di Roberto Giusti
Gli sguardi di paura degli oltre 60mila tifosi
inglesi sugli spalti, gli abbracci rabbiosi dei 7mila italiani a Wembley, gli
ultimi attimi coscienti di un'intera Nazione che fissano in silenzio gli
schermi di tutta Italia: nella storia calcistica Italiana, solamente 15 anni
prima il nostro paese era rimasto così "inerme" e con il fiato
sospeso per pochi interminabili secondi. Ancora una volta per un calcio di
rigore, ancora una volta così decisivo, così importante, così infinito, ancora
una volta in una Finale: da Fabio Grosso a Bukayo Saka, alla fine esultiamo sempre noi!
Dopo 53 anni di assenza, la Nazionale italiana torna sul tetto d'Europa, e lo fa dominando in
lungo e in largo per tutti i 120 minuti un'impassibile Inghilterra, alla sua prima apparizione in una partita conclusiva
dei Campionati europei di calcio. La
squadra di Southgate non si è mai
davvero resa pericolosa dalle parti di Donnarumma,
capace solo di segnare dopo appena 2 minuti di gioco per una disattenzione
difensiva.
Una finale decisa ai calci di rigore, la seconda
volta nella storia dopo quella del 1976 tra Cecoslovacchia
e Germania dell'Ovest, dopo l'1-1 maturato nell'arco dei tempi
regolamentari e supplementari, che ha visto gli Azzurri di Roberto Mancini
trionfare meritatamente nell'atto finale di Wembley, davanti ad un muro forsennato di maglie bianche (dentro e
fuori dal campo).
Un successo storico che bissa quello del lontano 1968 (basti solo pensare che Mancini aveva appena quattro anni), reso ancor più romantico dalla coincidenza della data, l'11 Luglio, quando l'Italia vinse il Mondiale dell'82 in Spagna. Un percorso netto quello della nostra Nazionale ad Euro2020, capace non solo di vincere, di giocare bene e di costruire, ma anche di soffrire, di saper reagire da grande squadra e di non contemplare la parola sconfitta. L'abbraccio fraterno finale tra Mancini e Vialli rappresenta ciò che di unico, indelebile e speciale è stato costruito negli ultimi tre anni, dove solo un "pazzo", come hanno ribadito tante volte gli Azzurri, avrebbe creduto in questi giocatori. Un pazzo che non si è mai tirato indietro nelle scelte e nelle parole, che ha saputo valorizzare ogni singolo elemento, dalle qualificazioni alla fase finale dell'Europeo e che ha saputo dare un'identità stabile a questo gruppo. Il vero successo di Mister Mancini è stato quello di saper ricreare quel forte sentimento di appartenenza a tutti gli italiani, capace di riportare entusiasmo nel Paese partita dopo partita e di aver realizzato una marcia trionfale che nessuno scorderà mai. Tanti hanno provato ad accarezzare questo delizioso momento, pochi ci sono riusciti. Merito di un grande condottiero, merito di un gruppo sopra ogni singolo, merito di un cuore grande che da sempre ci contraddistingue.
Nel corso della storia e nel susseguirsi dei successi italiani, sono cambiati continuamente gli interpreti, ma la passione dinnanzi allo sport è rimasta immutata. 15 anni fa il taglio del codino di Mauro Camoranesi, oggi Federico Chiesa che chiede a "SIRI" di chiamare "Mamma" subito dopo la fine delle avversità; da Fabio Cannavaro a Capitan Chiellini per alzare prima la Coppa, e poi per posare insieme nella propria camera d'albergo; da Materazzi a Bonucci, sempre un difensore a segno in Finale; dagli occhiali, continuamente tolti e rimessi, di Lippi a Berlino alla sistemazione repentina, quasi isterica, di mister Mancini a Wembley. Viviamo per queste emozioni, godiamo per questi momenti, ci abbracciamo per essere italiani: guai a dire che questo è solo un gioco.
Grazie Italia,
perché dopo la cocente delusione per la mancata qualificazione al Mondiale 2018 e gli ultimi due dolorosi
anni che tutti hanno vissuto sulla propria pelle a causa della Pandemia, tutto il Paese aveva davvero
bisogno di altre notti magiche così.
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