domenica 23 dicembre 2012

Il segreto del Conte Cesare Mattei




di Claudio Cappelletti


A Riola presso la Sala Convegni del Centro multifunzionale della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna è stato presentato il libro di Mario Facci Il Conte Cesare Mattei: un’opera monumentale, 880 pagine frutto di una ricerca iniziata nel 1996, in occasione del primo centenario della morte del Conte (1809-1896), inventore dell’elettromeopatia e creatore della celebre Rocchetta di Riola. Quel primo lavoro diede la spinta al Dottor Facci, primario dell’Ospedale di Porretta Terme fino al 1993 e autore di numerosi studi non solo sull’area della media e alta valle del Reno, collaboratore dei Gruppi di Studio Nuèter e Gene di Gaggio, a proseguire un’indagine da medico oltre che storico sulla figura del Mattei, arrivando nel 2002 a pubblicare con la Provincia di Bologna e i Gruppi di Studio Savena Setta Sambro e Nuèter Il Conte Cesare Mattei. Vita ed opere di un singolare “guaritore” dell’Ottocento, inventore dell’Elettomeopatia, costruttore della Rocchetta Mattei. Quello che allora poteva sembrare un punto di arrivo si è rivelata una tappa intermedia e oggi, dopo ben sedici anni dall’inizio di queste ricerche si è giunti alla pubblicazione di questo lavoro, che con umiltà l’autore non considera definitivo, sebbene sia arrivato a ritrovare le famose formule con le quali Mattei si prefiggeva di sconfiggere il cancro e che dopo la sua morte vennero considerate perdute. Ma andiamo con ordine seguendo il programma della giornata.
Introdotto da Orlando Masini, il Presidente dell’Associazione Riola di più – Amici per lo sviluppo del paese, il geometra Ottorino Gentilini, ha avuto il compito di aprire i lavori in qualità di editore dell’opera, opera fortemente voluta e sostenuta grazie alla generosità della famiglia dell’imprenditore riolese Luciano Righi. Con il consueto garbo Gentilini ha ringraziato la Fondazione della Cassa di Risparmio per tutto quello che ha fatto a partire dall’acquisto della Rocchetta, soffermandosi poi sui ricordi tramandatigli dalla madre che nel 1936 aveva visitato il castello rimanendone affascinata.
L’assessore alla promozione turistica di Grizzana Morandi Franco Rubini ha interpretato il forte attaccamento della comunità riolese, per quello che è considerato “il nostro castello”,  mentre Adelfo Cecchelli del Gruppo di studi Gente di Gaggio, presente a tutte le iniziative culturali del Geometra Gentilini, ha sottolineato i grandi meriti di Mario Facci per aver perseverato fino a riscoprire le formule originarie.
È stato poi il momento della consegna della targa in memoria del Cav. Luciano Righi alla vedova Ida Masotti, che come detto, assieme ai figli Anna e Fulvio, ha reso possibile la pubblicazione di un lavoro raffinato anche per veste grafica, due volumi in cofanetto ideali anche come strenna natalizia.
L’onorevole Virginangelo Marabini, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione, dopo un caloroso ricordo dell’imprenditore riolese Mario Tamburini, dal momento che l’evento si teneva nel centro da lui edificato e che ha contributo a rendere famosa Riola con la costruzione della Chiesa di Alvar Aalto, e il saluto rivolto ad altri amici di Riola come Renzo Contini e Beppe Coliva, ha detto che il conte è presente, vive, nei libri di Facci, e l’appoggio incondizionato all’acquisto della Rocchetta Mattei in un’area a torto considerata marginale è stato un atto doveroso.
Da qui l’intervento di restauro su questo monumento che ha incantato tante persone (e tanti ragazzi), letto oggi come completamento vicino della fantasia creativa del conte, Dominus che si era ritirato nel suo palazzo, del quale  Marabini sottolinea l’umanesimo cristiano che lo portava a vedere nel prossimo una persona da aiutare, così come non per caso nel 1837 era stato tra i cento fondatori della Cassa di Risparmio di Bologna, nata tra l’altro proprio  con lo scopo di combattere lo strozzinaggio.
Mario Fanti, già responsabile dell’Archivio Storico Arcivescovile di Bologna e autore di numerosissime pubblicazioni storiche su Bologna e provincia, fa subito una considerazione sul libro che presenta non come  una seconda edizione ma un nuovo libro, che fissa un punto d’arrivo su una ricerca che ha appassionato molti studiosi. Insiste poi sul fatto che l’autore è prima medico e poi storico, combinazione ideale per affrontare la complessa figura di Cesare Mattei. Merito di Facci, dice Fanti, aver recuperato e visionato una mole enorme di materiale, a partire dalla vita familiare al contesto sociale e alle vicende politiche risorgimentali che hanno visto protagonista Mattei, fino all’attività che lo ha reso famoso, si badi bene non di guaritore, che sarebbe un’offesa; Mattei ha cavalcato dei bisogni profondi del suo tempo e lo ha fatto da un punto di vista filantropico. Signore neo feudale in un secolo che vede nascere il progresso con i treni e quella parola magica per quei tempi, l’elettricità, parola che dava a sistemi antichi di cura (popolari e forse anche frutto di superstizione) una patina di modernità. E oggi la scoperta eccezionale di Facci, le composizioni dei rimedi Mattei, ingredienti in realtà componenti della farmacopea tradizionale antica usata in determinate quantità che avevano un effetto placebo, effetto oggi come allora ricerca costante dell’animo umano. Mattei aveva capito queste cose ma le usò con eleganza e buona fede. Con la Rocchetta crea il monumento alle sue teorie e, altra grande scoperta di Facci, il vero architetto è stato lui, il Conte. Il sogno pietrificato della Rocchetta dove convivono romanico, gotico, moresco, è funzionale alla sua ideologia e il visitatore-paziente trae già in partenza psicologicamente un effetto benefico solo a girare al suo interno.
Infine Fanti dice che il lavoro di Facci ce lo presenta come straordinario personaggio che ha vissuto un momento di grande trasformazione la cui invenzione ha funzionato mentre lui era in vita.
È stata poi la volta dell’autore che nel salutare i presenti ha voluto ringraziare in particolare l’architetto Gresleri che lo indirizzò nel 1996 alle fonti  da cui partire per la sua relazione nel 1996. Con umiltà dice che all’epoca non conosceva nulla del Conte e presentando se stesso si definisce né storico né letterato né architetto, ma un medico con specializzazione nella medicina interna, quindi con relativa conoscenza delle medicine alternative, che negli anni del pensionamento si è avvicinato alla storia minore, locale, e da qui la decisione di dedicarsi in primo luogo alla Rocchetta e in secondo luogo all’omeopatia per arrivare a una ridefinizione della figura del Conte, storicamente distorta nella sua dimensione umana, sociale, professionale.
