venerdì 29 maggio 2015

Nel numero di 'partecipate', rifugio dei politici trombati, l’Emilia supera il Sud.


Un lettore ha inviato per la pubblicazione questo articolo del Corriere di Bologna: 

Ne avrà di che tagliare il presidente della Regione Stefano Bonaccini dopo aver promesso in campagna elettorale di dimezzare le società partecipate. Perché secondo il rapporto della Uil sui costi della politica, l’Emilia-Romagna è la regione con il maggior numero di consiglieri di amministrazione in società partecipate di enti locali e territoriali: 4.789 incarichi, distribuiti ad altrettanti membri di cda in società, consorzi, enti e Fondazioni. Una massa critica che supera da sola i consiglieri delle società partecipate pubbliche di tutto il Sud Italia. Tutte le regioni meridionali messe insieme, infatti, si fermano a 4.684 consiglieri. In Emilia-Romagna la consistenza relativa di partecipate e controllate sul totale del numero delle società è pari al 10% (contro il 18,6% in Lombardia e il 10,1% in Veneto).
«Sono dati interessanti che segnalano un fenomeno da analizzare», osserva prudente Salvatore Vassallo, ex deputato del Pd e professore di Scienza politica all’Università di Bologna, chiamato da viale Aldo Moro a dirigere un team di ricercatori con il compito di studiare la macchina organizzativa della Regione e individuare margini di razionalizzazione. Vassallo non nasconde la perplessità di fronte a quel 4.789 che è il numero totale di consiglieri in tutta l’Emilia-Romagna. «È un numero straordinariamente elevato — osserva il Democratico — che potrebbe indicare una patologia nel sistema delle partecipate, ma questo potrò dirlo solo al termine della mia ricerca». Il dato appare sproporzionato se confrontato con quello della Toscana, che ha sempre avuto un sistema di società in house simile a quello adottato in Emilia- Romagna ma ha «soltanto» 779 consiglieri. «D’altro canto, senza voler sminuire il problema — prosegue Vassallo — va detto che le società emilianoromagnole, secondo i dati della Corte dei Conti, hanno una incidenza per la spesa di personale sul costo della produzione più basso di qualsiasi altra regione, il più basso quoziente di indebitamento, il più alto valore complessivo della produzione per abitante». Quel numero dunque, secondo il politologo, potrebbe dipendere dal fatto che l’Emilia-Romagna, più delle altre Regioni. ha affidato servizi pubblici a multiutility con grandi volumi di fatturato: «Allora dobbiamo chiederci se avrebbe senso affidare invece al mercato quei servizi».
Se i numeri hanno bisogno di ulteriori interpretazioni, un dato però è evidente: «Che i cda siano stati in Italia un cimitero per gli elefanti della politica, dove parcheggiare fuoriusciti e nominati, è un fenomeno diffuso — riconosce Vassallo — se questo sia accaduto anche in Emilia-Romagna non ho ancora sufficienti elementi per dirlo. Ma sicuramente questi dati sono indizi preoccupanti su cui dobbiamo riflettere ». Chi non ha bisogno di ulteriori approfondimenti, invece, sono gli esponenti del Movimento 5 Stelle Massimo Bugani e Silvia Piccinini, rispettivamente consigliere comunale e consigliera regionale, che parlano di un quadro «scandaloso ». «Queste società — scrivono i due grillini in una nota — non sono altro che un poltronificio per politici trombati nelle varie tornate elettorali». Bugani e Piccinini se la prendono soprattutto con Bologna Fiere: «Nel cda ci sono 12 consiglieri che percepiscono 129 mila euro a testa ogni anno, capite tutti che in questa terra c’è qualcosa che non va». L’Emilia-Romagna è stata per anni la regione del buon governo: «Ora e’ solo un lontano ricordo» concludono i 5 Stelle.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

L'Emilia-Romagna è stata terra di buon governo negli anni in cui tutto, o quasi, era in mano a cosa pubblica. Molto, ma molto, più di oggi!
Attualmente, invece, sono molte le partecipate (anche se sarebbe interessante capire quanto incidono realmente i costi dei CdA), ma molti servizi sono stati esternalizzati: global service per la gestione dell'impiantistica, della manutenzione stradale, dell'emergenza neve, mense scolastiche, ecc. Tutti servizi presi in carico da aziende private pure o da cooperative, soprattutto le seconde.
Per la gioia di quelli che vogliono eliminare in toto le partecipate, e non solo i CdA, è opportuno ricordare che tutto quello che sarò privatizzato andrà in mano ai soliti noti e, come ci insegna l'esperienza, la qualità dei servizi andrà peggiorando.
Un esempio vicino a noi? Il servizio di manutenzione strade e verde pubblico del Comune di Casalecchio, a differenza di quanto accade a Sasso Marconi, è stato esternalizzato: abbiamo avuto modo di vedere cos'è accaduto in quel territorio con l'emergenza neve.

Anonimo ha detto...

Perchè cosa trovate di strano nel fatto che l'ex sindaco di casaleccchio dopo un lungo periodo di onorata edificazione di casaleccchio da parte delle coop costruttrici di destra, di centro, (di sinistra non ce ne sono più)..poi come se fosse naturale, come se niente fosse, gli viene affidato il ruolo di direttore di legacoop, non mi pare di avere visto rivolte e barricate, tutti avete acconsentito alla sua nomina, siete tutti responsabili!!!

Anonimo ha detto...

Il commentatore delle 14.48 sfonda la porta del ridicolo. Con quali strumenti, di grazia, chi non era d'accordo avrebbe potuto opporsi alla nomina del Gamberini Simone, allineatissimo e non brillante ex sindaco di Casalecchio, a direttore di Legacoop? Gli saremmo tutti grati inoltre se facesse i nomi delle cooperative edificatrici di destra e di centro (sic!) delle quali evidentemente e' a conoscenza e anche degli importi degli appalti che si sarebbero aggiudicati a Casalecchio, dato che a conoscenza di tutti noi e ad onore del buon senso chi si e' ingrassato con la cementificazione di Casalecchio sono cooperative e imprese di colore ben noto: rosso e rosa!

Anonimo ha detto...

...e intanto il ponte sul Reno dell'Asse attrezzato rimane sconsolatamente senza new jersey a protezione dai salti di corsia e la nuova porrettana e il casello di Borgonuovo esistono solo sulla carta.