venerdì 22 ottobre 2010

Il comandante partigiano Lupo fu ucciso da un portaordini tedesco.


Il comandante della Brigata partigiana Stella Rossa, Mario Musolesi, (nella foto) nome di battaglia Lupo, fu ucciso dal portaordini tedesco Hurt Wolfle in un corpo a corpo in cui il comandante ebbe la peggio. Lo ha chiarito l’avvocato Andrea Speranzoni, incaricato di rappresentare la parte civile al processo di La Spezia a carico dei militari tedeschi che parteciparono agli eccidi dell’autunno ’44 a Marzabotto, durante un incontro pubblico per la presentazione del volume ‘Il massacro - Guerra ai civili a Monte Sole’, tratto dagli atti del processo di La Spezia e da numerose altre documentazioni. Alla presentazione hanno partecipato anche gli autori, gli storici Luca Baldissara e Paolo Pezzino. L’avvocato ha precisato che la vicenda è stata ricordata nella testimonianza del comandante tedesco Wilfried Zesegebrent, in una sua testimonianza alla procura militare di La Spezia nel 2004 e riportata anche nel libro scritto dai reduci tedeschi della sedicesima divisione dal titolo ‘Nello stesso posto, nella stessa direzione’ pubblicato a Monaco di Baviera nel 1994. Il legale ha raccontato anche come avvenne lo scontro in cui il Lupo perdette la vita. Il portaordini Hurt Wolfle stava scendendo da Cadotto diretto a Rioveggio quando intercettò il comandante partigiano. Ne seguì uno scontro corpo a corpo in cui ognuno, a distanza ravvicinata, si toglieva dal riparo e sparava per poi ritornare velocemente nel riparo. In questa tecnica di combattimento il portaordini era particolarmente abile ed ebbe la meglio. A dare credibilità alle testimonianze che imputano a Wolfle l’uccisione in combattimento del comandante partigiano, vi è il fatto che poche settimane dopo lo scontro, al portaordini fu conferita l’onorificenza de ‘La fibbia’ che veniva assegnata a chi si era comportato in modo particolarmente valoroso nel corpo a corpo o che, sempre a corpo a corpo, aveva portato a termine una azione rilevante. Durante lo stesso incontro di presentazione è stato sottolineato come a vestire la divisa tedesca nei tragici giorni dell’eccidio di Monte Sole, vi fossero anche degli italiani. I militari italiani che servivano nell’esercito tedesco erano quelli che, fatti prigionieri dopo l’8 settembre e internati in Germania, accettarono di continuare a combattere con i tedeschi. Si tratta di circa un 15 % degli 800.000 catturati dai tedeschi. Quindi oltre 100.000 uomini. Per questa ragione è molto probabile che alcuni di questi fossero a Monte Sole. Di certo si sa di due che parteciparono allo scontro di Rasiglio di Sasso Marconi. Scontro che si concluse con i tristi avvenimenti al cavalcavia di Casalecchio.

Carmela Gardini dell’Anpi ha ricordato i tragici eccidi che si perpetrarono a Sasso Marconi durante l’occupazione tedesca: le uccisioni per rappresaglia di Rio Conco, dei civili di Rasiglio con il martirio don Ruggero Ruggeri, i rastrellati uccisi a Casa Suore di Mongardino, e quella del campo di smistamento di Colle Ameno, dove rimasero vittime anche numerosi abitanti di Marzabotto


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