giovedì 8 gennaio 2009

TURBOGAS

In merito al 'caso' Turbogas, l'assessore di Sasso Marconi Pierpaolo Lanzarini critica e risponde all'assessore della Provincia.
Gentile Assessore Rebaudengo,
francamente la lettura della Sua cortese risposta mi lascia un po' interdetto.
Al di là delle corrette osservazioni espresse dal Comitato No turbogas sull'inciso relativo alla mancanza di evidenze negative, mi stupisce che Lei, correttamente, riporti la funzione dell'Assessorato Regionale "quanto alla promozione di iniziative industriali, congrue rispetto alle esigenze occupazionali, ai fabbisogni del territorio, alle prospettive di sviluppo", senza però che questa affermazione accenda un minimo dubbio sul merito della faccenda.
Da quanto ho sempre saputo - e con questo spirito ho partecipato alla conferenza dei servizi della VIA per la proposta di centrale a Lama di Reno - proprio la procedura di VIA dovrebbe verificare, per casi come questo, la congruità rispetto al territorio.
Ma c'è un altro aspetto che mi sembra importante nella Sua affermazione e che temo non sia stato compreso appieno in tutta la sua significatività.
Come si valuta la congruenza rispetto alle prospettive di sviluppo di un territorio?
Le novemila firme (di cui una gran parte di cittadini di Sasso Marconi) pongono in discussione proprio il modello di sviluppo che la centrale rappresenta. Ci dicono che sul territorio questo tipo di intervento non risponde alle aspettative di un gran numero di persone.
Io non so se queste persone sono la maggioranza (anche se, vivendo in questi luoghi, il sentore è che la protesta abbia anche più seguito delle firme raccolte) dei cittadini interessati, sicuramente sono una parte sensibile e attenta che si è interrogata sulla direzione del nostro sviluppo e ne ha dato una valutazione negativa.
Gli impianti di modulazione come quello proposto (questo è parso di capire dalla non tanto chiara proposta progettuale), sono fatti per produrre energia elettrica, bruciando gas naturale, con una certa flessibilità. Flessibilità che permette loro di funzionare da poche ore/anno fino al full-time. Unico limite: il ricavo economico. Cioè il bilanciamento tra costi del gas e prezzo spuntabile sul mercato libero dell'energia elettrica.
Oppure, contratto con TERNA per l'accensione solo in caso di minaccia di black-out (forse qualche ora ogni lustro), ma questa ipotesi è stata scartata dal proponente.
Queste cose non le ha svelate un ambientalista integralista eco-talebano, ma un dirigente del Servizio Energia della Regione Emilia-Romagna.
Ora, par di capire che in Italia di Energia elettrica se ne produca a sufficienza (rapporto 2005-2007 dell'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas), anzi, in esubero, tanto da poter essere venduta "non episodicamente" all'estero. Al contrario, il Gas è vettore energetico critico, scarso in Italia, per l'approvvigionamento del quale vigono molte incertezze (vedere le vicende Russo-Ucraine di questi giorni per capire di che si tratta).
Il rischio è, Gentile Rebaudengo, che questa centrale vada a produrre energia elettrica per l'estero, consumando materia prima estera rara, quindi senza ricadute di "sviluppo" per la valle, ma sicuramente con molte ricadute sulla salute pubblica.
Con queste condizioni e prospettive, è molto difficile che si diffonda qui in zona la convinzione che questo impianto sia "congruo rispetto alle prospettive di sviluppo" di questo territorio.
Tutto il resto: accordi, protocolli di intesa, eccetera eccetera, non hanno fatto altro che avvelenare il clima sociale, facendo percepire l'amministrazione pubblica nel suo insieme schierata, se non a favore di una multinazionale, sicuramente a favore di un modello di sviluppo, che però, come dicevo prima, è proprio l'oggetto della contestazione.
Forse anche di questo dovremmo tenere conto nelle nostre valutazioni di congruità.
Con ossequi
Pierpaolo Lanzarini
Cittadino della Valle del Reno
Iscritto ai Verdi
Assessore all'Ambiente di Sasso Marconi
La risposta che ha motivato le osservazioni di Lanzarini:

Paolo A. Rebaudengo

Assessore Istruzione, Formazione, Lavoro.
Politiche per la sicurezza sul lavoro.