Perché ha scelto Riola Facci per presentare il suo libro?
Per due motivi ha detto: il primo è che a Riola è iniziato tutto e a Riola con questo lavoro dopo sedici anni questo lavoro termina, e in definitiva perché se Riola oggi esiste come la conosciamo è perché nel 1850 fu il Conte Mattei a sceglierla come sede ideale della sua Rocca.
Cosa trovò Mattei in questo luogo disabitato, con i resti del castello matildico e il ponte malandato? In qualche modo trovò quello che anni dopo ha visto Alvar Aaalto: la presenza dell’antico castello, strategico sulla valle sottostante, la confluenza di Reno e Limentra quindi su due valli, con un ponte antichissimo, ma soprattutto lo sfondo di Montovolo, Vigo e Vigese. Siate orgogliosi riolesi, esorta a ragione Facci.
Il conte non si spaventò della situazione viaria, fece pressioni affinché la fermata della costruenda linea ferroviaria Porrettana che avrebbe portato a Firenze, venisse collocata a Riola e non alla Castellina, come previsto in un primo momento, comprendendo l’importanza per il futuro avrebbe comportato sul territorio la nuova viabilità.
Finora le ricerche hanno privilegiato la parte architettonica perché oggettivamente la Rocca è meravigliosa e Mattei è stato, oltre che abile terapeuta, architetto.
Basandosi sui documenti oggi noti, su chi elaborò il progetto non ci sono identità di vedute; il 1850-59 è il periodo più importante, lo si desume anche sulla base dei dipinti di Ottavio Campedelli ma leggendo tra le carte del pittore bolognese Giulio Cesare Ferrari (1818-1890) sarebbe stata costruita da più di quaranta operai e sei caporali, dei quali Sabbatone Mazzini di Labante fu  il capomastro.
Mattei seguiva quotidianamente lo svolgimento; l’architetto sono io!, sosteneva, e Facci non ne dubita, supportato da documenti rinvenuti, come quello dove  Giovanni Battista Comelli, il famoso autore di Bargi e la val di Limentra scrive: “Egli (cioè il Mattei) fu l’architetto di se stesso”.
Poi i vari simbolismi: le letture di simbologie massoniche che emergerebbero vengono ridimensionate da Facci. Mattei scelse Pio IX e fu per tutta la vita legato al Papato e alla Chiesa; cita ad esempio l’altare in Rocchetta dove veniva officiata Messa ogni domenica, e il fatto che il Cardinale Opizzoni lo nominò Camerlengo di Montovolo mentre il Cardinale Milesi lo nominò amministratore di parecchi comuni della montagna  bolognese; quindi, si chiede Facci, incarichi così importanti a un massone? Non lo esclude ma gli pare inverosimile.
Gentilini consegna la targa a Ida Masotti
La Rocchetta ha oggetti ornamentali che hanno chiaro significato simbolico, ancora oggi da decifrare totalmente e l’autore si è soffermato su quelli in particolare che mescolano simboli cristiani e musulmani
Arrivando all’Elettromeopatia, medicina unica nel suo genere, che nasce e muore con il Conte, ha annunciato che oggi ne abbiamo conferma grazie a Giovanna Zara in Comini, che ha messo a disposizione la documentazione ereditata dalla madre Maria Bonaiuti, oggi 97nne, che è la custode fedele degli ingredienti ricevuti dalla madre, Maria Agrippina Bonaiuti. Quest’ultima nasce nel 1889 e nel 1894 il conte dichiara di essere il padre. Una lunga contesa dopo la morte di Cesare Mattei vide contrapposti il figlio adottivo del conte,  Mario Venturoli Mattei e Agrippina che pubblicò, il famoso opuscolo Elettomeopatia del Conte Cesare Mattei. A chi restò il segreto? pubblicato a Bologna l’anno 1900.
Vergate direttamente dal conte e facenti parte di un rogito redatto il 10.09.1904 davanti al Notaio Giuseppe Marani sono oggi così arrivate a noi: 33 esemplari di sostanze vegetali che in varia preparazione formavano i rimedi.
Il ritrovamento conferma che si trattava di medicina fitoterapica, già diversa da quella che produrrà il figlio adottivo Mario Venturoli Mattei e da quella che si pratica oggi in India, Germania o altre parti del mondo.
A questo punto Facci si pone l’ultima domanda: quella del Mattei era medicina miracolosa o era un ciarlatano? Secondo lui l’elettromeopatia era uno dei tanti aspetti dell’epoca e non bisogna confrontarla con la medicina di oggi. Fa poi una considerazione: tutto ciò che è segreto dà maggior fiducia, e la vita appartata del Conte e lo stile eclettico del suo castello davano a quei prodotti una carica miracolistica.
Tra i pazienti illustri che utilizzarono i suoi rimedi Gioacchino Rossini, la corte dello zar di Russia, Padre Finardi in Argentina, Padre Muller in India, la Mattei’s home a Londra e addirittura il poeta Rimbaud a Marsiglia; quindi Mattei rientra a pieno diritto nella storia della medicina come autodidatta di genio, questo il suo vero segreto.
E chi fu il Conte? Forse burbero, scontroso, delirante, paranoico, forse tutto questo, ma pochi lo hanno definito per quello che era; uomo di grande intelligenza e umanità oltre che benefattore fu imprenditore e al tempo stesso istituzione, quasi una Caritas ante litteram, rivelato da una lettera inviata al Sindaco di Grizzana nel 1892 in risposta a un censimento locale, dove dice che la sua famiglia è numerosissima, riferendosi alle tante persone della valle che lavorano per lui,  e molti di quelli che la compongono non avrebbero altre risorse.
A questo punto l’autore ritiene che l’acquisto del Castello da parte della Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna coincida oltre che con le proprie finalità statutarie di utilità sociale e sviluppo economico, con quelle umanitarie che il Conte si prefiggeva  (del resto, come detto, ne fu tra i fondatori, ed era il più giovane); Facci spera che questi aspetti vengano ricordati e perseverati.
Infine con ammirevole generosità ha annunciato il dono del suo lavoro alla Fondazione affinché altri possano portare ulteriori contributi sulla vita e sulle opere di Mattei, perché c’è ancora tanto materiale. Sapere che il suo lavoro continuerà è motivo di grande soddisfazione per lui, perché il Mattei, al quale ha dedicato ricerche per sedici anni della sua vita, merita di essere rivalutato. Insomma un’opera aperta, che siamo certi verrà ampliata. Nel frattempo dedichiamoci alla lettura di questi due tomi per saperne di più sui segreti del Conte.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Per approfondimenti consiglio di visitare l'Archivio Museo Cesare Mattei Onlus, che da sempre di occupa del Conte Cesare Mattei, della Rocchetta e della medicina Elettromeopatica. Visitate il sito:

www.cesaremattei.com

Anonimo ha detto...

Il lavoro del Dott. Facci è davvero encomiabile, almeno per quanto concerne il recupero del materiale, l'analisi e le relative pubblicazioni. Poteva, però, astenersi dal presumere parlando di effetto placebo dei rimedi Mattei. Presto si parlerà di nuovo dei rimedi Mattei, quelli veri, che fino ad oggi non sono mai stati realizzati, perchè non è mai esistito alcun segreto lasciato in eredità dal Conte, ed il Dott. Facci avrà modo di provarli su qualche acciacchetto che, come tutti, sicuramente ha.
Auguriamoci che siano prodotti e diffusi in Italia, eventualmente proprio nella loro sede naturale: La Rocchetta, anche se l'ostacolo delle multinazionali è ben consolidato e quasi insormontabile.

DRDKUNDU ha detto...

PLEASE BE NOTED THAT THE GREY MATTER OF MATTEI WAS MUCH AHEAD OF HIS TIME, I HAVE PERSONALLY INVESTIGATED THE INGREDIENTS AND FOUND ALL ARE FULL OF MEDICINAL PROPERTIES
DR DEBASISH KUNDU
AUTHOR OF 18 BOOKS ON SYSTEM MATTEI
INCL. PHARMACODYNAMICS IN SPAGYRIC MEDICINE
PUBLISHED BY KRUGER BRENTT PUBLISHERS, U.K.