sabato 4 settembre 2010

Le poesie di Pietro Ceneri

COLLINE

Scorie di un’opera grande

rimanenze di un plastico curato

ne’ monti, ne’ piano

ne’ signore, ne’ comode:

solo gobbe di terra

che un ieri lontano

un uomo già morto ha amato.

Ora una mano pietosa

vi chiude gli spazi

perché i boschi vi velino

la luce del sole,

perché non v’accorgiate

del riso beffardo

di chi sa che la vostra agonia

vi fa confondere

la rogna

con il prurito d’amore,

il crescere dell’erba a primavera

con il frutto di un parto,

l’appiattirsi lebbroso della terra

con il calco di un corpo,

il cadere delle pietre stanche di reggere un tetto,

con il rumore di un’opera nuova,

e perché ieri madri

non v’accorgiate

che oggi siete solo

rifugio sicuro

del randagio

che va a morire.

Il tema è l’abbandono delle colline che appare come un distacco definitivo e senza rimpianto da parte dell’uomo ( solo un uomo già morto ha amato).

Ora le colline possono solo contare sulla pietà di un bosco che infittisce perché incontrollato e il velo di verde impedisce loro di valutare le ferite profonde, la derisione e le allucinazioni di cui sono vittime e di rendersi conto di essere divenute solo un cimitero per cani ( ieri madri , oggi rifugio dei randagi che vanno a morire).

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