mercoledì 2 giugno 2021

Di didattica a distanza al 50 %, un'ingiusta discriminazione per gli studenti

Il consigliere regionale Marco Mastacchi: “Attivarsi già da ora per programmare con ogni mezzo una riapertura sicura e totale al prossimo inizio di anno scolastico”.  



di Letizia Rostagno

 

Le scuole chiudono alla fine di questa settimana, o meglio chiude quel che resta della scuola, visto che in Emilia-Romagna, mentre ristoranti, palestre, piscine, esercizi commerciali, etc., hanno riaperto o stanno per farlo, la scuola é rimasta in modalità DAD al 50% nonostante non sia dimostrato che la permanenza degli alunni negli ambienti scolastici abbia fatto registrare un aumento dei contagi superiore a quello che si registra per ogni altra attività che pure è permessa.  

La ripresa dell'anno scolastico a gennaio è stata accompagnata dalla presentazione in Assemblea Legislativa di un report statistico sulla povertà minorile che, causa la pandemia in concomitanza con altri fattori, attestava al 15,8 % il rischio di povertà dei minori. Fatto che, inutile dirlo, si trasforma facilmente anche in povertà educativa e abbandono scolastico.  

E poi c´è la Didattica a Distanza, che è al suo secondo anno scolastico e che alla povertà educativa ha dato una bella mano. Dopo due anni, conosciamo meglio il virus e conosciamo meglio anche la DAD, abbastanza per dire che i danni che sta causando alle nuove generazioni sono e saranno importanti sia a livello emotivo che per la perdita di conoscenze.  

Tra i ragazzi costretti alla Didattica a Distanza al 100% con sporadiche riduzioni al 50% si sono registrati: aumento dell’abbandono scolastico, tentativi di suicidio, atti di autolesionismo e disturbi dell’alimentazione.  

Ad oggi nella regione Emilia-Romagna, nonostante le numerose riaperture, rimangono confinati dietro uno schermo circa 40.000 ragazzi tra i 14 e i 18 anni ai quali vanno aggiunti gli Universitari della provincia di Bologna. Una vera e propria discriminazione che ha suscitato la reazione anche del Ministro dell'Istruzione Bianchi che, in visita a Ravenna il 15 maggio, è parso stupito e amareggiato nell'apprendere della prosecuzione della chiusura delle scuole in regione.  

A lui certo non sfugge la gravità che rappresenta la perdita di tanti giorni di apprendimento in presenza e di quanto penalizzi la qualità dell'insegnamento e di tutto ciò che significa anche in termini di condivisione di spazi e di relazioni personali. 

L’Emilia-Romagna vanta, insieme a Campania, Puglia e Umbria, il triste primato delle chiusure scolastiche e gli alunni sembrano essere gli unici a dover subire un ingiusto protocollo che li considera, anche in zona arancione, come i soli contatti stretti nonostante l'obbligo di distanziamento e dell'uso della mascherina e li costringe in quarantena a differenza dei lavoratori e perfino degli insegnanti che si trovano in condizioni analoghe. 

Al Capo I, punto 1 dei 20 principi del pilastro europeo dei diritti sociali si afferma: “Ogni persona ha diritto a un'istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentono di partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni nel mercato del lavoro. 

La mancanza di attenzione rivolta alle nuove generazioni è preoccupante ed è indubbio che il contrasto alla sempre più dilagante povertà educativa tra i minori necessiti di un’azione immediata per il bene del futuro di tutti.  

É necessario mettere in atto rapidamente tutte le misure indispensabili per svolgere le lezioni in sicurezza e in presenza, per ogni ordine e grado di istruzione, svincolando il diritto all’istruzione da altre contingenze, ora e soprattutto nel prossimo anno scolastico.  

É indispensabile attivarsi già da quest’anno per rigettare l’uso prolungato e indiscriminato della DAD come strumento di insegnamento in quanto inefficace, svilente per gli insegnanti, discriminatorio per gli studenti provenienti da famiglie fragili e lesivo nei confronti degli alunni con disabilità o difficoltà di apprendimento.  

A distanza di due anni e dopo due inizi di anno scolastico che ci hanno colti totalmente e ´ingenuamente´ impreparati nonostante le conoscenze acquisite sul virus, far pagare ancora ai ragazzi il prezzo dell'incompetenza e della superficialità degli adulti è immorale e disfattista. Significa pregiudicare il futuro di una nazione.  

 Se e quanto la Regione sia consapevole di quanto esposto e se intenda attivarsi immediatamente per garantire, fin da subito e fino all’ultimo giorno di questo anno scolastico, la scuola in presenza, visto anche l’andamento dei contagi che evidenzia un calo considerevole nella fascia 0-18 anni, è il primo interrogativo del Consigliere Mastacchi.  

Il secondo, e più importante, è se non ritenga opportuno adoperarsi subito, mettendo in atto un piano di sanificazione dell’aria sia nelle scuole che sui mezzi di trasporto, per proteggere i cittadini da contagi involontari, al fine di poter garantire per tutta l’Emilia-Romagna e per i prossimi anni scolastici, che la scuola diventi un luogo sicuro per lo svolgimento dell’attività didattica e che sia l’ultima a chiudere e la prima a riaprire e non il contrario .

 

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