mercoledì 5 gennaio 2011

Le 'sassate' di Zunarelli

Romano Zunarelli, un agricoltore di Monte Sole da tempo tempo impegnato nella difesa del lavoro dei campi quale balurado della difesa dell'ambiente, scrive:

Riflessioni a seguito del convegno di San Martino a Rio Maggiore del 11/11/2010

AGRICOLTURA COLLINARE E MONTANA

La lettura del titolo del dibattito, “Agricoltura collinare e montana”, denota un tema dal tono aulico e dal sapore bucolico ma difetta, nella realtà, di un sostanziale aggettivo che ne completerebbe il corrente significato accostandolo ad una realtà tristemente acquisita: “Agricoltura violentata nelle colline e montagne bolognesi”.

A compiere tale misfatto, oltre l’incuria dissennata dell’uomo, è stata l’immissione artificiosa della fauna selvatica, già assente da svariati secoli, e quindi è giunta l’ora di togliere ogni paravento di ipocrisia su questa ultraventennale anomalia.

La prima cosa da fare, impellente e giusta, è la rottamazione dei politici e dei pubblici amministratori responsabili di tale disastro in atto da tanti anni a danno della montagna, di chi vi abita e la gestisce. Sarebbe opportuno che venissero sostituiti da chi vive e lavora sul territorio, certamente più informato e sensibile alle varie problematiche della vita agreste.

Queste nuove leve, al contrario dei rottamati, saprebbero con certezza come e cosa fare a vantaggio del patrimonio montano, peculiarità insostituibile per l’intero Paese; senza subire interferenze da parte dei burocrati che hanno prodotto nel tempo solo danneggiamenti e rovine per l’uomo che lavora la terra.

Sono percorso da brividi ogni volta che penso, in vista di prossime eventuali elezioni politiche anticipate, a certi personaggi come alcuni ex sindaci, assessori provinciali e regionali, presidenti di comunità montane (finalmente in buona parte chiuse perché inutili e dispendiose, come ho sempre documentato e denunciato), che potrebbero venire nuovamente riciclati e candidati. Sarebbe veramente la fine per tutto il nostro mondo agricolo e turistico di collina e montagna. Quegli stessi personaggi che hanno manifestato la loro assoluta incompetenza rivelando altresì la propria malafede, come emerge dai piani di contenimento della fauna selvatica, rivelatisi inutili e controproducenti, in quanto gli ungulati si sono riprodotti con ancora maggiore intensità, decuplicando la propria presenza.

D’altro canto come si può riporre fiducia in soggetti che disertano i convegni, le manifestazioni, gli incontri per il timore di scontrarsi con il contadino cui è stato impedito di coltivare la propria terra.

Un’ultima ineluttabile considerazione mi assale costantemente: se l’uomo continuerà, perché costretto, a scendere a valle, la montagna non solo ne soffrirà tantissimo, ma si determinerà un processo talmente involutivo da divenire irreversibile.

Così come le mamme che persero i loro figli nelle terribili guerre del secolo scorso, le colline e le montagne, abbandonate dagli stessi figli che per millenni ne hanno curato e resi fertili i terreni, si sgretoleranno irrimediabilmente. Processo, questo, in corso già da alcuni decenni. La montagna stessa rovinerà a valle, provocando immani catastrofi.

C’è una legge, valida ma scarsamente applicata, che persegue l’obiettivo del recupero e della valorizzazione delle terre incolte, abbandonate o coltivate insufficientemente, offrendo ai giovani l’opportunità di essere assunti con specifici provvedimenti per l'occupazione giovanile e che sostanzialmente dice di incentivare l'impiego straordinario dei giovani in attività agricole, svolte come imprese individuali o associate, cooperative o consorzi.

Determina anche, questa stessa legge, i finanziamenti di programmi regionali di lavoro produttivo per opere e servizi socialmente utili con particolare riferimento al settore.

Inoltre, nell’incoraggiare l'accesso dei giovani alla coltivazione della terra, promuove la costituzione di cooperative di produzione e lavoro in possesso purché abbiano determinati requisiti (quelli previsti dall'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.601).

Infine, tale legge, intende realizzare piani di formazione professionale finalizzati alle prospettive generali di sviluppo del territorio e del comparto agricolo in particolare.

Perché si legifera a favore degli agricoltori, vecchi e nuovi, ma poi si resta al palo? Meno chiacchiere e più fatti! Probabilmente occorre più umiltà per ascoltare gli agricoltori che sono i veri e fattivi protagonisti della situazione.

Ma c’è da chiedersi: si può nutrire ancora quella legittima aspettativa appesa ad una così esile speranza?


Romano Zunarelli

ungulatialpotere@alice.it

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