Confagricoltura: “ I distretti delle colture sementiere e agroindustriali, il granaio regionale: fino a 6.000 euro di danni a ettaro per i seminativi e 32.000 euro/ha per frutteti e vigneti. Gravi ripercussioni su scorte, strutture e macchinari. Incalcolabile il danno dei dissesti».
di Barbara Bertuzzi
Da
due settimane l’Emilia-Romagna è travolta da piogge, grandine e inondazioni, con
pesanti ricadute sull’agricoltura e sugli ecosistemi
più produttivi. La situazione sta peggiorando di ora in ora e porterà a nuove
criticità idrauliche e idrogeologiche.
Intanto si fa la prima conta dei danni nelle aree
già alluvionate o soggette a ristagno idrico, in particolare nel Bolognese (tracimazione
dell’Idice e del Quaderna), tra Imola, Conselice e Massa Lombarda (il Sillaro);
nel Faentino (Senio e Sintria; Lamone e Marzeno); nel Ferrarese, la
tracimazione del canale Scorsuro alle porte della città e quella della chiusa
Cardinala sul torrente Idice, che ha causato l’allagamento di un
migliaio di ettari ad Argenta e Campotto
con perdite del 100%, infine nel Forlivese su una superficie coltivata di circa
20 ettari.
La
stima di Confagricoltura Emilia Romagna è fino a 6.000 euro a ettaro di danni per
i seminativi (grano, orzo, mais, soia, girasole, erba medica, colture orticole
e sementiere) e 32.000 euro a ettaro per frutteti, vigneti e oliveti, inclusi raccolti persi
e costo dei reimpianti. Il calcolo non comprende però le ripercussioni su
scorte, strutture, macchinari e neanche le anticipazioni di liquidità
finalizzate a far ripartire l’attività. Da rilevare inoltre la sospensione
delle operazioni colturali, tra cui i trapianti del pomodoro da industria,
l’impossibilità a effettuare i trattamenti fitosanitari che aumenterà il
rischio di fitopatie e la mancanza di foraggio per l’alimentazione delle bovine
da latte.
Solo nella Bassa
Romagna, in provincia di Ravenna, il conto agricolo delle inondazioni supera i
200 milioni di euro. Sono finiti sott’acqua e sono ancora coperti da uno strato
di limo, argilla e sabbia, circa 1.800 ettari a Conselice e 1.500 ettari a
Villanova e Boncellino di Bagnacavallo. L’ondata di
fango ha invaso i frutteti (peschi, albicocchi, susini e peri), le vigne del
Trebbiano e quelle del tipico Bursòn come pure il distretto delle colture da
seme.
Incalcolabili sono, al momento, i danni provocati dalle
frane in montagna e in collina. Servono centinaia di migliaia di euro ad
azienda per il ripristino e la messa in sicurezza nei comuni martoriati dai
dissesti. Si tratta di oltre mille ettari coltivati nel
territorio che si estende dalla Romagna Faentina (Faenza,
Castel Bolognese, Solarolo, Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme), a Modigliana, Dovadola e Predappio (FC), un’area prevalentemente
frutticola, vitivinicola e olivicola. Si registrano
smottamenti in Appennino anche nelle province di Modena, Bologna e Imola, nella
valle del Santerno.
Ad
aggravare lo scenario si sono aggiunte le violente grandinate dei giorni scorsi,
dal capoluogo emiliano (in Valsamoggia e a Castel Maggiore), alla Romagna al
Cesenate (in special modo a San Vittore, Borgo Paglia, Madonna
Dell’Ulivo, Bertinoro, Montiano e Longiano).
Marcello Bonvicini,
presidente regionale di Confagricoltura, auspica «un decreto-legge speciale per
dare pieno sostegno alla popolazione e alle imprese, rischiamo di perdere un
patrimonio agricolo unico, in pianura e nell’alta collina», dice abbracciando
la linea della Regione e del Governatore Bonaccini.
Il
presidente nazionale Massimiliano Giansanti ha portato all’attenzione
del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, la situazione
dell’Emilia Romagna: «L’ondata di maltempo richiede interventi straordinari. Non si tratta di una questione che riguarda
esclusivamente l’Emilia Romagna, ma ci pone di fronte alla necessità di attuare
interventi urgenti per ristorare i danni e per evitare che i cambiamenti
climatici in atto compromettano ulteriormente la produttività delle aziende
agricole e l’economia di interi territori».
Nessun commento:
Posta un commento