domenica 5 marzo 2017

Aggressioni e insulti su treni e bus, la denuncia delle lavoratrici.

I sindacati porteranno lunedì, in un assemblea, le testimonianze delle colleghe vittime durante il lavoro nei trasporti. Viani(Cgil): "Fare denuncia? E' considerato tempo di lavoro"

Richiesto
 
Le donne che lavorano nel settore dei trasporti, a bordo dei treni o dei bus, sono spesso oggetto di aggressioni sia verbali che fisiche. Un tema che i sindacati avevano già sollevato a Bologna in occasione dell'ultima Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e che nei prossimi giorni, in vista dell'8 marzo, sarà al centro di un'assemblea organizzata da Cgil, Cisl e Uil in stazione centrale. In particolare, prenderanno parola alcune donne vittime di violenza durante il proprio lavoro, per raccontare le esperienze vissute. L'appuntamento è per lunedì.
"Molte donne testimonieranno le loro difficoltà a vivere e lavorare nelle ferrovie", spiega Giuseppina Morolli della Uil: si parla di "violenze verbali, ma anche di vere e proprie violenze fisiche e maltrattamenti. E' un tema molto sentito dal personale femminile che lavora sia sui treni che sui mezzi del trasporto pubblico locale". E' un argomento che "come ferroviere ci tocca molto", conferma Loretta Viani della Filt-Cgil: "Tutto il personale 'front line' femminile subisce violenze e discriminazioni molto dirette nel momento in cui si presenta con l'uniforme o la divisa di fronte al cliente".
Anche una "banale" richiesta di vedere il biglietto può creare problemi: il fatto di trovarsi di fronte una donna "autorizza tutti gli insulti possibili" e il tema delle aggressioni "è all'ordine del giorno", afferma la sindacalista. "Spesso ti senti dire- continua Viani- che te la sei andata a cercare se a mezzanotte sei andata a chiedere il biglietto, ma sei pagata proprio per fare quello". Viani fa l'esempio di una capotreno a cui tempo fa "misero le mani addosso due volte", a bordo: in seguito la donna ha tentato di tornare sui treni, ma alla fine ha dovuto cambiare mansione.
E' uno dei casi che probabilmente verra' raccontato nell'assemblea, ma alla donna protagonista di questa vicenda "ci sono voluti degli anni prima di riuscire a raccontare pubblicamente la cosa", spiega Viani. Gli stessi problemi si registrano anche sui bus, con vittime le donne che lavorano come autiste o controllori. Una di loro fu "aggredita al capolinea" circa un anno e mezzo fa, racconta Viani, ma lunedì "molto probabilmente non se la sentirà di venire a parlare", perché per riuscirci "ci vuole molto coraggio".
In base ai dati del 2014 e del 2015, le aggressioni ai danni del personale in servizio sui treni dell'Emilia-Romagna sono una cinquantina all'anno. In nove casi su dieci la vittima risulta essere donna, "ma secondo noi non è un dato attendibilissimo", afferma Tullia Bevilacqua dell'Ugl, sottolineando che "gli uomini tendono a denunciare di più" anche perché il tempo utilizzato per fare denuncia "non è considerato tempo di lavoro". E visto che spesso a fine turno le donne devono correre a casa o dai bambini, spesso gli insulti subiti "te li tieni", conferma Viani. Inoltre, va considerato che "il numero di donne capotreno è molto inferiore rispetto a quello degli uomini", conclude Viani.



3 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo è un chiaro esempio di informazione autocensurata, "consigliata" a tutti i media dai gestori della corretta linea politica-sociale UE globalista.

"le donne sono spesso oggetto di aggressioni sia verbali che fisiche, sono vittime di violenza durante il proprio lavoro, le donne testimoniano le loro difficoltà a vivere e lavorare nelle ferrovie, le donne parlano di "violenze verbali, ma anche di vere e proprie violenze fisiche e maltrattamenti....

MA DA PARTE DI CHI ?
Non si può sapere, no? Una minima statistica, no? Verboten! Che ipocrisia! Quasi tutti omertosi e contenti di lasciare le proprie donne vittime delle violenze di "ignoti"!



Anonimo ha detto...

Una situazione assolutamente inaccettabile, che va meglio conosciuta e contro cui in ogni caso si debbono prendere provvedimenti immediati. Ad esempio, pattuglie di 2 persone per richiedere i biglietti, come sull'autobus.

Cesare Zecca ha detto...

I kompagni si accorgono che i "gioiosi fratelli, le ricchezze, i doni e opportunità, i pagatori di pensione" ci allietano anche sui mezzi pubblici.

Le kompagne femministe quelle per cui la brutalità di kulture altre è sempre migliore, colorata, esuberante e funky rispetta a quella vostra, di piccoli borghesi inferiori, razzisti italiani maschilisti fascioleghisti.


Poi i zeloti collaboratori della frantumazione sociale si accorgono di qualche problemuccio.
Chissà quando esploderanno in aria o verranno macellati, per l'azione di qualche amabile fratello islamico, ad esempio.
Però l'accoglienza senza se e senza ma, i diritti alla kasa, il mondo è di tutti e altre idiozie del genere.

Già.