadini italiani o extracomunitari;
-
documentare fraudolentemente il possesso dei requisiti necessari per
ottenere dei prestiti finanziari presto istituti di credito.
L’utilizzo
dei finti contratti di lavoro, quindi, ha indotto in errore alcuni
uffici della Questura, che hanno rilasciato o rinnovato
permessi/carta di soggiorno a soggetti che altrimenti non avrebbero
riunito i requisiti, come lo stesso INPS che è stato tratto in
inganno laddove ha erogato, per più soggetti, l’indennità di
disoccupazione per un ammontare di circa 500.000 euro.
Situazioni già singolarmente segnalate per la risoluzione ad
entrambe le Amministrazioni.
Si
è appurato, infine, che il principale indagato intascava, da ogni
finto lavoratore, fino a circa 1.000 euro e i 15 falsi datori di
lavoro conniventi, qualche centinaia di euro.
Si
è potuto accertare tali anomalie, spie di irregolari assunzione,
solo con accertamenti diretti e ciò ha permesso agli indagati di
passare inosservati, nelle loro illegali condotte, ai sistemi
informatici dell’Istituto di previdenza.
Dal Comando Provinciale Carabinieri Bologna
3 commenti:
Tutti ai lavori forzati a pane e acqua per ripagare quanto rubato.
Poi tutti a casa loro a calci nel sedere. (assieme all'italiano).
Chist’è ‘o paese d’o’ sfaccimm.
Ciao.
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