domenica 24 novembre 2019

Diventare mamma in Appennino, senza punti nascita: ”Nove mesi di angoscia”

La voce delle gestanti che vivono in paesi di montagna privati dei punti nascita

Dubbio sollecita la pubblicazione di questo bell'articolo di Bologna Today

"Se ci fosse qualche complicanza il rischio è quello di partorire in ambulanza. E' una situazione assurda, paradossale,  che viene presa sotto gamba e mette a rischio due vite, quella della mamma e del bambino. Molte trascorrono nove mesi con l'ansia che possa accadere qualcosa all'improvviso, e solo perché siamo in montagna e hanno deciso di togliere i punti nascita. La situazione si commenta da sola".
Questa è l'opinione generale di molte donne residenti in Appennino, che a BolognaToday hanno espresso tutta la preoccupazione per la loro salute e quella dei piccoli che portano in grembo.
A poco infatti, fino ad adesso sono valse le lunghe prese di posizione di comitati, cittadini e istituzioni dopo la chiusura di numerosi punti nascita, come quello di Porretta Terme, che "nel bene o nel male - sottolineano le mamme - era un punto di riferimento". Chi partorisce prima del previsto, ha un'emergenza o un problema improvviso infatti, viene caricata in ambulanza e trasferita al primo pronto soccorso a Bologna.
Se il travaglio della donna è in atto, l'ambulanza genericamente non può superare i 50 chilometri all'ora, e il tempo per raggiungere il primo pronto soccorso è di circa di un'ora e un quarto. Questa è la situazione che ha dovuto affrontare Benedetta Palmieri, che la scorsa settimana ha partorito in ambulanza: "A me è andata bene - spiega a BolognaToday - ma non si può pensare di agire solo quando qualcosa andrà male, non si può sperare che tutti i parti vadano bene prima di prendere provvedimenti perché si rischia la vita. E non è normale che gli operatori sanitari debbano addossarsi la responsabilità di fermare il mezzo di soccorso e farti partorire dove capita. Spero che non ricapiti a nessuna quanto accaduto a me, ed è necessario che le istituzioni prendano una posizione chiara e forte su questo argomento". 
Perla Bortolotti, 32 anni, abita a Porretta Terme. E' in attesa del terzo figlio e partorirà domani: "Vivendo qui e sentendo anche gli ultimi avvenimenti è normale che tutte siamo un pò agitate - commenta a BolognaToday - La strada da fare prima di arrivare in ospedale è tanta.Sono in attesa del terzo figlio, e se dovessi partorire improvvisamente non ci impiegherei delle ore. Ho dovuto programmare il  parto per diabete gestazionale, ma con questa situazione anche se ci fosse stato il punto nascita a Porretta mi avrebbero trasferito all'ospedale Maggiore perché non mi avrebbero fatto partorire. Se dovessero rimetterlo spero che sia almeno attrezzato per le prime emergenze. Stiamo parlando di vite di donne, di mamme e bambini. C'è un po di rabbia per tutto questo, e per stare completamente tranquilla ho scelto di farmi seguire da due ginecologi, uno a Vergato e uno a Bologna, anche perché a Bologna fanno visite complete  ogni volta. Ho deciso di essere seguita in due ospedali per maggiore sicurezza... è normale tutto questo?".
Erica Albertazzi, 34 anni, è in attesa del primo figlio e abita a pochi chilometri dal Lago di Suviano, sopra Porretta Terme: "Sono alla 38esima settimana di gravidanza, quindi quasi al termine - sottolinea a BolognaToday -  Sono stata presa in carico dall'ospedale Maggiore la settimana scorsa, ho una gravidanza regolare ma mi han detto che al primo sintomo di contrazioni, se non mi sentissi bene o se mi si dovessero rompere le acque devo subito partire e andare in ospedale facendomi un'ora e mezza di macchina, o farmi caricare in ambulanza. In queste settimana una sta sempre in allerta. Personalmente ho la fortuna di avere anche casa a Bologna, quindi se non mi dovessi sentire bene so dove andare subito, ma sapere di avere un punto nascita più vicino psicologicamente aiuterebbe tantissimo. La cosa migliore sarebbe quello di fare a Porretta non solo un punto nascite, ma anche un piccolo reparto per poter affrontare tutte le  possibili emergenze. I corsi pre parto e l'assistenza c'è, ma è in visto del parto che sale l'ansia e la preoccupazione". 
Della stessa opinione Giulia Casadei, 32 anni, in attesa del primo figlio e residente in località Silla, a Gaggio Montano: "Sono originaria di Forlì ed è inutile negare che con mio marito abbiamo pensato anche di ritrasferisci lì per partorire con più tranquillità. Alla fine siamo rimasti a Silla, perché non era fattibile. Sono alla prima gravidanza e sono abbastanza tranquilla nonostante il diabete gestazionale, ma dover andare a partorire al Maggiore, in un ospedale nel quale sono stata solo due volte, per aprire la cartella e parlare con anestesista, mette un po di ansia. La verità è che avere un punto nascite a Porretta, in grado di gestire un cesareo o un'emergenza aiuterebbe tutte le future mamme, e spero che non si attenda qualche tragedia prima di prendere i dovuti provvedimenti".





3 commenti:

Anonimo ha detto...

Queste toccanti e a volte drammatiche testimonianze si commentano da sole: un'isola di incivilta' nella civile Emilia-Romagna. Lo capiscono tutti, tranne gli amministratori regionali! E aggiungo che se anche subito prima delle elezioni cambiassero qualcosa, niente potra' cambiare il passato e risarcire tutte quelle madri alle quali la gravidanza e' stata fatta vivere come un'angoscia per lunghissimi mesi.

Anonimo ha detto...

La " sostituzione etnica " voluta dalla sinistra asservita a Bruxelles, passa anche per rendere oltremodo complicata la maternità, scoraggiando le donne dal fare figli. E i bambini che ci sono già ? Bibbiano docet ! Tutta la mia solidarietà a quelle mamme che vivono la gravidanza in uno stato di ansia che si riverbera sul feto .

Anonimo ha detto...

Lo spostamento forzato delle persone presso i grossi centri vicini è previsto dai trattati ONU, solo così riusciranno a dare servizi alla persona spendendo poco, naturalmente chi vive nei centri abitati montani dovrà adattarsi o spostarsi, altrimenti dovrà soffrire per accedere ai servizi lontani. Per vivere in appennino le persone dovranno arrivare ad avere un livello di solidarietà interpersonale fuori dal comune, le persone dovranno cercarsi, non escludere, non isolare, non additare, non discriminare chi non è "parente"(questo in particolare modo riguarda gli uomini e le donne che sono nelle istituzioni e che viaggiano ad un metro da terra). Comunque bisognerà pensare ad una economia agricola libera dai vincoli stupidi che stanno facendo chiudere tutto e tutti, se un mondo si RITIRA, un altro mondo deve esser lasciato libero di NASCERE.