domenica 31 agosto 2008

Marzabotto, Turbogas




La centrale Turbogas, che si progetta di realizzare nell’area di Lama di Reno lasciata libera dalla Cartiera Burgo, divide tutti: cittadini, tecnici e anche la maggioranza politica del paese che vede Rifondazione Comunista e partito Democratico su posizioni diverse e condividono la responsabilità amministrativa come ‘separati in casa’.


Procediamo per ordine: un nutrito gruppo di residenti di Lama di Reno si è subito schierato per il ‘no-Turbogas’; ha iniziato, con la determinazione dei crociati, una raccolta di forme, rivolgendosi anche a tutte le comunità dei dintorni di Lama di Reno e ha raggiunto ben circa 1400 sottoscrizioni. Altrettanto numerosi coloro che non escludono la possibilità di accettare la presenza della centrale Turbogas, poiché avrebbe una attività limitata nell’arco dell’anno ai momenti in cui vi è una richiesta di energia superiore alle possibilità ordinarie. La richiesta di questi ultimi è quella di avere il conforto di uno studio ambientale che assicuri un impatto contenuto entro i limiti e non pregiudichi la salute dei residenti. A tal proposito, accusano i componenti del comitato ‘No Turbogas’ di avere un ‘no’ preconcetto e di ‘giocare sporco’ diffondendo notizie allarmiste al solo scopo di fare terrorismo psicologico. Passiamo alle posizioni tecniche che dovrebbero dare indicazioni inequivocabili. Mentre il fisico dell’atmosfera del Cnr Marco Cervino, pur precisando che mancano elementi per dare un giudizio preciso, ha dichiarato che una centrale come quella di Lama di Reno inquina come 5 mila auto che percorrono ciascuna 10.000 chilometri, a condizione che funzioni 24 ore su 24, lo studio di impatto ambientale, già giunto a Marzabotto, precisa che i valori del CO (ossido di carbonio) sono inferiori di oltre due ordini di grandezza ai limiti normativi attuali; Nox (ossidi di azoto) (il problema ritenuto principale) sono circa 10 volte inferiori ai limiti di legge. Arriviamo nel settore politico. Da parte della maggioranza PD non si nasconde che si guarda al progetto con molta attenzione anche perché, oltre al servizio energetico, si recupererebbero alcune decine dei posti di lavoro persi per la chiusura della cartiera Burgo, si precisa: "cerchiamo altri elementi tecnici per andare al confronto con la cittadinanza previsto per il prossimo 6 settembre, con argomentazioni vere, concrete e documentate". Affonda invece il coltello Dante Franchi, di Rifondazione (nella foto): "In questo momento si poteva certamente considerare la realizzazione di impianti per la produzione di energia con fonti rinnovabili. Con il combustibile ‘metano’ diamo ai russi il rubinetto del nostro rifornimento energetico e agli svizzeri la chiave della produzione". In merito alla grande divisione, Franchi propone di risolverla con un referendum popolare.

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