mercoledì 14 marzo 2012

La Regione torni a sostenere l’Istituto Ramazzini e il Centro Maltoni, abbandonati a se stessi. Lo chiede il consigliere regionale Favia.




“La Regione Emilia-Romagna ha alcuni tesori, che brillano più all’estero che in Italia. Del resto, nessuno è profeta in patria. Due esempi virtuosi sono l’Istituto Ramazzini di Bologna e il Centro Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni di Bentivoglio,” sostiene Giovanni Favia, Consigliere Regionale del Movimento 5 Stelle . “L’Onlus Ramazzini conta oltre 22.000 soci ed è impegnato, da oltre vent’anni, nella lotta contro il cancro e contro le malattie ambientali. I suoi studi sono riconosciuti come di assoluto valore ed è grazie ai primi risultati del suo fondatore, Cesare Maltoni , se pochi giorni fa Eternit è stata condannata per le malattie provocate dal contatto con l’asbesto, relazione che prima d’allora nessuno aveva provato. Purtroppo i finanziamenti all’Istituto sono crollati, mettendo in pericolo un’attività importantissima. Sino al 2007, la Regione Emilia-Romagna, attraverso il sistema sanitario nazionale e gli Ospedali di Bologna, aveva contribuito alla istituzione e al finanziamento del Centro di Ricerca di Bentivoglio (fino al 1997), in seguito il supporto delle attività è avvenuto attraverso ARPA-ER ed è continuato fino al 2006, con contributi che hanno superato i 7 milioni di euro. Poi più, praticamente, nulla. Dall’oggi al domani i ricercatori sono stati abbandonati. Gli studi degli Istituti, sempre più interessanti, ma anche scomodi , forse hanno infastidito qualcuno. Famoso quello sulla nocività dell’Aspartame, il dolcificante ‘light’ che invade tanti prodotti sul
mercato, proprio del 2007 che ne denunciava una possibile cancerogenità.
Lo studio era proprio del 2007,” ricorda Favia . “Successivamente la mancanza di contributi regionali ha portato il Centro di Ricerca ad una riduzione dell’organico che è passato da più di 50 unità nel 2000 a
circa 15 unità nel 2012. Questi e altri esempi di ricerca di successo,” conclude Favia, “vanno sostenuti al massimo per garantire un miglior futuro alla nostra comunità. Non possiamo permetterci di perdere simili
esempi di ricerca indipendente e svincolata dai poteri delle grandi compagnie farmaceutiche, alimentari o petrolifere.”




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