Riceviamo:
Lavoratori
in allarme, i sindacati chiedono un incontro. L'azienda ha 280
dipendenti a Gaggio Montano
“Non
è un business strategico per il nostro futuro da leader delle
tecnologie sanitarie”. Con queste parole ieri l’ad della
multinazionale olandese Philips, Frans van Houten, ha annunciato la
futura vendita del settore dei casalinghi che comprende anche la
bolognese Saeco, comprata nel 2009.
L’azienda, che ha 280 dipendenti a Gaggio Montano e produce macchine da caffè automatiche, è uno dei più grossi insediamenti produttivi dell’appennino e ha già subito in passato varie fasi di ristrutturazione e tagli. Fra tutte, quella dell’inverno 2015-2016, iniziata con la dichiarazione di 243 esuberi da parte dell’azienda, proseguita con settimane di scioperi e proteste davanti alla fabbrica di via della Torretta e finita con circa 250 uscite incentivate e la cessione di uno stabilimento, che hanno sensibilmente ridotto la produzione. Nel 2019 la Saeco ha prodotto circa 130mila macchine da caffè, un anno positivo per gli standard raggiunti dopo la riorganizzazione, anche se in passato, con 900 dipendenti, si sono superate le 200mila macchine all’anno.
Ora Philips annuncia un nuovo cambio di strategia per l’azienda, una presenza storica per Gaggio Montano. Presentando i risultati economici del 2019 (con ricavi in crescita del 4% a 19,5 miliardi di euro e un utile da 1,2 miliardi), von Houten ha annunciato che il gruppo costituirà una società a parte per gli elettrodomestici e i casalinghi, che comprendono anche le macchine da caffè. Un settore che nel complesso ha assicurato ricavi per 2,3 miliardi nel 2019 e verrà appunto separato dal resto della multinazionale in vista di una futura vendita, un processo che dovrebbe richiedere fra i 12 e i 18 mesi. “Il business degli elettrodomestici ha contribuito in modo significativo allo sviluppo di Philips – ha detto il manager – ma non è una scelta strategica per il nostro futuro come leader delle tecnologie sanitarie, poiché scegliamo di concentrarci ulteriormente sul settore sanitario e di investire su salute dei consumatori e assistenza sanitaria professionale”.
L’azienda, che ha 280 dipendenti a Gaggio Montano e produce macchine da caffè automatiche, è uno dei più grossi insediamenti produttivi dell’appennino e ha già subito in passato varie fasi di ristrutturazione e tagli. Fra tutte, quella dell’inverno 2015-2016, iniziata con la dichiarazione di 243 esuberi da parte dell’azienda, proseguita con settimane di scioperi e proteste davanti alla fabbrica di via della Torretta e finita con circa 250 uscite incentivate e la cessione di uno stabilimento, che hanno sensibilmente ridotto la produzione. Nel 2019 la Saeco ha prodotto circa 130mila macchine da caffè, un anno positivo per gli standard raggiunti dopo la riorganizzazione, anche se in passato, con 900 dipendenti, si sono superate le 200mila macchine all’anno.
Ora Philips annuncia un nuovo cambio di strategia per l’azienda, una presenza storica per Gaggio Montano. Presentando i risultati economici del 2019 (con ricavi in crescita del 4% a 19,5 miliardi di euro e un utile da 1,2 miliardi), von Houten ha annunciato che il gruppo costituirà una società a parte per gli elettrodomestici e i casalinghi, che comprendono anche le macchine da caffè. Un settore che nel complesso ha assicurato ricavi per 2,3 miliardi nel 2019 e verrà appunto separato dal resto della multinazionale in vista di una futura vendita, un processo che dovrebbe richiedere fra i 12 e i 18 mesi. “Il business degli elettrodomestici ha contribuito in modo significativo allo sviluppo di Philips – ha detto il manager – ma non è una scelta strategica per il nostro futuro come leader delle tecnologie sanitarie, poiché scegliamo di concentrarci ulteriormente sul settore sanitario e di investire su salute dei consumatori e assistenza sanitaria professionale”.
A sindacati e ai dipendenti la novità è stata annunciata ieri con una mail inviata dai dirigenti italiani del gruppo. “Abbiamo immediatamente chiesto un incontro all’azienda – spiega Marino Mazzini, della Fim Cisl – Vogliamo capire le ricadute dell’operazione sull’azienda, che è in utile e sta producendo. Siamo preoccupati”. “I lavoratori sono preoccupati, perché già in passato hanno subito riorganizzazioni – aggiunge Caterina Bilotti, della Fiom Cgil – Vediamo come verrà gestita l’operazione”.
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