Prezzi di liquidazione ridicoli: albicocche 35-40 cent/chilo; pesche
20-25; nettarine 25-30; susine estive circa 20-25.
di
Barbara Bertuzzi
Ai
danni da cimice sulle drupacee si sommano adesso quelli dei listini
di liquidazione. Proprio così, quei frutti freschi, sani e salubri,
arrivati sullo scaffale dopo una stagione agricola nera, verranno
liquidati con due spiccioli non prima della fine dell’anno o
addirittura entro giugno 2020. «Stimiamo una perdita media di 3.000
– 4.000 euro a ettaro in Emilia-Romagna, con quotazioni che si
attestano sui 35-40 cent/chilo per le albicocche; 20-25 cent per le
pesche; 25-30 per le nettarine e circa 20-25 per le susine.
Evidentemente le strutture di conferimento non hanno svolto bene il
compito a loro attribuito, che va dalla regolazione della produzione
alla strategia di marketing. Come fermare ora gli abbattimenti dei
frutteti? Ma ciò pare non interessare neppure a chi
sfila
per l’ambiente», osserva il vicepresidente dei frutticoltori di
Confagricoltura Emilia Romagna, Nicola Servadei, che produce drupacee
nel Ravennate.
Punta
il dito contro chi, per anni, non ha saputo aggiustare il tiro il
presidente regionale dei frutticoltori, Albano Bergami: «Conosciamo
il colpevole: la pessima gestione organizzativa e commerciale di
tutto il comparto delle drupacee. Va rivisto completamente il sistema
attuale perché
risultano
fallimentari sia le scelte varietali che la programmazione
dell’offerta quali-quantitativa, come mettere al primo posto la
shelf life-conservabilità invece della bontà del prodotto. Abbiamo
solo due possibilità, la prima – avverte – è regolare l’offerta
a livello europeo, obiettivo difficilmente raggiungibile nel breve
periodo; la seconda, seguire l’esempio di alcune iniziative portate
avanti nei comparti più vicini (mele e kiwi), dove le operazioni di
maggiore successo vengono gestite da uno o più soggetti commerciali,
che partendo dall’individuazione di varietà
corrispondenti
alle esigenze dei consumatori e quindi dei mercati, controllano e
regolano tutti i passaggi della filiera, dalla produzione del
materiale vegetale alla commercializzazione, attraverso la
costituzione di Club Varietali».
Alberto
Mazzoni, vicepresidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, si
sofferma sulla necessità di difendere le produzioni del territorio,
che sono le uniche davvero sostenibili per l’ambiente: «Vogliamo
tutti un’agricoltura dagli alti standard qualitativi, però poi
chiediamo ai produttori di
lavorare
per 20 centesimi al chilo, ampiamente al di sotto dei costi di
produzione. Servono soluzioni dal campo alla trasformazione e vanno
ricercate nell’ambito della filiera; occorre una nuova
progettualità anche per il prodotto destinato all’industria».
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