Sollecitato:
Stando
al rapporto della Fondazione Di Vittorio e di Tecnè l'indicatore che
misura l'equilibrio della distribuzione di redditi e ricchezza lo
scorso anno è salito da 141 a 143 punti nell'area che comprende
Trentino, Friuli e Veneto mentre per il Mezzogiorno è sceso da 72 a
71. Crolla inoltre la fiducia nella crescita futura: solo il 31%
pensa che la situazione migliorerà nei prossimi 12 mesi, contro il
44% nel 2015
Siamo
“un Paese in deficit
di
fiducia
e di futuro“.
In cui “gli ascensori
sociali
hanno smesso di funzionare e la povertà
ha sempre più i sintomi di una malattia cronica,
dalla quale è quasi impossibile uscire”. È la fotografia
dell’Italia che
emerge dal Rapporto 2016 sulla qualità dello sviluppo
realizzato dalla
Fondazione Giuseppe Di Vittorio e
da Tecnè.
Crescono, sia nella percezione sia nei dati, le disuguaglianze
economiche e la concentrazione della ricchezza. Specialmente nel
Mezzogiorno,
dove l’indice di equità
socio-economica
è la metà rispetto a quello che si registra nel Nord-Est.
In generale si è diffuso “un sentimento di pessimismo verso
il futuro” e “una crescente sfiducia economica”. I dati del
2016, secondo il rapporto, confermano “la relazione tra
crescita del disagio
e crescita delle disuguaglianze”. Che a sua volta “si
specchia in un Paese che ha perso fiducia nel futuro prossimo”: solo
il 31% degli italiani pensa che la situazione migliorerà nei
prossimi 12 mesi, contro il 44% del 2015. E se si guarda alla
situazione personale appena l’11% si attende un miglioramento.
L’indice
generale della qualità dello sviluppo, dal 2015 al 2016, è
sceso da 100 a 99,
con un peggioramento, in particolare, nel nord e nel centro. Ma
preoccupa di più il Sud, che non riesce a ridurre lo storico divario
rispetto al resto del Paese. Non a caso nel complesso le tre regioni
migliori, secondo i dati di Tecnè e Istat, sono il
Trentino Alto Adige
(136), il Friuli
Venezia Giulia
(113) e il Veneto
(112), mentre restano fanalini di coda, nell’ordine, Campania,
Sicilia e
Calabria.
Il divario però non riguarda solo il reddito
pro capite,
aspetto ben noto, ma anche la disuguaglianza
nella distribuzione di reddito e ricchezza. L’indice di
equità socio-economica,
infatti, nell’ultimo anno è salito da 141 a 143 punti per il
Nord-Est mentre è sceso da 72 a 71 per il Sud, ormai doppiato. Il
Nord Ovest flette di 3 punti e passa da 142 a 129, il centro da 123 a
120. Trentino (167 punti), Lombardia (152) ed Emilia Romagna (148)
sono le regioni di testa nella graduatoria dei territori più
virtuosi.
Per
capire a che livello sia la differenza di possibilità economiche tra
chi vive al Nord e i residenti del Sud basta guardare alcuni numeri:
il reddito equivalente corrispondente al 40%
delle famiglie con i redditi più bassi va al 24%
delle famiglie del nord-ovest, al 25%
di quelle del nord-est e al 34%
di quelle del centro mentre nel Mezzogiorno se lo deve spartire il
67%
dei nuclei. “Un dato drammatico
– chiosano gli autori del Rapporto – che mette in chiaro
quanto sia ampia e in crescita la forbice
economica”.
Sullo
sfondo, infine, c’è un crollo
generalizzato della fiducia riposta dagli italiani nel futuro e nella
crescita economica. Solo il 31% degli intervistati pensa che la
situazione migliorerà nei prossimi 12 mesi (era il 44% nel 2015) e
se si guarda alla situazione personale appena l’11% si attende un
miglioramento (era il 13% l’anno prima). Anche il lavoro è
percepito come instabile
e solo il 24% pensa che l’occupazione crescerà. Nel complesso
l’indice scende da 100 a 76. La fiducia, sottolinea il
rapporto, “è uno dei motori più importanti della crescita
economica, senza la quale non solo diventa difficile fare progetti
di vita, ma anche i consumi
e gli investimenti
tendono a comprimersi
o a dilatarsi in attesa di tempi migliori”.
3 commenti:
Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia sono due regioni a statuto speciale, sono autonome con i soldi degli altri, altro che equità socio-economica!
Questi eccelsi economisti hanno anche il coraggio di scrivere che tra 12 mesi la situazione economica sarà migliore di oggi, sì certo, lavoreremo anche un giorno in meno e guadagneremo di più!
Questi economisti vanno trasferiti a lavori socialmente utili e rimpiazzati con economisti indiani, che lavorano sul serio e costano la metà.
Ma quì in piddinia-berlusconia....
ad aprile col referendum, anche il Veneto diventerà Regione a Statuto Speciale
l'emilia romagna che Regione è?
L'emiliaromagna è una regione in cui alle ultime elezioni ha votato il 37.7% degli elettori, ma i polici eletti si tengono il 100% degli stipendi e il 100% dei vitalizi e si cuccano il 100% dei 13.607.000.000 € di spesa pubblica regionale.
Non votare non basta più, bisogna......
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