Nel decreto sostegni, chi ha prodotto più di quanto consumato (e quindi ha venduto energia pulita extra) ora dovrà restituire i soldi allo Stato. La rabbia di agricoltori e allevatori
di Lillo Montalto Monella
Le brutte notizie per Paolo Rodaro, imprenditore agricolo, sono arrivate via PEC il mese scorso. Con il Gestore Servizi Energetici gli comunica che i suoi impianti fotovoltaici rientrano nel perimetro del decreto sostegni ter.
Lo Stato ha stabilito che se un'azienda con determinati impianti alimentati a rinnovabili ha venduto energia all'attuale prezzo di mercato, 10 volte superiore rispetto a quello medio degli ultimi 10 anni, dovrà ridare i soldi indietro.
Tradotto: da ottobre, dovrà restituire oltre 100mila euro.
"Siccome i 100mila euro sono già stati spesi per compensare le minori vendite e il problema delle siccità che stiamo abbiamo avuto quest'anno, dice Rodaro, non devo fare altro che chiedere in banca un ulteriore mutuo da 100mila euro per restituire i soldi che lo Stato mi chiede".
La stesa pec è arrivata lo stesso giorno ad un'azienda cerealicola di Manzano. In un mese nero in cui è stato quasi del tutto perso il raccolto di orzo e frumento.
La stessa PEC è arrivata anche a chi ha investito sull'idroelettrico prima del 2010 come scelta strategica. Industrie come la Fantoni dovranno restituire i tre quarti delle entrate derivanti dalle vendita in rete di questa energia. Costi extra che si aggiungono alla tassa straordinaria sugli extraprofitti che colpisce tutti i produttori per finanziare gli aiuti alle famiglie.
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