Lunghissime liste di attesa, pronto soccorso allo stremo, medici di medicina generale assenti in molte aree: le criticità di un sistema sanitario in crisi nel Rapporto civico sulla salute di Cittadinanzattiva
Terminata l’emergenza
pandemica, i cittadini si trovano a fare i conti più di prima con lunghissime
liste di attesa, pronto soccorso allo stremo, medici di medicina generale
assenti in molte aree. Aumenta, così, il ricorso alla spesa privata, se le
condizioni economiche dei singoli lo permettono. Mentre per molte cittadine e
molti cittadini l’attesa si è trasformata in rinuncia. Sono le
tante urgenze sanità che Cittadinanzattiva fotografa nel Rapporto
civico sulla salute 2023, presentato oggi a Roma presso il Ministero della
Salute. (Qui il Rapporto completo)
Quest’anno il Rapporto
viene diffuso all’interno di una giornata più generale, dal titolo “Urgenza
sanità”, un primo momento pubblico della mobilitazione permanente promossa
da Cittadinanzattiva a difesa del Servizio Sanitario Nazionale. Dopo la
presentazione del Rapporto, dalle ore 14:00, gli attivisti dell’organizzazione
provenienti da numerose regioni scenderanno in piazza davanti al Ministero per
manifestare le urgenze sanitarie dei loro territori. Altre iniziative si
svolgeranno a livello locale anche nei prossimi giorni.
Rapporto civico sulla
salute, ancora troppe criticità
Il Rapporto civico
sulla salute, alla seconda edizione, integra i dati provenienti dalle 14.272
segnalazioni dei cittadini, giunte nel corso del 2022 alle sedi locali e ai
servizi PIT Salute di Cittadinanzattiva, con dati provenienti da fonti
istituzionali, accademici o della ricerca.
Due anni per una
mammografia di screening, tre mesi per un intervento per tumore all’utero che
andava effettuato entro un mese, due mesi per una visita specialistica
ginecologica urgente da fissare entro 72 ore, sempre due mesi per una
visita di controllo cardiologica da effettuare entro 10 giorni: sono alcuni
esempi di tempi di attesa segnalati dai cittadini, che lamentano anche disfunzioni
nei servizi di accesso e prenotazione, ad esempio determinati dal mancato
rispetto dei codici di priorità, difficoltà a contattare il Cup, impossibilità
a prenotare per liste d’attesa bloccate.
Foto Pixabay |
Accanto ai mai risolti problemi generali di liste di attesa e accesso alle prestazioni (che raccolgono quasi una segnalazione su tre, 29.6%), i cittadini denunciano carenze in tutti e tre gli ambiti dell’assistenza sanitaria, ossia quella ospedaliera (15,8%), quella territoriale (14,8) e l’area della prevenzione (15,2%).
Al quinto posto la
sicurezza delle cure (8,5%). Seguono le segnalazioni su accesso
alle informazioni e documentazioni (4,5%), assistenza previdenziale (2,8%),
umanizzazione e relazione con operatori sanitari (2,6%), spesa privata e ticket
elevati (1,7%) e assistenza protesica e integrativa (1,4%). A
crescere rispetto al 2021, sono soprattutto le problematiche che
riguardano l’accesso alle prestazioni (+5.8%) e quelle legate
all’assistenza in ospedale (+4,4%).
Per quanto riguarda
il Pronto Soccorso, le segnalazioni più ricorrenti
riguardano: eccessiva attesa per effettuare o completare il triage (18,9%)
pronto soccorso affollato (15,4%), carente
informazione al paziente o al familiare (9,8%), mancanza di
posti letto in reparto per il ricovero (9,2%), mancanza del personale
medico (8,7%), pazienti in sedia a rotelle o in barella lungo i
corridoi per ore/giorni (7,5%).
Una nuova indagine su
10mila professionisti
10mila operatori
sanitari, appartenenti a venti categorie professionali, hanno partecipato alla
prima indagine condotta da Cittadinanzattiva, in collaborazione con FNOPI e FNO
TSRM e PSTRP, con l’obiettivo di sondare le motivazioni dei professionisti a
restare o lasciare il SSN.
Oltre il 46% afferma di
essere soddisfatto del proprio percorso professionale,
ma non altrettanto del proprio ambiente di lavoro che stimola
poco o niente la realizzazione personale (per il 42,6%) e la crescita
professionale (48,5%). Oltre il 40% dichiara di avere carichi di lavoro
insostenibili e uno su tre non riesce affatto a bilanciare i tempi
lavorativi con quelli della vita privata.
Inoltre, il 31,6% denuncia
di essere stato vittima, negli ultimi tre anni, di aggressione (verbale
o fisica) da parte degli utenti, il 20,7% da parte di un proprio
superiore e il 18,4% da parte di colleghi. E l’assenza nel
posto di lavoro di un punto di ascolto psicologico è lamentata
in particolare dal 65,9% degli intervistati.
Nonostante queste
difficoltà, però, i professionisti sanitari credono fermamente nel valore del
SSN e nella salute come bene pubblico: la maggioranza si sente orgogliosa di
contribuire personalmente a dare risposta ai bisogni sociali e sanitari del
cittadino (66,9%) e quindi di poter contribuire al benessere della comunità
(71,6%). Soprattutto, la maggioranza (83,5%) crede che ogni persona
debba avere diritto alle cure di cui ha bisogno indipendentemente dalla gravità
delle patologie o dal costo delle cure.
Gli interpellati,
però, si dividono a metà tra chi sente di essere parte di un sistema che
garantisce cure sanitarie a tutti i cittadini indipendentemente dalla loro
condizione economica e sociale (46,9%) e chi non ci crede (53,1%), e
praticamente solo uno su due si sente parte di un’organizzazione che tutela
l’interesse pubblico (52,1%) e l’equità sociale (47,9%).
3 commenti:
E' tutto stato pianificato, ma non è finito, tutto ritornerà perchè state santificando i vostri carnefici.
basta FABBRIANI PUBBLICARE commenti demenziali come quello delle 14:58. NON SERVONO A NULLA.
Personalmente mi chiedo cosa possono fare/pretendere i nostri Sindaci e/o loro delegati per la salute degli abitanti dei rispettivi comuni.
Ci chiamino in pubblica assemblea, ci informino, chiedano a noi aiuti concreti.
grazie
...di ben so: vaciapairàt !
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