Non hanno regole precise e sono una concorrenza sleale ai mercati settimanali e a quelli rionali
«Questi mercati dei prodotti agricoli possono vendere gli stessi prodotti dei negozianti di ortofrutta, ma con un regolamento diverso e a condizioni molto più vantaggiose». Questo il commento di Manuela Pizzirani ( nella foto), referente dell’Anva (Associazione nazionale venditori ambulanti) Confesercenti Bologna, all’indomani del varo da parte della Giunta comunale di Bologna delle nuove 17 aree attrezzate per ospitare i mercati agricoli in centro storico e in alcune zone strategiche della periferia.
La delibera di Giunta arriva dopo l’approvazione da
parte del Consiglio comunale del Regolamento per lo svolgimento dei mercati di
vendita diretta di prodotti agricoli.
Ed ecco, punto per punto, le questioni contestate da
Anva-Confesercenti Bologna.
Diffusione dei mercati contadini. «Ormai – rivela
Pizzirani – è una realtà in via di diffusione su tutto il territorio
metropolitano. In città a Bologna se ne contano una ventina. Animati sempre
dagli stessi operatori che girano di mercato in mercato. Come fanno gli
ambulanti, nostri associati». Prodotti a chilometri zero e prodotti provenienti
da altri fondi agricoli. «L’idea di acquistare prodotti a km zero o da filiera
corta – puntualizza Pizzirani – incontra il favore dei cittadini. Ma su questa
modalità di commercio è bene puntualizzare alcuni aspetti.
In primo luogo preciso che gli agricoltori sono
autorizzati a vendere anche prodotti non provenienti dalle loro coltivazioni
oppure possono acquistare prodotti di altri fondi agricoli, per poi rivenderli.
In questo modo si comportano come tutti i commercianti, però usufruiscono di
agevolazioni fiscali rilevanti che non sono previste nel settore del
commercio».
Figura del contadino. «Negli ultimi anni – ricorda
Pizzirani – ha assunto una dimensione molto diversa da come ce lo siamo sempre
immaginata. È quanto avviene, ad esempio, nelle aziende vitivinicole dei Colli
bolognesi, tra i produttori di cipolle della bassa, pesche, verdure, eccetera».
Prezzi più alti. «Proprio perché mercati contadini – commenta Pizzirani –
quelli degli agricoltori rivendicano la loro produzione come prodotto della
terra e spesso applicano prezzi più alti rispetto a quelli praticati nei
mercati ordinari. Di fatto, i mercati contadini si pongono in concorrenza ai
mercati ordinari settimanali. Per questo ci teniamo a ribadire che i mercati
agricoli non si tengano vicino ai mercati rionali, nello stesso luogo o in
concomitanza in mercati settimanali».
Nuovo regolamento e Certificazione biologica.
«Plaudiamo al fatto – precisa Pizzirani – che, sostituendo quello precedente,
il nuovo regolamento puntualizzi temi importanti come la qualità, il prezzo e
la sicurezza alimentare. Ma chiediamo controlli e massima attenzione sulla
Certificazione biologica. Non deve essere lasciata all’autocertificazione, ma
dimostrata con tanto di documentazione da parte di enti preposti come chiesto
dall’articolo 3, punto 6, comma f del Regolamento che parla esplicitamente di
“prodotti biologici certificati”».
Somministrazione e consumo dei prodotti. «Il punto 4
dell’articolo 7 del Regolamento – annota Pizzirani – dice che “il consumo sul
posto” non deve prevedere cotture di alimenti per evitare problemi di carattere
igienico-sanitario. In pratica, bisogna evitare situazioni come, ad esempio, quella del Mercato Ritrovato di Azzo Gardino,
dove si somministrano regolarmente cibi cotti al momento! Progetto sicuramente
ben riuscito ma che prevede anche la presenza di aziende che non appartengono al
settore dei produttori agricoli e chi ne ha le possibilità effettua la
somministrazione con cottura!».
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