Caro Assessore Lanzarini,
ho letto la tua lettera aperta sulla conclusione, presso l'Assessorato al Lavoro della Provincia, della vertenza sindacale che ha coinvolto i lavoratori della Cartiera Burgo di Marzabotto.
Come sai la crisi delle cartiere ha avuto inizio diversi anni fa: abbiamo assistito a una progressiva riduzione dell'occupazione, in particolare nel territorio dell'Appennino. Per quanto riguarda la Burgo, i lavoratori con il 31 dicembre 2008 terminavano tutti gli ammortizzatori sociali "conservativi" (del posto di lavoro, nel senso del mantenimento del posto in organico alla impresa) disponibili, dopo due anni e mezzo di Cassa Integrazione Straordinaria (di cui per tutto il 2008 attraverso un provvedimento “in deroga” promosso dalla Regione). Nel frattempo, la cartiera non era più operativa, nè altri imprenditori del settore, stante appunto la crisi del settore, hanno dato la disponibilità o mostrato interesse a dare continuità a questa attività.

In organico alla Burgo erano rimasti in 27, un numero relativamente esiguo. Ma a ognuno di essi corrisponde una persona con i suoi bisogni economici e professionali e una famiglia.

In questi casi la Provincia è chiamata istituzionalmente a promuovere un accordo tra le organizzazini sindacali (RSU e sindacati di categoria) e la proprietà al fine di ridurre il più possibile i disagi economici (e non solo) conseguenti ai licenziamenti ( per i lavoratori interessati e le loro famiglie ma anche per il territorio). Le politiche pubbliche attive per il lavoro hanno appunto questa finalità: un sostegno al reddito, attraverso gli ammortizzatori sociali, interventi di formazione per la riqualificazione professionale e, soprattutto, la ricerca di alternative lavorative.

Per questo ultimo aspetto, come è avvenuto con esito positivo recentemente in altri casi nella nostra provincia, il ruolo dell'assessorato alle attività produttive della Regione è fondamentale quanto alla promozione di iniziative industriali, congrue rispetto alle esigenze occupazionali, ai fabbisogni del territorio, alle prospettive di sviluppo. Per la Burgo di Marzabotto già il 13 dicembre 2006 venne sottoscritto dalle parti sociali al Ministero dello Sviluppo Economico un protocollo d’intesa per la reindustrializzazione delle aree dello stabilimento. In seguito a tale Protocollo, Regione Emilia Romagna, Provincia di Bologna e Comune di Marzabotto promossero un progetto di riutilizzo dell’area industriale, formalizzato il 17 luglio 2008 nel Protocollo d’intesa con Dufenergy SPA per lo sviluppo di impianti di generazione elettrica di modulazione. Nel mese di agosto Dufenergy presentò un programma di investimento per la realizzazione di impianti di modulazione elettrica e di piccoli impianti fotovoltaici da realizzarsi nell’area dell’ex Cartiera Burgo, sottoposto alla procedura di VIA attualmente in corso; in data 16 settembre 2008 Regione Emilia Romagna, Comune di Marzabotto e Dufenergy SPA hanno siglato un verbale di intesa, nel quale Dufenergy esprimeva la disponibilità all’assunzione del personale dell’ex Cartiera Burgo, collocato in mobilità, per lo svolgimento delle attività dell’impianto di Marzabotto.
In concreto e coerentemente con tutto quanto precede, l’accordo sottoscritto in extremis il 30 dicembre scorso, con il sostegno di Provincia, Regione e Comune, consentirà a una parte dei lavoratori di accedere alla pensione di anzianità nel corso della permanenza in mobilità. Altri lavoratori, quelli che per età usufruiranno di un periodo ridotto di mobilità, troveranno periodi di occupazione per le attività legate al risanamento del sito; ai lavoratori collocati in mobilità Burgo pagherà una indennità di buonuscita.
L’accordo non dà affatto per scontato che l’iter autorizzativo per la costruzione dell’impianto progettato da Dufenergy si chiuda positivamente (seppure al momento non siano emersi elementi contrari); anzi prevede di attendere la conclusione dello stesso per poter formalizzare un atto tra OOSS e Dufenergy finalizzato alla rioccupazione (cui Dufenergy si è impegnata condizionatamente appunto alla conclusione positiva dell’iter). Infine l’accordo impegna le Istituzioni alla riqualificazione del personale per la loro ricollocazione (nell’impianto o altrove).
Nella speranza di averti fornito tutti i chiarimenti, disponibile comunque a ogni ulteriore approfondimento, ti invio i migliori auguri per l’anno appena iniziato.
Paolo Rebaudengo

1 commento:

gozzig ha detto...

Se solo penso che da Febbraio dello scorso anno era stata presentata dal sig Castaldi una valida alternativa al piano di risanamento dell'area ex cartiera burgo. Questo lo reputo scandaloso visto che non e' stato minimamente preso in considerazione dalla regione e dal comune di Marzabotto. Queto avrebbe evitato la costruzione di una centrale utile a gonfiare le tasche di pochi e danneggiare la salute di tante persone. Molti cittadini della valle del reno si ricorderanno di questo in sede elettorale.