di Marco Leoni
EPICURO : La teoria del tetrafarmaco
e la ricerca della felicita’
( lezione di Matteo Saudino, fantastico prof. di filosofia )
“ Tra il quarto e terzo secolo a.c. si impongono ad Atene tre nuove scuole filosofiche la scuola degli Scettici, la scuola degli Stoici e la scuola degli Epicurei.
Tali scuole sono in aperta polemica tra di loro ma soprattutto in aperta polemica con l’Accademia di Platone e con il Liceo di Aristotele ed elaborano tre visioni originali del mondo, visioni soprattutto di carattere etico.
Le tre scuole in questione cercheranno di portare avanti un tema fondamentale a cui cercheranno di dare una risposta: quando un uomo è felice, che cos’è la felicità, che cos’è la virtù, come l’uomo può raggiungerla, come l’uomo può esercitarla.
Non si limitano ovviamente ad essere delle filosofie etiche perché ad esempio gli Stoici daranno grande spazio alla logica al ragionamento, Epicuro darà grande spazio alla fisica e alla teoria della conoscenza.
Cominciamo ad affrontare la Scuola di Epicuro.
Epicuro è un incontro che può in parte cambiare la vita, è uno dei motivi per cui vale la pena studiare e fare filosofia.
E' un filosofo nato a Samo nel 342 a.c., poi trasferito ad Atene e morirà all’incirca nel 270 a.c. a cavallo tra i due secoli.
La scuola di Epicuro è anche detta la SCUOLA DEL GIARDINO perché Epicuro (e anche qui si può già notare la grande polemica con Platone più che con Aristotele) rifiuta la città e la dimensione politica della città, perché, egli dice, nella città la felicità è difficilmente realizzabile in quanto è un luogo di corruzione un luogo in cui la libertà a disposizione degli uomini è inferiore proprio a causa delle passioni politiche, delle tensioni, delle invidie, dell’inimicizia. Quindi decide di fondare una scuola fuori dalla città, la SCUOLA DEL GIARDINO in aperta natura, fondata su un principio base fondamentale, sull’ AMICIZIA. La regola della scuola di Epicuro è la FILIA , è l’amicizia.
Per entrare a far parte di questa scuola è fondamentale un legame di Amicizia che vuol dire di rispetto reciproco e, novità per l’epoca, è una scuola aperta anche alle donne, non è una scuola ad esclusività maschile come l’Accademia e il Liceo, Dunque ci sono già delle evidenti novità tra l’epicureismo e l’aristotelismo e il platonismo.
La scuola del giardino dovete immaginarla come una vera e propria scuola in cui si vive insieme, si autoproduce il cibo, si collabora, dunque una sorta di comunità. E questo è anche un’eredità che Epicuro lascia ai suoi allievi, ai suoi successori e anche a noi, quando ragioniamo di scuola come uno spazio aperto inclusivo uno spazio in cui la cooperazione e la collaborazione devono farla da padrone.
Epicuro era anche adorato dai suoi allievi, si è poi trasformato in una sorta di santone, di faro illuminante: in questo caso è proprio il carisma di Epicuro a far sì che la figura del maestro si stagli rispetto a quella degli allievi.
Epicuro tra l’altro ha un destino molto molto fortunato, perché la scuola si diffonde si radica in Grecia ed è molto amato anche a Roma dove avrà un recupero soprattutto negli scritti, nella poetica, nella letteratura di Lucrezio. Però poi cadrà in disgrazia quando l’egemonia culturale sarà a favore del cristianesimo e il cristianesimo, forse non capendolo appieno, lo boicotterà, lo censurerà, i suoi scritti di fatto non vengono più riprodotti, diffusi anzi in gran parte verranno distrutti. Saranno l’ATEISMO e l’EDONISMO le due teorie che faranno di Epicuro un nemico pubblico significativo per il cristianesimo.
Ma nonostante questa censura, nonostante molte opere siano andate perdute, a noi giungono tre lettere importanti : la lettera ad ERODOTO, la lettera a PITOCLE e la lettera a MENECEO, la celeberrima lettera sulla felicità uno dei testi filosofici più diffusi più conosciuti e più semplici ma anche uno dei testi filosofici più attuali perché le indicazioni per vivere felici di Epicuro possono valere anche per i nostri giorni in un mondo altamente tecnologico frenetico che mal si abbina alla prospettiva epicurea ma proprio forse perché è talmente distante, ci affascina.
Ma andiamo in ordine. Primo momento lettera ad Erodoto, poi un secondo momento dedicato alla FISICA nella lettera a Pitocle e poi ci concentriamo sulla lettera a Meneceo cioè la lettera sulla FELICITA’ .
Dedichiamo un piccolo momento introduttivo alla CANONICA, LA TEORIA DELLA CONOSCENZA di Epicuro.
LA CANONICA è la teoria della conoscenza: secondo Epicuro la conoscenza è CONOSCENZA SENSIBILE , è vera quando si fonda sulla buona intesa tra i nostri sensi, il mondo esterno e poi l’elaborazione che compie l’intelletto.
