venerdì 9 ottobre 2009

Rifondazione Comunista su 'La cartiera Reno De Medici'

LE IRRESPONSABILITA’ DELLA RENO DE MEDICI

La situazione della Cartiera Reno de Medici è sotto gli occhi di tutti, di fronte ad una gravissima crisi l’unica risposta della dirigenza è stata la decisione di chiudere lo stabilimento di Marzabotto per colmare il calo di produzione.

A febbraio scorso gli operai con un picchetto permanente impedirono la messa in sicurezza dello stabilimento scongiurando nell‘immediato la prospettiva della chiusura definitiva della cartiera.

Successivamente le parti sociali ottennero, in cambio dello smantellamento del picchetto permanente, la garanzia da parte della proprietà che i macchinari non sarebbero stati trasferiti; nota di non poco conto è però che la proprietà riuscì a mettere in sicurezza lo stabilimento eliminando così gli ultimi costi di gestione.

Nel frattempo, avrebbe articolato un progetto per reintegrare parte dei dipendenti.

Già da allora Rifondazione Comunista si augurava che la vicenda Burgo fosse stata maestra, mentre oggi quello che era un’idea progettuale e diventato un progetto di massima: un “termovalorizzatore di rifiuti speciali da lavorazioni industriali”, la risposta più chiara alle nostre speranze.

Si ripropone la stessa dinamica, dopo aver posto i lavoratori in situazioni estremamente precarie si esce con un progetto – per ora di massima - che non sarà attuabile nel breve-medio periodo e quasi sicuramente non sarà attuabile per cause che non dipendo né dalle parti sociali e né dalla proprietà, scaricando ad altri la responsabilità di questa situazione.

Dato di non poco conto è che nell’accordo di cassa integrazione straordinaria non è posto nessun vincolo di vendita alla proprietà qualora vi fosse un acquirente concorrente o un progetto alternativo per l’area, quindi a questo punto i lavoratori e la cittadinanza sono ad un bivio che vede un termovalorizzatore o la provvidenza per le famiglie dei lavoratori RDM di Marzabotto.

Nota di non poco rilievo invece arriva da Borgo Mozzano dove la Lucart, del gruppo cartiere lucchesi, ha interrotto la procedura di valutazione di impatto ambientale e ritirato un progetto similare a quello del RDM per Marzabotto, accusando gli enti locali di grandi ostilità nei 6 anni già stracorsi dalla presentazione del progetto.

In realtà, tra i numerosi studi commissionati da vari comitati di cittadini e presentati come osservazioni nella procedura di Via, vi è uno studio che dimostrerebbe che impianti di questo tipo in quella vallata appenninica, morfologicamente molto simile alla valle del Reno, a causa della presenza di venti poco forti e non in grado di disperdere efficacemente gli inquinanti, questi ristagnerebbero a lungo nel fondo valle, con conseguenze ben immaginabili per la salute.

Vista l’esperienza già fatta, Rifondazione Comunista sensibilizza istituzioni, proprietà e parti sociali a trovare alternative concrete, con progetti attualizzabili nel breve periodo, altrimenti si corre il rischio di prestarsi a giochi che ad oggi hanno solo contribuito alla spaccatura delle nostre comunità.

Marzabotto, lì 09/10/09

Partito della Rifondazione Comunista

circolo di Marzabotto

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