Fotografie di Luigi Ottani. Un progetto di Roberta Biagiarelli e Luigi Ottani
È stata inaugurata ieri, martedì 16 dicembre, presso
il municipio di Marzabotto, la mostra fotografica Shooting in Sarajevo di Luigi Ottani, a cura di Roberta
Biagiarelli. L’esposizione è realizzata con il sostegno del Comitato regionale
per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, del Comune di Marzabotto,
dell’Associazione familiari vittime degli eccidi nazifascisti di Marzabotto e
dell’ANPI di Marzabotto.
In occasione dell’inaugurazione si è
svolta anche la presentazione del volume Shooting
in Sarajevo (Bottega Errante Edizioni, 2020), firmato da Roberta
Biagiarelli e Luigi Ottani, alla presenza della sindaca Valentina Cuppi e di
Valter Cardi, presidente del Comitato per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto.
La mostra, composta da immagini
tratte dal libro, propone un progetto che intreccia gli scatti originali di
Ottani, rielaborati in formato vintage Polaroid e volutamente invecchiati per
evocare l’idea di un reperto di guerra. Le fotografie sono accompagnate da
testi inediti curati da Roberta Biagiarelli e da contributi di alcune tra le
voci più autorevoli, in Italia e a livello internazionale, sul conflitto in
Bosnia ed Erzegovina.
Attraverso immagini e parole, Shooting in Sarajevo ricostruisce uno degli eventi più drammatici della fine del Novecento europeo: l’assedio di Sarajevo, iniziato il 5 aprile 1992 e concluso il 29 febbraio 1996, il più lungo della storia europea recente. In 1.425 giorni di isolamento la città contò migliaia di morti e centinaia di migliaia di feriti e profughi. Molte vittime furono colpite dai cecchini che dominavano la città dall’alto. Proprio da quelle postazioni Luigi Ottani ha scelto di fotografare la Sarajevo di oggi, ritraendo cittadini e cittadine mentre attraversano, ignari, le strade della loro città, assumendo un punto di vista fortemente evocativo.
La mostra resterà visitabile fino al 31 marzo 2026. Al termine
dell’esposizione le fotografie saranno donate alle scuole del territorio, che
durante il periodo di apertura svolgeranno attività didattiche dedicate ai temi
dell’assedio, dell’educazione alla pace e alla cittadinanza, anche attraverso
visite guidate e incontri con gli autori.
«Sarajevo, vista dalle montagne che
la circondano, appare come sul palmo di una mano, in tutta la sua bellezza e
vulnerabilità», spiega Roberta Biagiarelli. «Da lì si comprende quanto sia
stato facile uccidere. Le fotografie di Luigi, incorniciate nel formato vintage
Polaroid e segnate dal mirino accanto al soggetto, restituiscono l’attimo
sospeso tra la vita e la morte. Visitando le postazioni dei cecchini insieme ai
sopravvissuti all’assedio, è emersa con forza la consapevolezza di quanto
ciascuno fosse stato, a sua insaputa, un bersaglio».
3 commenti:
Con tutto il rispetto doveroso per l'accaduto in quegli anni, il comune di Marzabotto come sempre fa qualcosa solo ricordando eventi luttuosi o legati all'eccidio. Non fa mai nulla per il presente e tantomeno per il futuro. Poi si interrogano sul fatto che a Marzabotto non decolla nulla .
Ottima osservazione!
Concordo con Lei
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