domenica 26 novembre 2017

La mela Rosa Romana dell'Appennino al vaglio dei ricercatori dell'Università di Bologna


Il professor Sansavini
Il progetto per l 'associazione e marchio della Mela Rosa Romana dell'Appennino procede a grandi passi. Il professor Silviero Sansavini dell'Università di Bologna, cui fa capo, ha inviato un documento di sintesi del lavoro svolto e delle possibili iniziative per procedere al raggiungimento dell'obiettivo. I dottori Gregori e Buscaroli con Sansavini stanno individuando e valutando le varietà di Rosa romana reperite su esemplari storici di melo nelle zone di Riola, Porretta, Gaggio Montano, Castel di Casio e San Benedetto Val di Sambro effettuando confronti con i cloni di varie rose della pianura bolognese. Per ora i tre ricercatori hanno certezze solo di tre varietà; la rosa romana, la rosa romana gentile e la rosa nostrana. Per la parte biotecnologica il professor Dondini e la dottoressa Alessandri hanno prelevato le foglie per le analisi del DNA di una trentina di alberi di siti distinti: le analisi con i marcatori molecolari e le relative comparazioni saranno rese note appena disponibili.

Il gruppo ha già individuato altre possibili ricerche e ambiti di studio che vanno dalle valutazioni sul succo di mela e dei possibili mixage varietali, alle valutazioni degli aromi dei polifenoli e dei micronutrienti presenti nella varie Rose e infine al coinvolgimento di un economista esperto di marketing per la registrazione e promozione del marchio, le possibili azioni di mercato e il coordinamento della filiera. Il professor Sansavini non ha mancato di sottolineare quanto l'entusiasmo e l'impegno del gruppo di operatori dell'Appennino, estimatori della Rosa Romana, abbiano convinto il gruppo di ricercatori dell'Università ad aiutarli, concludendo comunque che servirà un grosso lavoro di squadra per far recuperare valore e redditività alla Mela Rosa e ai potenziali nuovi impianti di Rosa nell'Appennino.

Contini e Carboni mostrano il succo di Rosa Romana.
Fra gli operatori locali c'è molta attenzione e speranza. Punti di riferimento organizzativo e aggregativo, Antonio Contini e Antonio Carboni di Riola che, con convinzione e determinazione, continuano il lavoro sulla importante novità, ripetendo sempre che questa idea è partita da una intuizione del compianto Pietro Vicinelli, che ha saputo per primo convincere tanti della validità del recupero di questo frutto dall'aroma e dal sapore inconfondibili. Egli seppe anche iniziare la produzione del succo di Mela Rosa, recandosi personalmente in Trentino dove esperienze del genere erano state fatte su altre specie di mele. “Proprio nel solco del suo grande entusiasmo continuiamo,” ha detto Contini, “ sicuri di raggiungere grandi obiettivi con risvolto economici interessanti. Stiamo preparando un prossimo convegno cui inviteremo l'assessore regionale di riferimento, operatori bancari e i 150 amici che già con Vicinelli, avevano manifestato interesse per l'iniziativa. In quella sede speriamo di ottenere risposte concrete su possibili sostegni al nostro lavoro. Noi ce la stiamo mettendo tutta, “ ha concluso.

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