L’uomo compie degli errori, la conoscenza sensibile non è comunque infallibile ma gli errori consistono nel non fermarsi a ciò che è evidente: la stufa è calda, la ferita mi fa male, sta piovendo, ma quando noi vogliamo andare oltre l’evidenza e compiere delle anticipazioni, delle previsioni, lì emerge la possibilità del dubbio e dunque la possibilità dell’errore.
La conoscenza evidente sensibile è sempre vera, a differenza della conoscenza anticipatoria che ha un margine di errore pertanto può essere una conoscenza fallace, ed è l’intelletto che sbaglia non sono i sensi : è dolce, è salato, è caldo, è freddo non è mai un errore, invece dire la torta della nonna sarà dolce è una affermazione che può contenere un errore perché magari quel giorno la nonna si è dimenticata di aggiungere lo zucchero e dunque la torta non sarà dolce.
La conoscenza vera valida è quella fondata sui sensi certi, la conoscenza dell’evidenza. La conoscenza invece che si fonda sulla anticipazione, dunque sull’elaborazione intellettiva è una conoscenza che può contenere un errore.
Per quanto riguarda la FISICA e dunque la lettera a Pitocle partiamo dal fatto che Epicuro è un democriteo, cioè riporta in auge la teoria di Democrito che nella grande battaglia con Platone è stato sconfitto, censurato. Platone avrebbe voluto addirittura bruciare le opere di Democrito. L’atomismo democriteo è stato sconfitto dalla scuola filosofica di Platone e poi è stato altrettanto sconfitto da Aristotele il quale non è un meccanicista ma è un finalista.
Epicuro ha il merito di riportare in auge una grande prospettiva filosofica, quella dell’atomismo del meccanicismo democriteo che era stato messo appunto in soffitta. La fisica di Epicuro ricalca quella di Democrito e si fonda sul fatto che ogni cosa è composta da ATOMI e gli atomi sono materiali. Anche l’anima è composta da atomi pertanto i corpi e l’anima muoiono quando si disgregano gli atomi. Gli atomi si aggregheranno in un altro composto e ciò che vale per il corpo vale anche per l’anima.
Dunque Epicuro e Democrito, a differenza di tutti gli altri autori dell'antica Grecia, credono nella mortalità dell’anima e non nella sua immortalità che invece da Pitagora sino ad arrivare ad Aristotele passando per Platone era stata esaltata e vista come elemento di libertà, elemento da purificare. Per Aristotele la vita continua in un ciclo di reincarnazione delle anime, la vita è innescata dall’anima pertanto l’anima è immortale perché ciò che innesca la vita non può chiaramente morire, il principio che vivifica non può contenere il principio della morte.
Altro aspetto della fisica Epicurea interessante è il fatto che gli atomi si combinino completamente a caso è la CASUALITA’ a governare l’universo, a governare la combinazione degli atomi fra di loro. Dunque non c’è nessun disegno divino, non c’è nessun disegno razionale, c’è soltanto la casualità; non c’è ragione non c’è un fine, a volte addirittura c’è l’ IMPONDERABILE. Guardate la lungimiranza di questa teoria: l’imponderabile governa l’aggregarsi e il disgregarsi degli atomi e dunque dà peso appunto all’ IMPREVEDIBILITA’ all’interno del mondo, all’interno dell’universo. Non tutto avviene secondo ragione, non tutto avviene secondo un fine, anzi molte cose avvengono in maniera casuale e addirittura in maniera imprevedibile, imponderabile. Le azioni degli uomini spesso hanno un fine: voglio sedermi, costruisco una sedia per cui l’azione umana contiene delle finalità,delle ragioni, ma nell’universo l’aggregarsi e il disgregarsi degli atomi, la nascita e la morte dei pianeti non avviene secondo un fine, un logos universale, avviene secondo la casualità e questa casualità addirittura diventa imponderabilità all’interno della vita dell’universo e dell’uomo.
Questa teoria fisica prevede anche di fatto la negazione dell’interazione degli Dei con il mondo degli uomini perché gli Dei vivono intramundi cioè tra i mondi. Tra i mondi vi è uno spazio vuoto, e qui riprende la teoria di Democrito e dell’assenza degli Dei nel mondo umano e li ubica tra i Mondi negli spazi vuoti. Il vuoto dunque non è un nulla, non è un terrore, altra grande intuizione di Epicuro e di Democrito, ma nel vuoto albergano gli Dei i quali in una forma di solipsismo egoistico vivono la loro vita senza interagire con quella degli uomini il cui destino è pertanto tutto nelle proprie mani.
Questa è la fisica di Epicuro.
FINE PRIMA PARTE
Per quanto riguarda la lettera a Meneceo sulla felicità ne parlerò alla
Prossima uscita come per quanto riguarda la paura della morte.
1 commento:
EPICURO ..... Grande EPICURO : mi piace l'idea della SCUOLA DEL GIARDINO in aperta natura, ma la cosa che mi ha colpito di più è la SCUOLA APERTA ALLE DONNE, FINALMENTE!!!!!
Attendiamo la lettera sulla felicità
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