domenica 29 agosto 2010

I racconti di PIETRO CENERI

MALE ESSERE

La sua mente era talmente presa che la melodia dell’ouverture del ‘Guglielmo Tell’, la cui vivacità rilassante altre volte lo aveva salvato dalla maledizione dei suoi cupi pensieri, non riusciva a distrarlo. Quando anche questo rimedio gli risultava vano si lasciava cadere disordinatamente sulla poltrona dello studio e, come un condannato rassegnato, subiva il supplizio. Se qualcosa andava storto e non si sentiva in grado di rimediare, si ripeteva sconsolato quasi ad esorcizzare il mattone che gli comprimeva l’esistenza: “Andrebbe tutto bene se … Sarei a posto se …. Sarei un signorino ma …”. Quella sera era arrivato alla conclusione che sarebbe stato un uomo felice se sua figlia non gli avesse dato ‘quel grattacapo’. Il grattacapo classico che può dare una figlia di sedici anni, di carattere chiuso, taciturna, testarda, volitiva e quindi inguidabile. E’ cioè di essersi innamorata di uomo con molti più anni di lei. Proprio quella sera la figlia aveva cenato in fretta, rifiutando molto del cibo che era in tavola. Si era presentata a tavola con un insolito trucco accentuato che evidenziava il suo viso fresco e i suoi begli occhi scuri. Trucco che esaltava la sua femminilità ormai maturata e con il quale era evidente che voleva darsi un’immagine piena di donna, evidenziare la sua bellezza con cui voleva abbagliare l’uomo che l’avrebbe accompagnata. La figlia stava sfuggendogli di mano e gli pareva verso una direzione inaccettabile.

“Devi uscire ?” le aveva chiesto

Aveva ricevuto un secco “Sì”, storpiato dal boccone esagerato e con il tono conclusivo di chi vuole chiudere il dialogo.

“Con chi?” aveva continuato indifferente al segnale.

La figlia, irritata per l’atteggiamento del padre palesemente inquisitorio, non rispose.

“Con chi?” ripetè innervosito per quel silenzio che confermava i suoi timori. Avrebbe voluto continuare ‘con un uomo?’

La ragazza, ingoiato il boccone e sorseggiato a brevi intervalli il vino misto ad acqua che aveva nel bicchiere, si alzò e andò in camera sua.

L’aveva seguita e insoddisfatto per quell’inaccettabile rifiuto che gli pareva nascondesse solo brutte notizie, con tutta la calma di cui era capace in quel momento, chiese ancora:

“Non credi che io abbia il diritto di sapere dove passi la serata?” cercando di essere il papà più gentile di cui era capace.

“Se rispondessi a tutte le tue domande, ti trasformeresti in carceriere” spiegò con il tono di chi è padrona delle sue azioni e convinta di agire per ‘legittima difesa’.

Ma quella frase e quella determinazione nel volerlo escludere gli aveva dato la certezza che sua figlia era impegnata in una relazione con uomo inadeguato al punto da non coinvolgere i genitori e tanto sentita da voler essere libera.

“Un genitore ha il diritto e il dovere di sapere cosa fa la figlia”, continuò sul punto di perdere il controllo . “La vita è una lotta con i cialtroni e oggigiorno, che i cialtroni sono più numerosi delle mosche, se un genitore non sta all’erta, l’ingenuità dei figli che si presentano indifesi a vivere i primi passi del sentiero della vita, rischia di avvallare la loro rovina e di essere il complice di questi cialtroni”.

Si ribellava all’idea che sua figlia fosse divenuta il trastullo di un uomo. Pensava alle sue numerose avventure e le rivedeva con sua figlia preda indifesa. La immaginava confondere ingenuamente un regalo, che faceva parte della commedia, con una prova d’affetto e una cena in un ristorante lontano da occhi indiscreti, con la libertà.

Si sentiva impotente. Il distacco di sua figlia da lui si era già consumato. Era avvenuto senza che se ne accorgesse.

A quel punto, per non pensare a cosa avrebbe potuto fare di più per ‘salvare’ la figlia, si era rifugiato nel suo studio e si era abbandonato disordinatamente sulla poltrona. Aveva cercato di prestare più attenzione alla musica ma la melodia non lo distraeva , era divenuta fatica e il piacere, costrizione. Solo allora pensò alla moglie. Raggiunse quasi di corsa la cucina e subito chiese della figlia:

“Dove sarà andata?”

“ Da Maria Conti!”

“Maria Conti?”

“La figlia dell’avvocato. Hanno da tradurre un volume in inglese. Lo hanno avuto dalla biblioteca ed è da restituire entro un mese”.

“Si … un libro di inglese … da tradurre” commentò con sarcasmo. “Sei sempre la solita ingenua”.

“Ho telefonato alla signora Conti e me lo ha confermato. Se tu fossi meno orso saresti più informato.”

Si sentì rinascere. La scusa per mettersi il cuore in pace l’aveva e non chiese altro.

Comunque riconfermò i propri dubbi brontolando un perplesso “Sarà…” e si avvio verso lo studio per godersi la pace ritrovata.

Ancor prima che la sua mente fosse invasa dalle note, fu preda dei suoi dubbi:

“Ma sarà poi vero?” si chiese. “Mia moglie è una tale credulona”, lo sapeva bene ; aveva sempre creduto alle ‘zecche’ che le aveva raccontato e di zecche gliene aveva rifilate parecchie. “Chiedilo all’amico mio che ti dirà quello che voglio io”, recita in proverbio. La figlia poteva essere d’accordo con la signora Conti, se non con sua moglie.

“Di che ci si può meravigliare oggigiorno?” riflettè. “ Ne ho viste tante”.

E la signora Conti chi era. Mai vista.

Si affacciò alla porta dello studio e pietosamente, sperando in una risposta che lo rassicurasse, chiese:
“Chi è la signora Conti?”

“La moglie dell’avvocato, caro … Se per te non ci fosse solo la musica la ricorderesti … da tre giovedì viene a farci visita. La figlia Elena è compagna di classe di nostra figlia”.

La risposta era rassicurante ed esauriente. La signora era conosciuta. Finalmente poteva riabbandonarsi alla musica, ma il tarlo del dubbio divorò ancora un po’ del suo equilibrio.

“Già, ma che sia conosciuta cosa dimostra?... Niente!”

Rabbiosamente spinse l’interruttore per un aumento di volume. Una serata veramente pessima. Sarebbe stato un uomo felice, pensò, se fosse stato meno malfidente o, forse, se i suoi passati rapporti con le donne fossero stati onesti. O, forse, se fosse stato un imbecille come tanti altri. Concluse infine che sarebbe stato un uomo felice se fosse stato tutto diverso: sua figlia, sua moglie, gli altri, il mondo e l’universo.

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